C'è irritazione nel mondo cattolico

Giorni tristi quelli attuali per il Vaticano, nonostante le prime pagine che questa volta certamente
non sono gradite. La tradizionale abilità diplomatica e mediatica è stata clamorosamente smentita
dai fatti. Il papa stesso ha dovuto ammettere di non essere stato informato delle posizioni
negazioniste del vescovo lefebvriano Williamson, mentre i lefebvriani rispondevano negativamente
al suo gesto di benevolenza. Ancora scontenti, e radicalmente, per il Concilio Vaticano II che
continuano a non accettare. «Noi siamo pronti a scrivere il Credo con il nostro sangue, a firmare il
giuramento antimodernista, la professione di fede a Pio IV: noi accettiamo e facciamo nostri tutti i
Concili fino al Vaticano II, riguardo al quale esprimiamo riserve». Una trattativa, dunque, portata
avanti dal Vaticano e fallita, con l'aggiunta delle vergognose dichiarazioni negazioniste e della
corrispondente irritazione del mondo ebraico. Irritazione che tocca anche il Vaticano.
Il quale a questi fallimenti interni al cristianesimo ne deve aggiungere altri. A buona parte degli
italiani, infatti, credenti e non credenti, non è piaciuto l'atteggiamento rigido nei riguardi del
dramma di Eluana nonché la preoccupazione vaticana per il testamento biologico. Atteggiamenti
che sono apparsi troppo preoccupati di mantenere una sorta di dominio sul terreno delicatissimo che
riguarda la vita e la morte. A scapito di una corretta affermazione di laicità.

Debole è anche apparsa a molti l'opposizione vaticana nei riguardi di alcune posizioni politiche
italiane contrarie al diritto e alla eguaglianza democratica: basti pensare alla situazione di
Lampedusa o alla legge che autorizza i medici a denunciare i malati immigrati.

Non che l'opposizione cattolica a queste e altre decisioni non si sia fatta sentire, ma lo ha fatto con
una certa debolezza e con scarsa convinzione. Come se non si trattasse del cuore stesso del
messaggio cristiano.
Dal Vaticano e dai vescovi ci si potrebbe attendere qualche presa di posizione più umana e più
cristiana, meno adatta a una «religione civile». Quel tipo di religione gradita ai governi che ormai
sta dominando in quasi tutto il mondo. Comprese le terre cristiane.

Filippo Gentiloni       il manifesto 8 febbraio 2009