L'ora di religione
musulmana
L'ora di religione a scuola è tornata al centro dei dibattiti, soprattutto
grazie alla proposta di un'ora
di religione musulmana.
Molte le prese di posizione pro e contro, soprattutto molte le ambiguità
nel mondo e nella cultura
laica.
Laicità in crisi. Più che approvare o meno la proposta islamica, la posizione
laica dovrebbe rifiutare
decisamente un insegnamento religioso nella scuola statale.
La religione - le varie religioni - dovrebbe fare la sua parte nel «suo»
luogo, la chiesa; non dovrebbe
servirsi in alcun modo delle cattedre statali. Ma questa posizione
anticoncordataria non trova né
spazio né voce.
Come non trova spazio la proposta di una lezione di etica o di storia delle
religioni: il Vaticano
insiste sulla posizione stabilita dal Concordato.
Nessuna meraviglia se, invece, trova spazio la proposta musulmana. Anche in
molte sedi cattoliche.
Se, infatti, si aprono le porte alle cattedre di altre religioni, tutte
fortemente minoritarie nel nostro
paese, l'insegnamento cattolico ne guadagna certamente, in legittimità e in
autorevolezza. Scompare
il rischio di una qualche delegittimazione.
Non a caso, proprio in questi giorni, il Vaticano ha insistito perché all'ora di
religione sia
riconosciuta quella piena legittimità che qualche tribunale sembrava volerle
negare: «deve avere lo
stesso status delle altre materie».
Il contributo dell'islam potrebbe, così, giovare indirettamente alla causa
vaticana.
Ma è proprio l'ora di religione a scuola a salvare il cattolicesimo italiano? A
farlo uscire dalle sue
crisi? E' giusto chiederselo, anche di fronte al dibattito sull'ora di islam.
Molto discutibile il rapporto
fra l'insegnamento scolastico statale e la pratica religiosa.
Non sarebbe meglio insistere sulla catechesi nelle parrocchie? Così pensano e
dicono molti cattolici,
al di là della disputa sul Corano a scuola.
Filippo Gentiloni il manifesto 25
ottobre 2009