Chi ci proteggerà
dalla “violenza buona”?
Non so se i nostri politici ascoltano le voci dei cittadini alla radio. Certo
sarebbe utile che lo
facessero. Non sono molte le trasmissioni che lasciano la parola al pubblico
vero, quello che non
telefona per guadagnare qualcosa o per partecipare a un sondaggio o a un evento
spettacolare, ma
che esprime liberamente le sue preoccupazioni, le sue critiche, o suoi dubbi.
Una di queste è «Prima
pagina» del Terzo programma Rai che trasmette ogni mattina dalle 7,15 alle 8,30.
Vi si alternano
giornalisti di diverse tendenze. Il pubblico è vario, consapevole, diretto. Vi
appare l'Italia che
ascolta, pensa, partecipa. Non solo di sinistra, come molti pensano, ma quell'Italia,
spesso cattolica,
anche conservatrice e tradizionalista, che crede in certi valori da chiarire e
da difendere.
In questi giorni sono intervenuti in molti sul tema delle ronde. Mi ha colpito
l'osservazione di una
giovane ascoltatrice di cui mi scuso di non ricordare il nome: «Come faccio — ha
detto — a
riconoscere i giovani di una ronda da un gruppo di uomini che va in giro
cercando donne da
stuprare?». Un uomo forse non lo può capire. Si tratta infatti di una
osservazione propria di chi in
questi tempi è stata allarmata, intimorita dalle continue esibizioni di una
pseudo sessualità maschile
che cerca rivincite e vendette sul corpo delle donne. E contrariamente a quello
che dice il nostro
capo di governo, non si tratta di donne bellissime che mettono in tentazione dei
poveri maschi
desideranti, ma di donne qualsiasi, anche di età avanzata, con la borsa della
spesa in mano, su cui si
è accanisce una sessualità che non ha niente di sensuale e di desiderante, ma
esprime un odio
profondo verso il sesso femminile, probabilmente per le troppe libertà che si è
preso.
Si è discusso sull'opportunità o meno delle ronde che assomigliano troppo
ai picchiatori fascisti, si è
parlato della abdicazione dello Stato di fronte ad una giustizia «fai da te», ma
nessuno si è messo
nell'ottica di una ragazza che cammina sola di sera e vede in lontananza un
gruppo di uomini senza
divisa che avanza con l'aria di cercare qualcosa. Come fa a capire velocemente
se si tratta di amici o
nemici? Questo per dire che spesso fra i cacciatori di violenza si possono
nascondere gli stessi
violentatori.
Un'altra voce femminile, quella di una psichiatra è intervenuta infatti per
dire che spesso quella più
da temere è la violenza degli insospettabili. C'è in effetti una
prepotenza feroce non detta, non
riconosciuta e non denunciata, che si sfoga fra le quattro mura e sappiamo dalle
statistiche della
polizia che è la più insidiosa e temibile. Una violenza che quasi sempre rimane
nascosta per una
sorta di complicità sorda che la società impone alle donne in nome della
conservazione della
famiglia. Come al solito ne parlano molto gli uomini: ronde sì o ronde
no. Ma vogliamo ascoltare
anche le donne?
Sempre alla radio, una voce maschile ha aggiunto una proposta ingegnosa:
perché non inventare
delle ronde contro l'evasione fiscale?
Dacia Maraini Corriere della Sera 24 febbraio 2009