Questa Chiesa non è la Chiesa dei Vangeli
A Mons.
Vescovo
- ai confratelli Presbiteri
- a tutto il Popolo di Dio
- e a tutti gli amici credenti e non credenti
Non posso tenere soltanto dentro di me e non posso solo farne condivisione con i
miei parrocchiani, di una situazione di grande disagio e amarezza che porto nel
cuore.
Ieri sera 24 gennaio 2009, vigilia del 50° anniversario della convocazione del
Concilio Vaticano II da parte di Giovanni XXIII, in modo quasi beffardo, Papa
Ratzinger ha tolto la scomunica ai seguaci di Mons. Lefevre, che non hanno mai
cessato di essere ostili al Concilio e a tutte le riforme liturgiche e pastorali
della Chiesa dagli anni Sessanta in poi.
Già si erano evidenziate le avvisaglie: possibilità di celebrare la messa in
latino, uso del messale preconciliare, istituzione di Chiese particolari per i
Movimenti creando vere autonomie ecclesiastiche, e così via.
Ma ora si è raggiunto il culmine.
Mentre si tengono fuori della Chiesa teologi e Pastori che non
hanno fatto altro che portare a compimento le istanze e le profezie del Vaticano
II, questi pochi nostalgici e reazionari lefreviani possono sentirsi a loro agio
nella comunità ecclesiale.
Così il Papa di fatto ci ha voluto dire che questo Concilio è stato un incidente
di percorso; che la Chiesa deve rimanere ferma a Pio XII; che la profezia va di
nuovo imprigionata; che lo Spirito Santo ha sbagliato quando fece comprendere al
Papa buono di indire il Concilio; che la Chiesa può solo insegnare e non
imparare; che le verità ce le abbiamo solo noi e gli altri devono semplicemente
convertirsi a noi perché hanno sempre sbagliato; che il clericalismo non è
ancora morto, anzi sempre più virulento; che l'ecclesiocentrismo è più
importante del Vangelo del Regno; che noi dobbiamo solo obbedire e non
riflettere.
Questo e molte altre cose ci vuole dire la riammissione dei lefreviani nella
Chiesa.
Allora io pastore di due comunità cristiane di Santomato e di
San Piero, nato come Presbitero proprio per il Concilio, dovrei capire che non
c'è più spazio per il primato della Parola, la responsabilità dei laici nella
Chiesa, l'impegno per rendere il mondo più giusto e più vivibile, il bisogno di
vivere la liturgia non solo con la ricchezza delle lingue dei popoli ma anche
con le ricchezze delle culture (inculturazione), che l'apertura alle altre
esperienze(dunque l'incontro di Assisi cosa ci ha insegnato?)
E dovrei invece capire che è ancora determinante il colletto bianco e la talare
dei preti, il rosso dei vescovi, il potere della mitra, le trine delle tovaglie
della Chiesa, l'ossequio ai poteri politici, i compromessi con i sistemi
economici che pure violentano l'umanità.
Questa Chiesa per me non è la Chiesa che leggo nei Vangeli,
che leggo con i laici impegnati nelle mie comunità parrocchiali, che leggo con i
poveri di tutto il mondo e con i teologi della Liberazione.
Ho tanti peccati da farmi perdonare ma non l'ipocrisia di tacere di fronte a
questo modo di chiedermi di vivere come Pastore nella Chiesa.
E' per questo, non cercando consensi che comunque un po' troverei, che voglio
dire a tutti che continuerò a vivere e impegnarmi per una Chiesa che il Concilio
Vaticano II doveva far diventare profezia e testimonianza di amore e carità, di
servizio e gratuità.
Non ho scritto tutto ciò perché sono stanco o in crisi affettiva o per delusioni
nel mio impegno pastorale: chi mi conosce sa quanto stia lavorando e quanto sia
preso dal Ministero; ma l'ho fatto per la passione e l'amore che ho per la
Chiesa e per un sussulto di dignità, per cui non potevo tacere.
Chiedo scusa a chi ritiene sproporzionata questa reazione e
chiedo scusa per le ferite che porterò a qualcuno, ma tutto sommato spero che
questa lettera aiuti tutta la Chiesa a riflettere e se sarò capito ne sarò
felice.
Grazie per avermi ascoltato e un saluto fraterno.
Don Paolo Tofani Aprile online 30 gennaio 2009
* Parroco di Santomato e San Piero Agliana