Babbo Natale ha
cacciato Gesù Bambino. Peccato!
Ma chi è Babbo Natale? E' davvero un usurpatore. Per primo ha levato dalla scena
storica S.Nicola
di Bari un vescovo e santo del quale si raccontano mirabilia (gli è dedicata una
bellissima basilica
romanica appunto a Bari): tra le imprese che di lui si narrano, quella di andare
di notte senza
gloriarsi a buttare palle d'oro nelle finestre delle ragazze povere in modo che
potessero vivere una
vita onesta (ma tenete a mente la notte e l'oro). Poi ha messo in ombra santa
Lucia, martire di
Siracusa, cui furono cavati gli occhi, diventata famosa per i doni che porta ai
bambini e perché il
suo nome indica luce ed è festeggiata dalla Svezia fino alla Lombardia: porta
sul capo, e si portano
sul capo in suo onore, coroncine con candele.
Babbo Natale trasforma la porpora vescovile di Nicola in un
abito da carnevale e così addobbato va
alla caccia di Gesù Bambino. E' diventato un vecchio americano, ovviamente obeso
per le schifezze
piene di ogm che mangia tutto l'anno, con la pelle rosea come un porcellino, gli
occhi azzurri e una
canizie che più bianca non si può. E continua a ridere. Ma che c'è da ridere?
Lui ride e a
Copenaghen non decidono nulla sul clima; due senzatetto ne uccidono un altro per
l'uso di una
vecchia auto per non morire di freddo e lui ride; di notte stazioni di ferrovia
e di metro sono chiuse,
sicché i senza tetto o crepano o uccidono, e lui ride; i bambini soldato
rischiano la pena di morte e
lui seguita a ridere. Lui sorride anche se tutto va a rotoli. Di
sicuro ha letto la Costituzione
americana (che non è considerata vecchia benché abbia più di duecent'anni) la
quale promette la
felicità, sicché deve aver pensato che chi non ride felice non è patriottico. E
così ride: non ha letto
che i disoccupati aumentano? O se lo è scordato subito? Che abbia l'Alzheimer?
Via ricoveriamolo,
che se ne vada in pace. E' l'immagine stessa del capitalismo in crisi e
veicola solo barbarie e idee di
morte.
Teniamoci magari il Bambino Gesù. Lo dico per chi crede e per
chi non crede. Quando i cristiani
dei primi secoli cominciarono a preoccuparsi di collocare la loro nuova
religione in un mondo
molto organizzato, il mondo greco-romano, volevano che la nuova religione desse
un messaggio di
giovinezza, forza, amore. Iniziarono a parlare di un dio che nasce in un momento
di speranza,
collocarono perciò la data vicino al solstizio d'inverno, quando la luce
incomincia ad aver ragione
della tenebra invernale. Questa data è un chiaro esempio di sincretismo
pagano-cristiano ed è stata
scelta con grande abilità, mettendo insieme la tradizione nordica dell'abete che
resiste anche
all'inverno e si colora di luci invernali e il paesaggio mediorientale.
Il 13 di dicembre è dedicato a
Santa Lucia, «il giorno più corto che ci sia», dice un diffuso proverbio
popolare; San Nicola, che è
il 6 di dicembre, porta sugli abeti la luce di molte palline di neve o di brina
che scintillano nella
notte; il 25 dicembre viene collocata la nascita e il giorno aumenta del «passo
di un gallo», dice
sempre il proverbio popolare e il 26, a Santo Stefano, del passo di un prete.
Come si vede, una lenta
progressione di crescita della luce.
La tradizione fu innovata da Francesco d'Assisi, che inventò
il presepe. E lo fece vivente con un
neonato di Greccio, che non era necessariamente biondo, e oggi potrebbe essere
un qualsiasi
neonato anche di pelle nera o con occhi a mandorla. Francesco era contrario alle
Crociate ed ebbe
con l'Islam un rapporto molto positivo, non amava il crocefisso brandito
da picchiare in testa agli
"Infedeli". Sulle innumerevoli immagini e riproduzioni del presepe sta
un breve cartiglio che dice
«Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che vogliono far
bene»: lasciata la prima
proposta a chi crede in dio (al quale del resto si chiede solo che sia
assicurata gloria, non privilegi
né ricchezze) e aggiungendo le donne al secondo auspicio, il presepe ha
una sua attualità molto
significativa, che sostiene una proposta di pace fondata nella storia umana.
Serve anche per ricordare che per fortuna sua Gesù Bambino nacque a Betlemme,
perché i suoi
genitori, privi di cittadinanza romana e di documenti, non poterono trovar posto
in albergo e si
ricoverarono in una stalla, cioè oggi in un garage, da usare alla bisogna.
Se invece che a Betlemme
fossero capitati a Coccaglio con sindaco del KuKluxklan, gli sarebbe andata
molto peggio.
Lidia Menapace Liberazione
24 dicembre 2009