L'ordine infame

L'Italia sta vivendo una tragedia. Perché da un lato il presidente del Consiglio offre materia da
avanspettacolo e i suoi avvocati in tv ne difendono il diritto ai lazzi; dall'altro il suo ministro degli
Interni dà al Paese un volto feroce che getta la gente nel pianto.
Quello che è avvenuto sulle due
motovedette della marina che andavano a scaricare i profughi in Libia, e che gli stessi militari
hanno raccontato (ma uno di loro ha detto che mai oserà raccontarlo ai suoi figli), scrive una pagina
d'infamia nella storia del nostro Paese.

Ha detto uno dei protagonisti che è stato «l'ordine più infame» che abbia mai eseguito. Era appunto
per questo che avevamo fatto in Parlamento la legge sull'obiezione di coscienza al servizio militare:
perché nessuno fosse costretto a eseguire ordini infami. Ma è proprio per far fuori l'obiezione, che
hanno tolto l'obbligo militare e preso i militari per denaro, sicché nessuno più possa obiettare ma
solo venir meno a un contratto, perdere il lavoro e andare in mezzo a una strada.

Ora deve essere chiaro che questa infamia non ricade tanto su chi ha eseguito gli ordini, e non è
nemmeno solo della Lega, che quegli ordini ha voluto e impartito, ma ricade su tutto il Paese:
perché la Lega non solo è al governo, ma ha le chiavi del governo, è una sola cosa per confluenza di
interessi col presidente del Consiglio, ha il comando delle forze dell'ordine, sia militari che civili, ed
esprime pertanto al massimo grado la politica italiana, non nella sua continuità, ma nel suo
cambiamento, avendo lo stesso ministro Maroni definito come una svolta storica l'eroica operazione
navale del Mediterraneo.
Per questo cambiamento bisogna trovare una parola nuova, tanto è nuova una politica che nell'Italia
repubblicana mai aveva tirato su qualcuno per schiacciarlo, mai aveva atrocemente ingannato degli
infelici che credevano di essere stati salvati, mai aveva infierito su uomini vinti, donne incinte e
bambini innocenti reduci da cinque giorni d'inferno senza acqua né cibo su barconi diretti ma mai
arrivati in Europa
. La parola che definisce questa nuova fase della politica italiana (che non si attua
solo per mare) è "crudelizzazione". Vuol dire che la nostra politica non solo è inadeguata, fatua ed
ingiusta, ma sta diventando crudele.
E sta diventando crudele proprio perché è inadeguata, frivola
ed ingiusta: perché lascia che l'Italia si impoverisca senza fare niente; perché non difende e
nemmeno prende in considerazione il diritto al lavoro; perché non gliene importa niente di chi non
ha casa; perché promette miracoli ai terremotati ma i soldi non li dà perché li aspetta dalle lotterie e
non dalle tasse; perché butta fuori dalle scuole che non sono dell'obbligo i giovani clandestini
preferendoli sui marciapiedi piuttosto che in classe.
E tutto ciò crea un senso di insicurezza e di malessere nei cittadini, fomenta l'idea che sia dato agli
stranieri quello che hanno perduto loro e scatena la guerra tra poveri.
Perciò dovrebbero andare
insieme politiche di sviluppo e politiche di accoglienza. E dove il diritto non è ancora in grado di
comprendere le nuove realtà, è la politica che lo deve fare. E questo chiama in causa l'Europa.
Perché i migranti, i richiedenti asilo che si affidano al mare è in Europa che vengono. Se noi li
respingiamo, è l'Europa che li respinge. Dice Fassino che è proprio questo che vuole l'Europa. Ma
allora bisogna cambiare l'Europa, per questo sono importanti le elezioni europee.
Dovrebbe essere
lei la prima a sanzionare e a impedirci comportamenti lesivi dei diritti umani degli stranieri. E
questi dovremmo smettere di chiamarli "extracomunitari", cioè di definirli mediante un'esclusione,
un non-essere. Se l'unità europea divide gli esseri umani in comunitari ed extracomunitari, vuol dire
che essa stessa non è una comunità, è un bantustan, una fortezza, un apartheid.
Se abbiamo fatto un
mondo globale, l'Europa non si può salvare da sola. Se si fa conoscere come crudele, subirà
crudeltà; se non farà giustizia agli altri non troverà giustizia per sé.

Raniero La Valle     Liberazione 10 maggio 2009