L’amnesia della morale
In un paese tutto televisivo, da almeno due decenni la politica è stata
sostituita dalle immagini dei telegiornali, unica autorappresentazione del
potere.
Si capisce facilmente allora come negli ultimi giorni, nonostante le inchieste
di giornali come la Repubblica, sia stato possibile azzerare lo scandalo della
prostituzione di regime, oscurare i fatti e annullare il giudizio dell´opinione
pubblica. È stato lo stesso Silvio Berlusconi a delineare la strategia: se tutti
tacciono, lo scandalo scivola via, e del premier rimane soltanto l´immagine,
colorata dalle tv compiacenti, di un uomo di Stato.
Anche questo in realtà è uno scandalo nello scandalo. La prova di una torsione
così violenta da ridurre il paese al grado zero della politica. Perché ciò che
colpisce, o piuttosto ciò che dovrebbe colpire oggi la coscienza generale, non è
solo l´indifferenza anonima e spesso compiacente delle platee televisive,
narcotizzate dalla "normalità" degli show privati organizzati dal circuito
padronale berlusconiano. È piuttosto la sensazione "tragica" del degrado
che ha contagiato uno dei vertici istituzionali. Ed è per questo che sorprende,
e quanto, la sottovalutazione in cui prende forma il giudizio delle classi
dirigenti, secondo il calcolo cinico per cui il potere può permettersi qualsiasi
scarto rispetto alla regola collettiva.
Il risultato è semplice e spettacolare insieme. Nel racconto delle protagoniste,
presunte soubrette o modelle, una sede di fatto istituzionale come Palazzo
Grazioli, residenza del capo del governo, è stata ridotta a un privé di
escort, ragazze disponibili, teatro di incontri intimi, corteggiamenti
sotto l´occhio delle guardie del corpo. Villa Certosa in Sardegna si è
trasfigurata in una location di spettacoli grotteschi, talvolta a quanto pare
con le aspiranti meteorine in costume da Babbo Natale, in una specie di
Hollywood Party strapaesano, o di seriale addio al celibato.
Tutto
questo senza che ci sia stata una presa di distanza, o semplicemente un giudizio
esplicito, da parte delle élite nazionali: anzi, nell´understatement
generale, cioè nella condiscendenza di chi detiene responsabilità pubbliche e
private, è come se le ragazze che si fotografano a vicenda nelle toilette di
Palazzo Grazioli appartenessero anche stilisticamente a un mondo plausibile: il
mondo di Noemi, il mondo di Casoria e delle feste notturne a strascico, il
mondo notturno e terminale di Berlusconi e del berlusconismo. Come
se quelle fotografie, quegli abiti, quei maquillage designassero lo standard
stilistico dell´Italia contemporanea, una misura morale fisiologica, perfetta
per i tempi, irriducibile a codici e status che non siano quelli negoziabili del
denaro e del corpo.
Prudenze e cautele prelatizie hanno segnato le parole delle comunità di
riferimento. Al di là dei giudizi, chiari ma volutamente interlocutori sul piano
politico, di Avvenire, ossia il giornale della Conferenza episcopale, non si
sentono in giro voci che stigmatizzino la trasformazione di Palazzo Grazioli e
di Villa Certosa in una casa di bambole. Pochi sembrano essersi posti il
problema della grave caduta che investe l´immagine del nostro paese sul piano
internazionale, e ancora meno appaiono coloro che si pongono il dubbio di quale
sarà il clima in cui si svolgerà il G8 dell´Aquila.
Pochissimi, infine, hanno affrontato il tema, colossale, dello scadimento della
qualità, e della intrinseca legittimità, del nostro sistema democratico.
Insomma, dovremmo essere tutti sotto choc, con una classe dirigente
traumatizzata dalle lacerazioni comportamentali di un uomo come Berlusconi, che
ha trasferito nel nulla dell´intrattenimento edonistico i contorni del governo,
e invece stiamo assistendo a una dissonanza cognitiva perfetta, secondo
cui tutto questo è normalità, naturale modernità del gusto, etica ed estetica
canoniche, insomma il criterio senza eccezioni a cui ci si confà perché è il
vero "pensiero unico" che accomuna nell´autocompiacenza le classi di comando.
Viene da chiedersi tuttavia se questa misura doppia, se il codice che
attribuisce la dismisura del potere a chi lo detiene, sia compatibile con la
semplice convivenza civile: e viene da rispondere che no, è troppa la distanza
fra i saturnalia del sultano e la vita della gente comune. Gli arcana
imperii sono tollerati quando risultano iscritti nel segreto, non quando
diventano un´esibizione sfrontata e a suo modo feroce. Qui invece, con i ludi
fotografici di Palazzo Grazioli, si evoca un vistoso vulnus democratico,
dal momento che essi rappresentano la manifestazione sfacciata secondo cui al
possessore del comando tutto è possibile, e tutto è dovuto, perfino l´indulgenza.
Ecco, in questo clima di sospensione morale, di fronte a una specie di sorda
dichiarazione di irresponsabilità, c´è la minaccia che l´amnesia etica diventi
una condizione reale di deficit democratico e civile. Alla fine la doppia
misura, una che si applica a Berlusconi e una al popolo, ha un prezzo.
Sono già state poste le premesse di una sudditanza. E la credibilità di
un intero sistema, nella sua dimensione istituzionale, si dilegua. Resta
soltanto la protervia del potere sostanziale, e dello spettacolo che ha
allestito nella certezza dell´impunità. Tanto, nell´ipnosi del buio televisivo,
quel prezzo lo pagheremo caro, e lo pagheremo noi.
Edmondo Berselli Repubblica 23.6.09