Io, mia figlia e la presunta carità cristiana
Conversazione con il padre di Eluana, la ragazza il cui caso divise l’Italia: “Ora sono sereno e finalmente in pace con la mia coscienza”
Per me, padre di Eluana, l’unica cosa che davvero conta è che ho potuto finalmente piangere mia figlia e tornare a sentirmi sereno, in pace con la mia coscienza, con la promessa che avevo fatto a Eluana e a mia moglie che era rimasta al suo capezzale fino al limite estremo delle sue forze ad attendere quell’addio inevitabile, tragico, ma umano. Nessuna famiglia dovrà patire quello che abbiamo subìto: le invettive, le ingiurie, le accuse in nome di una presunta carità cristiana”.
Scende la neve sulle cime carniche, le montagne della famiglia Englaro. La terra che non ha mai abbandonato Beppino nella sua battaglia di civiltà sulla quale però oggi è calato un silenzio assordante da parte della politica, delle istituzioni e del mondo dei media. Poteri che non hanno alcun interesse, è evidente, a riconoscere che la vicenda Englaro rappresenta l’acuminata punta di un enorme iceberg. Meglio piuttosto far credere che quello sia stato solo un incidente di percorso e papà Beppino un caso isolato. In realtà però questo libero cittadino ha deciso che la sua battaglia per difendere la libertà di cura come valore collettivo sarebbe proseguita oltre quel 9 febbraio 2008 giorno nel quale è morta sua figlia obbligata alla nutrizione artificiale. Beppino Englaro vuole continuare a battersi perché la legge rispetti l’individuo e non consegni ad altri se non allo stesso soggetto-paziente il diritto di decidere della propria salute.
Dopo 6233 giorni papà Beppino è riuscito a liberare la figlia Eluana e a dirle davvero addio. Oggi torna a parlare con il rigore e la chiarezza morale di un uomo che ha preteso e scelto di agire sempre e comunque alla luce del sole, nella piena legalità, ma soprattutto credendo in uno Stato di diritto. Questo uomo minuto dalla grande volontà che negli ultimi 17 anni ha vissuto in uno stato di apnea ripropone a tutti il quesito rispetto al diritto alla vita non inteso come obbligo e dovere di restare in vita. In una conversazione con Il Fatto Quotidiano rivendica non il diritto di morire ma di “lasciarmi morire” e la possibilità di poter rifiutare l’offerta terapeutica del cosiddetto “sondino di stato”. Ma Beppino Englaro che non ama rilasciare interviste parla anche dalle pagine dell’ultimo suo libro “La vita senza limiti”, scritto assieme alla giornalista Adriana Pannitteri edito da Rizzoli, i cui proventi andranno alla neo associazione “Per Eluana”. Un libro che si apre con la lettera che la stessa Eluana, nel Natale 1991 (a 21 anni) aveva scritto ai suoi genitori. “Sì, voi due oltre a essere dei perfetti genitori siete anche delle buone persone perché mi avete insegnato la bontà e la generosità, ma soprattutto dei grandi valori quali il rispetto verso se stessi e gli altri (…)”. “La vita senza limiti” è una profonda narrazione che pur mantenendo il necessario rigore di una terminologia tecnico- scientifica ripercorre con infinito sentimento quei giorni: le tensioni sul fronte istituzionale, le telefonate tra il presidente del Consiglio, il governatore friulano Renzo Tondo e l’onorevole Ferruccio Saro (Pdl). L’ipotesi di un decreto per fermare la sentenza: la corsa contro il tempo. E ancora le manifestazioni con le bottiglie d’acqua le parole e le accuse che feriscono. Un clima infuocato mentre alla clinica “la Quiete” di Udine, nella stanza di Eluana anche la procura, oltre agli ispettori del ministero della Salute, presenziava con i suoi periti.
Eluana muore lo scorso 9 febbraio alle 19.35. Un epilogo atteso e conteso. Poi i funerali e l’incriminazione per omicidio volontario. E’ storia di queste settimane, relegata nelle “brevi” dei quotidiani, che la Procura della Repubblica di Udine ha chiesto l’archiviazione dell’indagine su Beppino Englaro e le altre 11 persone volontarie che hanno operato secondo il “protocollo”. “Lo davo per scontato, per come ho agito, cioè alla luce del sole e nella legalità, non poteva che essere così” è stato l’unico commento di Beppino Englaro. “Nel frattempo la storia di Eluana, sulla quale per tanti anni c’era stato solo silenzio o fastidio (ricordo a quante porte ho bussato senza avere risposta) era divenuta motivo di scontro politico (…)” si legge ne “La vita senza limiti” che ha anima e cuore “la nostra vicenda umana è sempre stata cristallina le nostre idee salde e il nostro amore per la libertà puro. Non eravamo spinti da alcun furore ideologico né volevamo imporre ad altri ciò che ritenevamo e riteniamo tuttora giusto (…)”.
E’ un libro nel quale papà Beppino riesce anche a raccontare la normalità: “Saturna ed Eluana, madre e figlia, hanno vissuto in una simbiosi che ho paura persino a ricordare, perché farlo apre squarci di dolore che non possono essere colmati. Quando ero in trasferta per lavoro non portavo le loro foto nel portafogli come facevano molti miei colleghi. Riuscivo a custodire nella mia mente l’immagine dei loro volti, i suoni, i colori di quella bambina stupenda, vivace, dal carattere già definito che l’avrebbe portata in seguito a scontrarsi con le regole imposte dalla società e qualche volta anche con noi (…)”. E ancora, nel capitolo titolato “Sono stato un buon padre?”, Englaro confida: “Ho riletto per l’ennesima volta le parole che Eluana aveva scritto in quella lettera poco prima dell’incidente e indirizzate proprio a noi, i suoi genitori. Eluana descriveva la nostra famiglia come un nucleo saldo basato sul rispetto e l’aiuto reciproco (…). Non sono un eroe. Quando tornavo nella sua stanza e la vedevo inerme avrei spaccato il mondo intero. Le facevo una carezza sulla fronte e anche se lei non poteva sentirmi le dicevo: “Io ti libererò”. Per giungere alla fine ho affrontato tutto mentre mi rimbombavano nella testa le sue parole: “Una famiglia salda, calda e affettuosa sulla quale si può sempre contare”. E mi dicevo: “Beppino devi andare avanti, non puoi sottrarti”. Una responsabilità immensa. Uno schiaffo fragoroso per il mondo (…).
Beppino Englaro oggi ha una sola certezza: “Il rispetto, per Eluana e Saturna, è stato e sarà infinitamente più forte di tutto il dolore che mi porto dentro”.
(Elisabetta Reguitti, Il Fatto, 17-12-2009)