L'autorevolezza
della Chiesa, debole, intimorita, scoraggiata
Provo una grande tristezza quando vedo che la Chiesa è ossequiata dai potenti.
Mi fa impressione
ascoltarli mentre si dicono d'accordo con Lei; e si offrono come alleati della
Chiesa quelli che in
realtà pensano e agiscono in maniera del tutto lontana dal Vangelo... Mi
chiedo perché: perché ciò
accade? E perché non si ribellano a questo equivoco quelli che portano
responsabilità nella Chiesa:
la Gerarchia in primo luogo, ma anche tanti laici cattolici potenti, autorevoli
per autorità, danaro o
potere?
È un mondo che per mia sfortuna conosco abbastanza bene e credo di poter dire
che essi cadono in
questo trabocchetto non perché siano cattivi o dominati dal demone del potere,
ma perché sono
superficiali, ingenui e normalmente assai poco colti; e pensano che ciò
possa servire alla diffusione
del Vangelo. Anche se sanno di diritto e un po' di teologia imparata sui
libri, molti di loro capiscono
pochissimo del mondo in cui vivono, salvo alcuni biblisti e alcuni preti
di strada impegnati nella
pastorale degli ultimi (ma essi quasi mai diventano vescovi!). E ancor
più tristezza mi fa il vedere
che la Chiesa non è capita, in questo periodo sembra anche poco amata (ma credo
che in profondo
invece lo sia), da quelli che le sono figli davvero prediletti da Dio: poveri,
giovani, gente che cerca,
che soffre, che ha bisogno... Ad essi talvolta la Chiesa offre istituzioni
di soccorso e di assistenza;
ma qualche volta sono opere ambigue. Anche se ricevono un aiuto talora
essi non si sentono aiutati
fraternamente, accolti; soprattutto non vedono la ragione vera, il cuore da cui
nasce l'accoglienza.
Molti dicono: beh, avete 1'8 per mille, è ovvio che dovete distribuirlo.
Vedo piuttosto che la Chiesa
non è autorevole per e con loro; è piuttosto autoritaria, lontana. Non scalda il
cuore, senza del quale
le parole di verità e di carità sono quasi incomprensibili.
Perché l'autorevolezza della Chiesa è riconosciuta dagli
uni e poco dagli altri? Perché sembra far
parte del sistema dei potenti; e non dei marginali, dei giovani, dei poveri.
Sembra alleata del potere;
e in un certo senso lo è.
E perché mai tanti uomini di chiesa si comportano in maniera evidentemente poco
evangelica?
Credo perché la Chiesa si sente debole, intimorita, scoraggiata. E
il Potere, che pure sa di essere
debole e ha paura, cerca alleati simili a lui. L'autoritarismo, dell'uno e
dell'altra, è frutto della
medesima debolezza, della scarsa autorevolezza. L'autorevolezza nasce invece
dalla capacità di
leggere i segni dei tempi, proporne una interpretazione convincente, efficaci
rimedi e progetti che
scaldano il cuore. E accompagnare le parole con i fatti: essere non solo
maestri, ma testimoni.
Da dove viene dunque la scarsa autorevolezza della Chiesa di oggi? Dalla
incapacità di leggere i
segni dei tempi con lucidità storica e con speranza evangelica. E
dalla incoerenza. Non sono certo
maestri — diceva Padre Bevilacqua teologo, parroco e cardinale, maestro di Paolo
VI — quelli che
appaiono come dei mezzi uomini, opportunisti cui nessuno vorrebbe assomigliare.
Severino Dianich, che è stato presidente dei teologi italiani e parroco (ecco:
il fatto che uno come
lui non sia cardinale — e lo siano invece tanti altri — è segno e causa della
scarsa autorevolezza
della Chiesa) riconosce invece, con dolore, che la Chiesa italiana rischia
di chiudersi in un modello
di potere che la rende insignificante per gli uomini: solo attraverso la
testimonianza della vita dei
cristiani (dei laici anzitutto)) la Chiesa si fa guida autorevole e anzitutto
compagna del cammino
degli uomini, dell'intera società.
"Infatti", scrive sul settimanale diocesano di Pistoia, ripreso poi dalla bella
rivista mensile
Koinonia, "la forza che la Chiesa riesce a immettere nella società umana
contemporanea consiste in
quella fede e carità effettivamente vissute, e non in una qualche sovranità
esteriore esercitata con
mezzi puramente umani".
Per riscoprire una vera autorevolezza, la vita e l'azione della Chiesa ha dunque
bisogno, per usare
ancora le parole di don Dianich, “di purificare continuamente se stessa
per essere davvero
evangelica, cioè un puro atto di servizio che vale perché è posto come atto di
amore al mondo, e
non mira all'acquisizione di nessuna eminenza della struttura ecclesiastica
nella società”
Angelo Bertani in “oreundici” n. 5 del maggio 2009