La nuova civiltà dell’odio
Quel che è accaduto al Senato con l´approvazione delle nuove leggi per la
sicurezza è elementare nella sua barbarie. Per un atto di ossequio politico ai
desideri xenofobi della Lega, si sono dichiarati inattuali e fuori legge i
diritti degli uomini, delle donne, dei bambini che non sono nati qui da noi, che
non sono cittadini italiani; che non hanno il permesso di soggiorno anche se
nati in Italia; che non vivono in una casa ritenuta igienicamente adeguata dal
sindaco; che non conoscono l´italiano; che stanno come una mosca sul naso della
"guardia nazionale padana" (ora potrà collaborare con le polizie). La notizia
è allora questa: le nuove leggi inaugurano una nuova stagione della civiltà del
nostro Paese.
È una stagione livida, odiosa, crudele, foriera di intolleranze e conflitti
perché esclude dall´ordine giuridico e politico dello Stato i diritti della nuda
vita naturale di 800 mila residenti non-cittadini, migranti privi di permesso di
soggiorno, un´esclusione che si farà sentire anche sulle condizioni di vita e di
lavoro degli oltre tre milioni di immigrati regolari.
Lo stato di eccezione, che la destra di Berlusconi e Bossi ha adottato fin dal
primo giorno come paradigma di governo, diventa così regola. Con un tratto di
penna, centinaia di migliaia di non-cittadini, in attesa di permesso di
soggiorno che spesso già vivono nelle nostre case come badanti, che
puliscono i nostri uffici, cucinano nei nostri ristoranti, lavorano nei nostri
cantieri e fabbriche perderanno ogni diritto protetto dalla Costituzione,
dalla Carta dei diritti fondamentali dell´uomo, dalle convenzioni internazionali
(il diritto all´uguaglianza, il diritto alla salute, il diritto alla dignità
della persona). Nemmeno i bambini potranno curarsi in un ospedale pubblico senza
essere denunciati (abolito il divieto di denuncia per i medici). I migranti
senza carta troveranno sempre più difficoltà nel trovare un alloggio. Non
potranno spedire a casa alcuna rimessa, il denaro guadagnato qui. Dovranno
mostrare i documenti alle "ronde", improvvisate custodi di un privato ordine
sociale. Vivranno nelle nostre città con il fiato sospeso, con il terrore di
essere fermati dalle polizie, in compagnia dell´infelice pensiero di essere
scaraventati da un´ora all´altra in un vuoto di diritto, da un giorno all´altro
rimpatriati in terre da dove sono fuggiti per fame, povertà, paura.
Sono senza cittadinanza, sono senza "visto", saranno senza diritti: questo è il
nucleo ideologico che la Lega ha imposto alla maggioranza che lo ha condiviso. I
diritti "nostri" diventano gli strumenti per cancellare i diritti degli altri,
di quelli che sono venuti «in casa nostra». Si sapeva da tempo lo ha
scritto qui Stefano Rodotà che questo "pacchetto" di norme avrebbe creato
un vero e proprio «diritto penal-amministrativo della disuguaglianza» in
contrasto con i precetti della Costituzione. è accaduto di più e di peggio. Quel
profilo di legalità costituzionale, il precetto che impegna la Repubblica «a
riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell´uomo», ad «adempiere ai
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale», è apparso a
una destra spavaldamente xenofoba null´altro che «un fantasma senz´anima».
Più che di incostituzionalità bisogna parlare di anticostituzionalità, come ha
già fatto Gustavo Zagrebelsky. Bisogna prendere oggi atto del passaggio da
una Costituzione a un´altra. Va registrato questo salto nel vuoto, uno
slittamento che con il cinico progetto di trasformare la paura in utile
politico � prepara una condicio inhumana per il popolo dei "senza": dei
senza permesso, dei senza casa, dei senza patria. è una nuova Costituzione, non
ancora scritta o discussa, che disegna una società di diseguali, «premessa
dell´ingiustizia, della discriminazione, dell´altrui disumanizzazione».
è una deriva coerente con quanto il governo Berlusconi e la sua destra ci hanno
mostrato in questi mesi. L´indifferenza per l´universalità dei diritti
della nuova legge si connette alla distruzione della funzione parlamentare,
prepara la dipendenza della funzione giudiziaria, annuncia la fine della
separazione dei poteri. Lo scambio tra Berlusconi e Bossi è manifesto
anche per chi non ha voglia di vederlo o fronteggiarlo. Alla Lega, federalismo e
leggi xenofobe contro i non-cittadini. Al Capo, la vendetta sulla magistratura e
la concentrazione del potere. Così, passo dopo passo, legge dopo legge, la
nostra democrazia liberale cambia pelle per diventare democrazia autoritaria.
Non ci si deve rassegnare a quest´esito. Non ci si può rassegnare. La bocciatura
del governo al Senato in tre votazioni dimostra che qualche mal di pancia c´è
nella maggioranza. Svela che non tutti, in quel campo, accettano che la politica
dell´immigrazione diventi, nelle mani della Lega, esclusiva questione di polizia
e dispositivo di esclusione e non di integrazione. Si può, si deve credere con
disincanto che qualche argomento, nel prossimo dibattito alla Camera, possa far
leva sui più ragionevoli e pragmatici. è vero, psicologia sociale e cinismo
politico tendono a ingrassare, con la complicità dei media, la diffidenza nelle
relazioni tra le persone e tra le comunità. Come è vero che l´appello alla
legalità costituzionale suona impotente e inutile in ampie aree del Paese. E
tuttavia a quel ceto politico, a quell´opinione pubblica si può dimostrare come
il registro disumano delle nuove leggi non protegge la sicurezza del nostro
Paese. La minaccia. Come la persecuzione degli immigrati non conviene al Paese.
L´esercito di badanti che oggi accudisce i nostri anziani (sono 411.776 colf e
badanti in attesa del "visto") consente un welfare privato, dopo il tracollo di
quello pubblico, anche a famiglie non privilegiate, dal reddito modesto. Chi può
ignorare che quelle braccia che oggi dichiariamo fuori legge consentono al
nostro sistema delle imprese di competere su mercati internazionali o di tenersi
a galla in tempi difficili? O chi può dimenticare che il contributo al prodotto
interno lordo della manodopera straniera sostiene il pagamento delle pensioni di
tutti? Anche chi volesse ignorare tutto questo dovrebbe fare i conti con una
constatazione concreta. Le nuove leggi di uno Stato punitivo e «cattivo»,
come piace dire al ministro dell´Interno Maroni, consegneranno una massa
crescente di non-cittadini migranti a organizzazioni criminali che si
occuperanno del loro alloggio, dei loro risparmi, finanche della loro salute
rendendo più insicuro e fragile il Paese. è un´illusione e sarà
presto un pericolo credere che «noi» cittadini possiamo negare ogni
riconoscimento, anche di una nuda umanità, a «loro», ai non-cittadini. Questa
strategia persecutoria per quanto tempo credete che sarà accettata in silenzio?
Il nostro Paese, già diviso da ostinate contrapposizioni domestiche, non ha
bisogno anche di conflitti razziali.
Giuseppe D’Avanzo Repubblica 6.2.09
Sì alla legge sicurezza: clandestini senza cure
Votato dal Senato il ddl sicurezza. Un insieme di norme repressive tese a
colpire gli immigrati. A partire dall’obbligo dei medici di denunciare gli
stranieri clandestini quando si recano al Pronto soccorso.
La Lega sventola vessilli verdi, esultano dai banchi del Carroccio. Il
capogruppo Bricolo sorride: «Dedicato ai nostri militanti». Ore 14,01, aula di
palazzo Madama, sul tabellone elettronico sono stampati 154 sì e 114 no, nessun
astenuto, una maggioranza netta approva il disegno di legge numero 733
«Disposizioni in materia di pubblica sicurezza».
Immagini che segnano la storia
Ci sono immagini che segnano la cronaca. Forse la storia. Questa è una di
quelle. Perché il testo uscito ieri dal Senato, e che ora andrà alla Camera,
cambia radicalmente due aspetti importanti della cultura del paese. Cambia
l’approccio al grande tema dell’ordine pubblico. Soprattutto cambia radicalmente
l’approccio alla questione immigrati. I 55 articoli voluti dai ministri Alfano e
Maroni, e via via corretti in otto mesi di iter parlamentare segnato dai ricatti
della Lega, contengono cose buone e utili come l’inasprimento della lotta ai
boss di mafia (41 bis più duro) e una maggiore efficacia nel sequestro e nella
confisca dei beni dei mafiosi. Ma in generale certificano per legge l’inizio
dell’intolleranza per il diverso e per il povero e la “caccia” allo straniero.
«Siamo alla persecuzione, il germe della paura prolifera nel paese», dice Anna
Finocchiaro, capogruppo del Pd. Ma parole simili arrivano anche dai banchi della
maggioranza, prova provata di un dissidio che il premier farà fatica a tenere a
bada. «E’ un errore fondamentale, indegno di un paese civile» accusa Francesco
Nucara, segretario del Pri. Attaccano, dalla Camera, Alessandra Mussolini («sono
indignata, saranno esclusi dalle cure anche i bambini») e Margherita Boniver.
Beppe Pisanu dà l’allarme per la «pericolosa deriva». Gli altri devono
trincerarsi dietro l’anonimato, come mercoledì quando hanno bocciato alcuni
emendamenti, tra cui il divieto di trattenere i clandestini nei Cie per 18 mesi,
grazie al voto segreto. Alcune norme danno i brividi più di altre. Una più di
tutte: i medici d’ora in poi potranno denunciare gli stranieri clandestini. E’
stato abolito il divieto di non segnalazione dell’immigrato irregolare che si
reca al Pronto Soccorso. Bisogna pensare alla cattiveria della norma: colpire
una persona nel momento di massima debolezza, quando non sta bene. Proprio per
questo, invece, per la Lega, sarà una buona arma contro i clandestini. Il
presidente del Senato Renato Schifani, seconda carica dello Stato, commenta
così: «La Costituzione è rispettata perché la norma non impedisce l’accesso alle
cure». Come dire: la forma è salva. Si ribellano i medici, no della Cgil, della
Cei, dall’Anaao, e poi tutte le sigle. L’articolo 44 fa nascere, presso il
Viminale, «il registro nazionale dei senza fissa dimora». Entro 180 giorni
dall’approvazione della legge le forze dell’ordine faranno la schedatura di
barboni e senza fissa dimora. L’articolo 46 istituisce le «ronde di cittadini»:
un sindaco può ingaggiare gruppi per vigilare sul territorio. Un emendamento di
Casson (Pd) evita che siano anche armati e che «possano cooperare nello
svolgimento dell’attività di presidio del territorio». Insomma, spuntate ma le
ronde ci saranno. E chi le controlla? Preoccupati i funzionari di polizia:
«Norma molto pericolosa che non farà diminuire i reati
C. Fus l’Unità 6.1.09
Via libera ai rambo delle ronde
Il
"bastone padano" entra nel codiceIl disegno di legge le autorizza ma senza armi.
Da Miglio a Borghezio la mitologia leghista dell’autodifesa
Negli anni ´90 nasce la Guardia Padana: uniformi, giuramenti, alzabandiera
Nel 2000 a Mestre fu perfino ideata la macchina "acchiappa-clandestini"
Ronde sì, dice il disegno di legge approvato dal centrodestra, ma senza armi.
Eh, troppo buoni: ci mancava solo che se ne andassero in giro, a caccia di
malintenzionati, con la pistola, la doppietta caricata a pallettoni e magari
pure il fucile mitragliatore.
Qualche ragionevole controversia, a questo punto, può sorgere semmai a proposito
del bastone. «Per la delinquenza criminale ci vuole il bastone padano» disse nel
gennaio del 1999 l´onorevole Borghezio, che di ronde senza dubbio se ne intende.
Era allora il ministro dell´Interno del governo separatista del Nord, detto
anche governo-sole: «E se ci chiameranno squadristi non importa, ce ne fotteremo»
continuò graziosamente Borghezio. L´attuale ministro dell´Interno del governo
vero, cioè Maroni, trovatosi a parlare subito dopo, cercò di ridimensionare il
proposito contudente: «Non credo che ce ne sarà bisogno».
E tuttavia - ironia della sorte e ancor più delle parole - al comando delle già
ben operose ronde padane c´era a quel tempo un signore che si chiamava proprio
così: Max Bastoni. Candidato alle elezioni in Lombardia aveva come slogan:
«Bastoni contro l´immigrazione». Un giorno, in un mercato di Milano, incrociò
una candidata ds di origine eritrea, e avvenne un parapiglia.
Questo a proposito di Bastoni, e di eventuali legni, mazze e randelli. Vero è
che qualche anno prima, lo stesso Borghezio, che di ronde ne ha fatte così tante
da essersene inventata addirittura una di tabaccai contro i contrabbandieri,
ecco, sempre in un comizio, ma stavolta rivolgendo il pensiero alla mafia nel
nord, Borghezio evocò le virtù della «signora Beretta». In quel caso il
raffreddamento del clima toccò in sorte a Bossi in persona, cui non venne di
meglio che far lo spiritoso sulla «berretta» che ci si deve mettere in testa,
anche a letto, quando fa molto freddo, ah- ah- ah...
Eppure non è questo un giorno allegro per chi, temerariamente, si attardi a
rileggere la storia leghista secondo le categorie del poema eroicomico, o delle
chiacchiere da bar. Sempre riguardo alla vigilanza di volontari anti-criminalità
sul territorio, ieri istituzionalizzata in un ddl: nel 1993 il professor Miglio,
che con il Senatùr ha poi sanguinosamente litigato, ma che ancora funziona come
un faro nel buio della visceralità leghista, disse che il linciaggio - sì, il
linciaggio - era «la forma di giustizia nel senso più alto del termine». Ebbene,
e posto che i linciaggi non prevedono armi di sorta, con il dovuto pessimismo un
po´ viene pure da chiedersi come si regoleranno, queste benedette ronde, di
fronte a qualche efferato delitto. Ma poi, di slittamento in slittamento, anche
in prossimità dei campi rom, sulle strade della prostituzione, nei terreni
destinati a moschee, intorno ai bivacchi dei punkabestia, sulle spiagge battute
dai vu´ cumprà, altrimenti detti abusivi.
E´ vero: le ronde padane esistono già da parecchio tempo. Nate su base
volontaria in prossimità della svolta secessionista come «camicie verdi», a metà
degli anni novanta, si pensò di organizzarle entro un corpo almeno all´apparenza
abbastanza militare, la Guardia Nazionale Padana (Gnp): con abbozzo di uniforme,
giuramento, alzabandiera, comandante in capo (con relativi e immediati impicci
di potere). Forse giova ricordare che nel 1996 l´allora ministro dell´Interno
Giorgio Napolitano definì le ronde: «Velleità fuorvianti» e «iniziative
strumentali e inacccettabili». La magistratura, con il procuratore Papalia,
cominciò a volerci veder chiaro: e a quel punto gli aspiranti Rambo del Volk
padano parvero cautamente riconvertirsi in Protezione civile: medici, cinofili,
pompieri e donatori di sangue. La Gnp fece comunque a tempo a compiere due
grandi manovre, nel 1999, finalizzate a contrastare ipotetici sbarchi di
immigrati a Pietra Ligure e a Iesolo. Durante la guerra dei Balcani qualche
camicia verde dovette anche partire per la Serbia: o almeno così si trova
scritto con qualche vaghezza sulla stampa dell´epoca.
In verità si trova anche traccia di storie a loro modo buffe, o drammatiche:
invocazione e formazione di ronde, ad esempio, dopo fatti e fattacci di cronaca
indebitamente attribuiti a stranieri, per lo più albanesi. La più grottesca fu
la chiamata leghista alle armi dopo la storia boccaccesca degli «amanti di
Capriolo», che erano tutti italianissimi: un lui si era trovato con una sbarra
in testa dopo aver beccato una lei che se la spassava con l´altro. La vicenda
più terribile riguarda invece dei volontari che gettarono una fiaccola su un
accampamento di poveracci a Torino, e solo per miracolo in quel caso non ci
scappò il morto.
I sindaci-sceriffi accompagnano il presente revival. Ma c´è una foto che più di
ogni altra certifica come le ronde possano costituire esse stesse un problema,
anziché la soluzione. E´ un´immagine stralunata, un sogno di natura incubatica:
la macchina «acchiappa-clandestini», cioè un furgone bianco che nel 2000 i
leghisti di Mestre addobbarono con simboli e manifesti. C´era montato sopra una
specie di bidone-aspiratutto, sul modello di Ghost-buster, e l´equipaggio in
posa, la tuta bianca, la maschera, il berrettino verde, la più pacifica e
sincera incoscienza che di lì a qualche anno quella loro stramba allegoria
sarebbe quasi diventata una legge dello Stato.
Filippo Ceccarelli Repubblica 6.2.09
Maroni e lo Stato di polizia
La misura dell'autolesionismo leghista è tutta nella nuova norma fatta approvare
ieri al Senato. Una norma da stato di polizia, che insulta la dignità dei medici
italiani e introduce una clamorosa disparità di diritti nell'accesso al bene
primario della salute. Ma soprattutto una norma inutile. Che nella migliore
delle ipotesi non produrrà alcun effetto di contenimento sull'immigrazione
clandestina e nel peggiore (e più probabile) degli scenari nasconderà sotto il
tappeto un buon numero di patologie ormai di massa, sottraendole al servizio
sanitario nazionale e mettendo a rischio la salute di chiunque si trovi a vivere
in Italia.
Il cattivismo produce dunque un altro autogol. E lo fa per
la stessa ragione di sempre: il voler rispondere alla nostra percezione di
insicurezza con provvedimenti essenzialmente dimostrativi, di nessuna rilevanza
reale sui fenomeni criminali ma di forte impatto propagandistico su quelle che
si considerano le attese del proprio elettorato. Ma la vittoria della volontà di
dimostrazione sulla capacità di repressione è poco lungimirante, crea
nell'opinione pubblica aspettative di rassicurazione totale che nessun governo
(per quanto cattivista) può seriamente garantire.
È una trappola nella quale il centrodestra si è messo con le proprie mani,
avendo scelto di declinare i temi della sicurezza nel linguaggio dell'emergenza
ideologica piuttosto che in quello della ricerca dell'efficacia. Il rischio è
grande soprattutto per la Lega, la cui più recente crescita elettorale è dovuta
agli effetti di buona amministrazione nelle aree in cui è da anni forza di
governo locale e non certo al volume della sua retorica etnica e sicuritaria. E
se questi ultimi provvedimenti di governo ispirati dal suo risveglio
propagandistico non produrranno effetti tangibili, com'è del tutto probabile, la
credibilità politica di un partito che è ormai molto lontano dalla sua prima
versione chiassosa e sovversiva rischia di uscirne frantumata. Perché se la Lega
è cambiata, ancor di più è cambiato il suo elettorato. Che oggi chiede risultati
molto più che identità. Ed è meno disposto del passato a tollerare, ad esempio,
che una norma di puro senso dimostrativo come quella sui medici delatori si
traduca nell'emergenza sanitaria paventata ieri con molto realismo dal
governatore del Veneto Giancarlo Galan.
D'altra parte le difficoltà politiche in cui si dibatte la Lega sono evidenti
già a livello parlamentare, se solo facciamo un passo indietro e ricordiamo che
il giorno prima Maroni era stato clamorosamente battuto dalla propria
maggioranza sui "Centri di identificazione ed espulsione". Segno che il nuovo
cattivismo leghista comincia ad essere temuto da consistenti settori del
centrodestra, come una strada senza uscita che può forse servire al gruppo
dirigente di Bossi e Maroni per resistere ai rischi di omologazione
berlusconiana ma di certo non promette niente di buono per i risultati di
governo. Resta da vedere se questo duello tutto interno alla maggioranza
produrrà effetti deleteri sulla nostra qualità della vita, com'è il caso di
quest'ultima norma, o se potrà essere ricondotto entro i confini di una
ragionevole disputa politica.
Andrea Romano il Riformista 6.2.09