La libertà di coscienza scippata ai cittadini
Nell’approvazione dell’art. 3 della legge Calabrò che impone l’obbligo di
nutrizione artificiale tutte le forze politiche si sono appellate alla “libertà
di coscienza”. La “libertà di coscienza” nasce in epoca moderna per
opporsi a poteri autoritari e tutelare i comuni cittadini da sopraffazioni
esterne, politiche o religiose. È improprio parlare di libertà di
coscienza del parlamentare, perché questi non ha sopra di sé altro vincolo che
l’ordine costituzionale. Per il resto è un “sovrano”: è tanto libero da porsi a
garante della libertà di coscienza dei cittadini. Suo specifico dovere è
semmai quello di far sì che le leggi garantiscano davvero questa libertà.
L’unico modo corretto di intendere la libertà di coscienza del parlamentare è
garantire ai cittadini l’esercizio di un diritto civile che altro non è che
l’estensione del consenso libero e informato – riconosciuto dalla Costituzione -
a ogni atto medico in ogni fase della vita. Invertendo l’ordine delle
priorità, si afferma invece che la “libertà di coscienza” va garantita al
parlamentare, con un palese declassamento di ruolo, quasi fosse oppresso da
forze superiori e occulte. Così in suo nome nel Pd Rutelli, Fioroni, Binetti &
Co. contrastano l’idea di un partito che imponga una linea comune sui temi
eticamente sensibili. E ieri l’altro Berlusconi ha ribadito ai suoi senatori che
approvare compatti la legge è «dare sostanza a quei principi … (contemperando)
l’etica della convinzione con quella della responsabilità» senza «contravvenire
la libertà di coscienza». Tutti d’accordo, quindi! Ma c’è il trucco: Berlusconi
applica la libertà di coscienza all’etica della responsabilità (politica) per
rispettare l’«impegno che sono sicuro anche tu non vuoi disattendere»! Nel Pd,
invece, la libertà di coscienza rimanda all’etica della convinzione cosicché
ciascuno può votare come gli pare, ossia in base ai propri simboli religiosi,
calcoli tattici, pregiudizi, tabù, ecc. Il risultato è una legge
liberticida che ha origine in Vaticano, e che coarta quella libertà di coscienza
dei cittadini che il parlamentare dovrebbe tutelare.
Maurizio Mori l’Unità 26.3.09