La disputa di verità e valori

Alla lunga storia dei rapporti fra islam e cristianesimo si sono aggiunti in questi giorni altri capitoli amari. Da parte musulmana una certa nuova aggressività, da parte cristiana qualche gaffe e un certo imbarazzo. I fatti sono notissimi: dalla pubblicazione delle vignette blasfeme alle reazioni violente in molti paesi musulmani; dall'uccisione e dalle minacce a preti cattolici in Turchia alle prevedibili conseguenze della vittoria di Hamas in Palestina. Il papa, comunque, ha annunciato che dentro l'anno si recherà in Turchia.

Da una parte e dall'altra emerge, prima di tutto, la necessità di distinguere: non esiste un solo islam, come non esiste un solo cristianesimo. Nel mondo cattolico l'imbarazzo è evidente. Basti pensare alla Germania, dove gli immigrati musulmani sono numerosissimi, con i problemi connessi. A Hannover (Bassa Sassonia) nelle scuole ora di religione islamica per tutti, allo scopo di favorire l'integrazione. A Berlino una scelta opposta, allo stesso scopo: obbligo per tutti di parlare tedesco, anche nelle pause.

Ancora «crociate» e «guerre sante» a distanza di più di un millennio da quella battaglia di Poitiers che avrebbe impedito per sempre l'avanzata dell'islam in Europa? Come mai non è stato così? E che cosa ci prospetta il secolo che si è appena aperto?

Non credo che sarà sufficiente quel ricorso al «dialogo» che viene continuamente invocato dal Vaticano e non solo come una panacea. Né sembra bastare quello spostamento nella impostazione missionaria cristiana che ormai da tempo non pensa tanto alla conversione degli «infedeli» quanto alla assistenza umanitaria dei musulmani poveri e bisognosi. Uno spostamento significativo ma probabilmente insufficiente.

Penso che vada affrontato un discorso teologico, molto necessario ma imbarazzante soprattutto per le teologie più «fondamentaliste», quella musulmana e quella cattolica (più facile il discorso per i protestanti). Bisognerà affrontare con chiarezza un atteggiamento che metta le varie religioni sullo stesso piano per la «salvezza». Un discorso che metta in equilibrio i torti e le ragioni. Lo si è iniziato anche da parte cattolica (penso agli studi teologici del Padre Dupuis e di altri) ma con difficoltà. Il timore di perdere una sorta di primato esclusivo è grande. Ma se non si affronta questo nodo, rimane il rischio di un atteggiamento cattolico di tipo «missionario» se non addirittura espansionistico e quindi di una reazione islamica contrapposta.

Al di là del dialogo, ancora insufficiente, è necessario il riconoscimento democratico della eguaglianza dei «valori». Bisogna toccare il livello delicato delle «verità».

Speriamo che, nonostante le difficoltà, il nuovo secolo cammini per questa strada: la via della vera pace.

 

FILIPPO GENTILONI    il manifesto 12/2/2006