Benedetta laicità
Per dirla con il
pacatissimo Zapatero intervistato da Paolo Flores D'Arcais su
Micromega,
democrazia significa innanzitutto diritti e opportunità, significa leggi per
allargare i diritti individuali. Se la sinistra delude i suoi elettori su questo
nodo fondamentale, perde. Non è un pensiero di grandissima originalità, è solo
una manifestazione di chiarezza politica. Perciò non c'è niente di male se
alcuni militanti Ds hanno deciso di andare a tenere in pugno la rosa di Pannella
e Boselli. Se hanno basse motivazioni,. Politicamente interessa soltanto, per
ora, che la loro migrazione segnala un'urgenza di laicità esplicita, senza stare
a misurare le parole cioè, senza preoccuparsi di conciliare il pulpito con il
parlamento.Le battaglie laiche, a sinistra, sono sempre state tradizionalmente
piene di distinguo, timorosissime. Oggi - nell'epoca del ritorno in forze delle
religioni, in un tempo in cui la chiesa è tirata per la tonaca perché sguaini la
sua spada fiammeggiante e si rimetta a dettare la giusta linea alle coscienze -
pare quasi che la laicità sia possibile solo se si accompagna a una
dichiarazione di fede, al rimpianto di un'infanzia da chierichetto, a un
sofferto confessato interesse per le cose ultime.
Questa particolare laicità religiosamente commossa,
quando è tradotta in programma politico e culturale, comporta che si svicoli su
qualunque battaglia di civiltà, anche su una battaglia ovvia, terra terra, come
quella per i Pacs.
Anche su una battaglia banalotta come quella per la
assoluta aconfessionalità della scuola pubblica. Senza parlare delle battaglie
sulla vita e la morte. Poiché quelle tirano in ballo il cielo, la terra, il
diavolo, le schiere angeliche e le colpe della donna, notoriamente più amara
della morte, la sinistra le affronta in punta di piedi, trattenendo il fiato.
Anzi pare quasi che ci si affretti a dichiarasi laici proprio in senso
etimologico, carichi di complessi cioè, battezzati ma non istruiti come quelli
del clero, membri counque della chiesa ma non della gerarchia ecclesiastica, un
po' rozzi insomma, volgarotti, con due piedi in una scarpa sola di fronte a chi
sa di fede, è professore di teologia.
Forse bisognerebbe dirsi una volta per tutte che la
chiesa non è senza voce e se ha da dire la sua la dice. Il laico non ha affatto
il compito di farle da megafono. Il laico di sinistra poi ha il dovere di
ricordarsi che il suo mandato democratico non è fare ghirigori con la penna, ma
scrivere a chiare lettere come intende battersi per allargare i diritti dei
cittadini. Se non c'è chiarezza, fanno bene a cercare di farla, la chiarezza,
quelli che la smettono con margherite e querce e vanno a tenere rose nel pugno.
Il rischio più grave non è perdere la corsa a
occupare il centro, ma, come dice l'olimpico Zapatero, deludere gli elettori.
DOMENICO STARNONE il manifesto 25/02/2006