Ditemi voi se non è
razzismo parlare di «dna romeno»
ASSURDITÀ. La base del pregiudizio è evidente in molti giudizi e cronache sugli
accusati dello stupro alla Caffarella. Si è arrivati a parlare di un cromosoma Y
che identificherebbe la nazionalità romena. Il concetto è chiaro: hanno un
patrimonio genetico diverso dal nostro. Dunque, sono una razza.
Quando dico "pregiudizio razzista" mi riferisco a quell'idea secondo la quale
esistono alcuni gruppi etnici, o popoli, o nazionalità, "portati" per propria
natura al delitto, o a un particolare tipo di delitto. Sostenevo che questo
pregiudizio è la base, il pilastro del razzismo, dai secoli dei secoli (gli
ebrei complottano, gli zingari rubano i bambini, i romeni stuprano, i neri sono
forti e violenti…); ed è la struttura ideologica sulla quale poi crescono le
degenerazioni più feroci (l'antisemitismo, il Ku Klux Klan, o addirittura il
nazismo).
Michele Brambilla, sul Giornale, mi fa una contestazione ragionevole. Dice:
attenti a non confondere forcaiolismo e razzismo. Giusto, ha ragione. Sono due
fenomeni diversi. Anche se spesso - ma non sempre - tendono a sovrapporsi, o ad
allearsi. Dice Brambilla: i giornali hanno sbattuto in prima pagina mostri
romeni, ma anche mostri italiani o di altri paesi, e li hanno spolpati ben bene
prima che giungesse l'assoluzione. E poi non hanno di sicuro dedicato
all'assoluzione lo stesso spazio e la stessa enfasi dedicata alle accuse e alle
notizie infamanti (e false). Condivido l'obiezione, ma credo che non mi
riguardi: ho scritto migliaia e migliaia di righe contro il forcaiolismo, anche
contro quello che se la prende coi potenti, e appena qualche giorno fa -
abbastanza isolato - mi sono schierato, proprio dalle colonne del Riformista, a
favore della legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni.
Fausto Carioti, su Libero, fa invece un ragionamento diverso, e mi offre un
argomento formidabile per rispondere a Brambilla del Giornale. Non posso che
dire a Brambilla: leggiti l'articolo di Carioti e poi dimmi se non pare anche a
te che il razzismo stia dilagando sui nostri giornali. Cosa scrive Carioti?
Diciamo che anche lui ha qualche dubbio sulla colpevolezza dei due romeni. Ma
non ha dubbi - sembra di capire, o comunque ne ha pochissimi - sulla
colpevolezza "dei romeni". In che senso? Dovrei copiare quasi tutto l'articolo
per farvi capire bene il ragionamento, ma mi limito a trascriverne la frase
chiave: «Gli investigatori hanno svolto un esame genetico sperimentale sul
cromosoma "Y" degli aggressori (della ragazza della Caffarella, ndr). I dati
ottenuti confermano che, molto probabilmente, costoro appartengono all'etnia
romena».
Non mi sembra che questa affermazione abbia bisogno di spiegazioni. Vuol dire
questo: i romeni hanno un patrimonio genetico diverso da quello nostro, di noi
"bianchi". Sono una razza.
Ecco, questa è esattamente la base teorica del razzismo. Cos'è il
razzismo? La teoria secondo la quale gli esseri umani non sono tutti uguali, ma
sono divisi in razze - e naturalmente se le razze sono diverse ce ne saranno di
superiori e di inferiori - e queste razze, sulla base della loro diversità
biologica hanno anche diversità comportamentali. Dopo la tragedia del fascismo e
del nazismo (e l'orrore del manifesto della razza, pubblicato in Italia nel
1939) il razzismo, nel nostro paese, sembrava sostanzialmente sconfitto.
Anche perché la scienza aveva accertato e solennemente dichiarato che le
razze non esistono. Oggi, purtroppo - è questo l'allarme che lanciavo col mio
articolo - il razzismo sta riprendendo piede. Io non uso più questo termine,
come facevo 10 anni fa, come insulto. Il razzismo, secondo me, è così diffuso
nell'opinione pubblica, da essere diventato un punto di vista. Anche se
infondato, anche se antiscientifico, anche se davvero pericolosissimo, è un
punto di vista che ad esempio il collega Carioti rivendica puntigliosamente nel
suo articolo. Articolo che, con una vecchia battuta, può essere riassunto così:
«Non sono io razzista, sono loro che sono rumeni!».
Piero Sansonetti il Riformista 6.3.09