Il testamento senza volontà

Paradossalmente, quando la Dc era al potere la Chiesa non comandava. De Gasperi e altri leader
democristiani agirono, rispetto alle richieste del Vaticano, secondo coscienza e seppero anche dire
seccamente No.
Oggi la Chiesa comanda (parecchio) e Prodi, pur cattolico fervente, la indispettì per
aver osato dire che era «un cattolico adulto», e cioè capace di ragionare con la sua testa. E
l’ulteriore paradosso è che oggi il più «aperto» ai voleri del Vaticano sia Berlusconi. Bossi tiene, e
sulla immigrazione clandestina non si piega. Invece Berlusconi, che non è certo un cattolico
esemplare, è pronto a cedere quasi su tutto (salvo che sulla sua persona). Il testamento biologico
approvato tempo fa dal Senato e fortemente voluto dalla Chiesa, è stato approvato dalla sua
maggioranza. Ed è arrivato ieri alla Commissione competente della Camera per l’approvazione
definitiva. Si prevede che sarà ritoccato. Anche così resterà un testamento che viola la volontà del
testatore. Perché questo è l’intento della Santa Sede.

La Chiesa, e per essa il suo Pontefice, può sbagliare? Certo che può sbagliare. Tantovero che agli
ultimi Pontefici è venuto addirittura il vezzo di chiedere scusa per errori e anche male azioni di loro
predecessori. D’altronde la dottrina della infallibilità papale è recente, è del 1870, e si applica
soltanto ai pronunciamenti solenni, ex cathedra, in materia di fede e di morale. Quando papa
Ratzinger è andato in Africa a discettare di preservativi e di Aids, il suo discettare non era solenne
ed era anche sicuramente sbagliato. Nemmeno è vero che in quella occasione il Papa non abbia
detto niente di nuovo. Sì, il Vaticano si oppone da sempre agli anticoncezionali.
Ma un Pontefice non ha mai asserito, che io ricordi, che «la distribuzione dei preservativi » non
serva a combattere davvero l’Aids: una tesi (cito dalla importante rivista Lancet ) che «manipola la
scienza » .
Restiamo al testamento biologico, in merito al quale il Vaticano vuole ad ogni costo impedire
ulteriori «omicidi», se non assassinii, alla Eluana. Perché, nell’autorevole dire del cardinale
Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana, e cioè dei nostri vescovi), non è
accettabile «un diritto di libertà tanto inedito quanto raccapricciante: il diritto di morire ». Ma
«raccapricciante» è invece per me la tesi del cardinale.
Come è ovvio, i miei diritti di libertà sono limitati e delimitati dai diritti di libertà degli altri. Cioè,
io sono libero finché non invado e danneggio la libertà altrui. E viceversa. L’unica eccezione,
l’unico diritto di libertà assoluto, che spetta soltanto a me perché è soltanto «solitario», è il mio
diritto di morire (di morte naturale) come scelgo.
Pertanto la novità, l’inedito, è che si vuole persino
negare la libertà di morire senza inutili sofferenze e prolungate agonie. Sia chiaro: questa
imposizione, questa illibertà, esisterebbe solo da noi. Dal che ricavo che il testamento biologico
«alla Vaticana» dovrebbe essere rispedito al mittente. Libera Chiesa nel suo libero Stato.

Aggiungi che la partita non è — come ha ben precisato Massimo Salvadori — tra cattolici e laici. È, piuttosto,
tra un rinato sanfedismo, un fideismo che acceca la ragione e, dall’altro lato, tutte le persone, laiche
o cattoliche che siano, che vogliono decidere da sé sulla propria sorte, o, se si vuole, malasorte.

Giovanni Sartori       Corriere della Sera   16 settembre 2009