La religione senza
Dio
È impossibile separare la religione dalla politica, in Italia.
Tanto più dopo la fine della Dc, quando
la Chiesa è tornata a rappresentare i valori, i principi, ma anche gli interessi
dei cattolici in Italia, in
modo autonomo e diretto. Il fatto è che oggi altri soggetti, oltre alla Chiesa,
svolgono lo stesso
ruolo. Talora in competizione, perfino in disaccordo con essa. Come dimostra la
pesante polemica
lanciata, ieri, dalla Lega contro il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo
di Milano. Ma gli
esempi sono molti. Basta pensare alla proposta di inserire la croce nel
tricolore. La bandiera
nazionale. Avanzata (ancora) dalla Lega e apprezzata dal ministro
Frattini, dopo il referendum che,
in Svizzera, ha bloccato la costruzione dei minareti. D´altronde, la Lega si
oppone alla costruzione
delle moschee in molte realtà locali, insieme ad altri gruppi e partiti politici
della destra (non solo)
estrema. Xenofobia e islamofobia si mischiano e si richiamano reciprocamente, in
nome delle radici
cristiane dell´Europa e, soprattutto, dell´Italia. Come dimostrano le polemiche
suscitate dalla
decisione della Corte europea contro l´esposizione del crocifisso nei luoghi
pubblici. Criticata, in
Italia, da gran parte delle forze politiche, di destra e di sinistra.
Tutte impegnate a difendere
l´identità cattolica. Anche a costo di entrare in contrasto con la Chiesa.
Di assumere posizioni più
clericali della Chiesa. Non nel caso del crocifisso, ovviamente, ma
nelle altre vicende citate. Le
moschee, i minareti. In generale: le politiche sull´immigrazione e i rapporti
con gli stranieri. Su cui
la Chiesa, attraverso le sue organizzazioni e i suoi media, ma anche attraverso
la gerarchia (non solo
il cardinale Tettamanzi, ma tutta), ha assunto posizioni molto lontane dalla
Lega e dal centrodestra.
Schierandosi a favore del diritto di culto e di fede religiosa, anche per gli
islamici. E, dunque, in
disaccordo con le guerre di religione lanciate contro i minareti e le moschee. E
contro gli immigrati.
Da ciò il singolare (ricorrente) contrasto, fra la Chiesa e la Lega – spesso
affiancata dagli alleati di
centrodestra – nella rappresentanza dei valori religiosi e della "comunità
cattolica". Il fatto è che il
valore della religione va ben oltre i confini della fede e della comunità dei
credenti. D´altronde
(Demos, 2007), l´insegnamento della religione nella scuola pubblica, in Italia,
è approvato da 9
persone su 10. E dalla maggioranza degli stessi elettori di sinistra. Lo
stesso per l´esposizione del
crocifisso. Perché, come ha rammentato il sociologo Jean-Paul Willaime su Le
Monde: «Tutte le
società europee, per quanto secolarizzate, non sono mai uscite del tutto da una
concezione
territoriale di appartenenza religiosa; gli stessi immaginari nazionali non sono
completamente neutri
dal punto di vista religioso».
Così, anche in presenza di un declino sensibile della pratica rituale, ai
partiti populisti diviene
possibile riattivare – e sfruttare – le componenti religiose dell´identità
nazionale e territoriale. Non
solo: la religione viene usata come strumento di consenso partigiano ed
elettorale. Lo ha fatto la
Lega fin dagli anni Novanta, in polemica aperta e dura contro la Chiesa
nazionale, nemica della
secessione. Lo scontro è proseguito in seguito, sui temi della solidarietà
sociale, soprattutto verso
gli immigrati. Sulla questione dell´integrazione. La Lega, in altri
termini, si è proposta essa stessa
alla guida di una religione senza Chiesa – e senza Dio. I cui valori, simboli,
luoghi vengono fatti
rientrare dentro i confini dell´identità territoriale. Ne diventano riferimenti
fondamentali.
D´altronde, il ruolo della religione nella costruzione dell´immaginario locale e
nello stesso mondo
intorno a noi – per riprendere la suggestione di Willaime – è innegabile e molto
visibile. Un santo al
giorno, scandisce il calendario. Le festività. Gli atti che accompagnano
la biografia di molte
persone: dal battesimo al matrimonio fino al funerale. E ancora, ogni
giorno: le ore battute dai
campanili. I quali, insieme alle chiese e alle cattedrali, fanno parte del
nostro paesaggio quotidiano.
Il che spiega, in parte, la reazione sollevata dalla possibile
costruzione di luoghi di culto di altre
religioni. Le moschee. Figuriamoci i minareti. Capaci di produrre una rottura
rispetto al passato,
resa visibile – anzi: appariscente – da uno skyline urbano inedito. Il che
genera incertezza e
inquietudine, soprattutto quando, come in questa fase, le appartenenze
territoriali – nazionali e
locali – sono scosse violentemente dalla globalizzazione, ma anche dai mille
muri sorti dopo la
caduta del Muro. In Italia questo problema appare particolarmente
rilevante, perché si tratta di un
paese diviso, con un´identità nazionale debole e incompiuta. La Lega
offre, al proposito, risposte
semplici e rassicuranti a problemi complessi. Reinventa la tradizione
per rispondere al mutamento.
Recupera le radici cristiane di una società secolarizzata, le impianta sul
territorio. Ricorre a simboli
antichi per affrontare problemi nuovi. Lo spaesamento, l´inquietudine suscitata
dai flussi migratori.
Gli stranieri diventano, anzi, una risorsa importante per rafforzare
l´appartenenza locale. Per
chiarire chi siamo Noi attraverso il distacco dagli Altri.
Lo stesso crocifisso si trasforma in simbolo unificante, avulso dal suo
significato. È la croce da
associare al tricolore. Dove la croce è più importante del tricolore.
Una bandiera che, secondo la
Lega, evoca una nazione inesistente. Mentre la croce evoca lo "scontro fra
civiltà". La crociata
contro l´Islam, che ha l´epicentro nel Nord, dove l´immigrazione è più ampia.
D´altra parte, su
questi temi gli italiani e gli stessi cattolici si trovano spesso d´accordo con
la Lega e con gli alleati
di governo (a cui essa detta la linea). Molto meno con le posizioni solidali e
tolleranti espresse dalla
Chiesa (Demos per liMes, 2008).
La sfida della Lega è, dunque, insidiosa. Perché etnicizza la religione.
Costruisce, al tempo stesso,
una patria e un´identità. Ma anche una religione alternativa. In tempi segnati
da una domanda di
appartenenza e di senso acuta e diffusa.
Di fronte a questa sfida, le scomuniche e l´indignazione rischiano di risultare
risposte insufficienti.
Inadeguate. Per gli attori politici. (Tutti, non solo quelli di sinistra. Anche
per gli alleati di
centrodestra). Ma soprattutto per la Chiesa.
Ilvo Diamanti la Repubblica 7 dicembre 2009