Serve una rigida cura di laicità
Le ''imprecisioni'', non ingenue, della Tv pubblica megafono dei messaggi dottrinali di Benedetto XVI

 

Benedetto XVI ha ricevuto la Pontificia Accademia delle Scienze ed è intervenuto sulla vita, ripetendo le note posizioni vaticane: la vita dell’uomo (ha abbandonato il linguaggio inclusivo e – forse perché parlava a persone impostanti – ha usato sempre e solo il maschile, cosa sgradevolissima, dato che l’intervento è contro l’aborto, la riproduzione medicalmente assistita e simili e si dovrebbe presumere che la cosa interessi uomini e donne) è sacra fin dall’embrione, etc., etc… Lo può fare: l’Accademia è sua.
Ha aggiunto che sull’origine della vita la ricerca si può spingere fin dove può ma a un certo punto troverà il mistero e Dio. Anche qui può: l’Accademia è sua.

Ma la Tv pubblica italiana non fa bene a propagandare le opinioni rigidamente ecclesiastiche dirette a scienziati dichiaratamente cattolici come un intervento generale sulla scienza.
Qui entrerebbe in gioco il rispetto della laicità. La Tv pubblica deve sottolineare con precisione che le parole del Papa sono rivolte a scienziati cattolici, e non possono essere autoritariamente indirizzati a tutti gli scienziati e – già che ci siamo – a tutte le scienziate. Lasciar passare questa non ingenua imprecisione significa non difendere la laicità dello Stato italiano e dei suoi mezzi di informazione. Esempi di questo genere che ne sono ogni giorno.

Ma dunque che cosa è laicità e perché è cosi poco rispettata? Laicità è netta distinzione tra Stato e Chiesa cattolica, “ciascuno, nel suo ordine, sovrano” (come dice generosamente l’articolo 7 della nostra Costituzione) e dunque non si debbono fare confusioni (che nel caso, si chiamano “ingerenze”).
Se Ruini si permette di giudicare la costituzionalità delle leggi italiane è ingerenza; se Benedetto rilancia i suoi messaggi dottrinali dal TG pubblico è ingerenza: capita anche per la debolezza della cultura laica nel nostro paese, ma è sbagliato lo stesso. A proposito di articolo 7, la cosa cominciò quando Ratzinger andò al Quirinale, appena eletto. E a Ciampi che gli recitava appunto il citato articolo, affermando che esso esprime la laicità dello Stato (è vero) il Papa appena eletto replicò (alquanto villanamente perché non è previsto dall’etichetta che un capo di Stato corregga il suo ospite in pubblico) che si doveva vedere che cosa fosse la “sana laicità”, che sarebbe una “laicità” ossequiosa ai dettami della Chiesa. Ciò muterebbe la natura dello Stato, che da laico diventerebbe confessionale.
Certe volte si direbbe che la cosa sia già avvenuta. Ci serve una rigida cura di laicità in ogni momento, e non lasciar passare nulla.

 

Lidia Menapace      AprileOnLine n.111 del 28/02/2006