Un'etica
particolare
Anche se la chiesa ha fatto sentire la sua voce sugli ultimi provvedimenti del
ministro Maroni, è
sempre stato delicato il rapporto fra religione e etica. Meglio: religioni
(teologie) e etiche. Un
rapporto di dipendenza ma anche di relativa autonomia. Con qualche difficoltà.
Se ne è parlato
anche in questi giorni; in Germania è stato sconfitto un referendum che tendeva
a sostituire nelle
scuole l'insegnamento dell'etica con quello della religione. Lo appoggiava anche
il governo. E da
noi? Qui l'etica domina, anche se sempre sotto l'insegna della religione.
Sembra quasi che la
religione - cattolica nel nostro caso - sia stata assorbita dall'etica.
Che la religione non possa né
debba parlare d'altro. Si tratta, poi, di un'etica particolare, legata
fondamentalmente al sesso e ai
suoi problemi. Sembra che il magistero religioso non riguardi altro. Il
discorso si basa su di una
legge proclamata «naturale» che sarebbe fondata, appunto, sulla natura dell'uomo
e che l'autorità
ecclesiastica avrebbe il compito di promulgare a tutti. L'annuncio
squisitamente religioso sembra
rimanere in secondo piano. Come anche in secondo piano il resto
dell'etica, tutto il capitolo, ad
esempio, che riguarda la ricchezza e la povertà (immigrazione, miseria, diritti
dei più deboli, ecc.). I
«palazzi» vaticani sembrano impegnati soprattutto nell'annuncio di un'etica
sessuale «naturale» che
occuperebbe il primo posto, anche se, invece, non occupa il primo posto nella
«evangelizzazione».
A questo spostamento di accenti corrisponde una certa sordità da parte dei
fedeli. Una sordità che si
sta diffondendo non soltanto in Africa (dramma dell'Aids) ma anche da noi.
Forse bisognerebbe
riportare al suo giusto posto il ruolo dell'etica, soprattutto dell'etica
sessuale, riportando in primo
piano l'annuncio evangelico autentico, il primato dell'amore. E
restituendo all'etica il suo ruolo, con
la sua relatività. Così avviene nel protestantesimo. Si può leggere utilmente
«Etica protestante» di
Sergio Ristagno: «Occorre riconoscere al campo etico una sua naturale
incertezza, che permette
soluzioni provvisorie e in questo modo non colpevolizza nessuno e non mette
nessuno sul
piedistallo di chi ha ragione». Non si chiederebbe, allora, alla religione
di salvare il vivere civile
(civil religion) piuttosto che di annunciare le sue verità: sarebbe un omaggio,
fra l'altro, alla forza
della laicità.
Filippo Gentiloni il manifesto 10 maggio 2009