Il teologo Küng
"Nella Chiesa è in atto la restaurazione"
intervista ad Hans Küng, a cura di Andrea Tarquini
«Voglio aspettare a prendere una posizione su questa polemica, perché in gioco
ci sono problemi di
fondo. Voglio prepararmi a dire la mia sugli aspetti cruciali del processo in
corso. Perché la
questione di questi quattro vescovi è solo da vedere nel contesto generale di
una restaurazione».
Così il famoso "teologo ribelle" tedesco il professor Hans Küng commenta al
telefono con La
Repubblica e altri media internazionali la situazione nella Chiesa cattolica
dopo il ritiro della
scomunica del vescovo negazionista Williamson e degli altri tre presuli della
Confraternita
ultraconservatrice fondata da Monsignor Lefebvre. Nella Chiesa cattolica tedesca
prevalgono pareri
fortemente contrari, La teologa Uta Ranke-Heinemann parla di «responsabilità
vergognose».
Professor Küng, quanto è importante la revoca della scomunica contro i
quattro vescovi?
«I significati fondamentali li ha il processo generale in corso. La questione
della revoca della
scomunica ai quattro vescovi sopra citati secondo me, da sola, di per sé non è
davvero importante,
ma ha un significato e va vista e inquadrata in un contesto generale di
restaurazione».
Che significato hanno questo contesto generale e gli ultimi eventi?
«Nel contesto generale gli ultimi eventi sono un segno del continuo
irrigidimento del Vaticano, la
continua marcia indietro, il continuo susseguirsi di un passo indietro dopo
l´altro. Voglio pensare e
prendere posizione sugli eventi in questo contesto, sto riflettendo ancora su
come farlo».
Quanto è preoccupante e serio questo processo?
«È molto preoccupante. Ma voglio aspettare ancora qualche giorno, farò attendere
ancora un po´ la
mia voce».
Eppure per il caso Williamson fedeli e opinioni pubbliche sono sotto shock,
che ne dice?
«Williamson è solo un aspetto del contesto generale. Non l´unico. Per quanto
l´antisemitismo sia
ributtante e da respingere, l´insieme dello sviluppo in corso è molto più carico
di serie conseguenze.
Stiamo parlando di persone che non hanno ancora sottoscritto la dichiarazione
sulla libertà di
religione e il decreto sugli ebrei (i documenti conciliari, ndr)».
Cioè il problema non è solo la polemica cristiani-ebrei bensì le idee di
fondo della Chiesa sul
suo posto nel mondo moderno?
«Sì. La questione è l´insieme del corso che Papa Ratzinger ha fatto imboccare
alla Chiesa.
Purtroppo un percorso significativamente all´indietro».
Anche rispetto a Papa Wojtyla?
«Sì. Certo, Papa Wojtyla ha saputo evitare alcuni errori, e sapeva meglio
parlare alla gente. E fu lui
a scomunicare i vescovi di Lefebvre. Ecco un altro esempio di passo indietro
oggi. In generale, la
volontà di riconciliazione con i membri della confraternita è da valutare
positivamente. Ma insisto,
resta del tutto non chiaro se questi vescovi riconoscano il Concilio Vaticano II
o se rispettino il
decreto sulla libertà religiosa».
Il Papa vive davvero nel mondo moderno, capisce i fedeli?
«Il Pontefice vive nel suo mondo, si è allontanato dagli uomini, e oltre a
grandi processioni e
pompose cerimonie, non vede più i problemi dei fedeli - risponde Küng alla tv
svizzera - Per
esempio la morale sessuale, la cura pastorale delle anime, la contraccezione. La
Chiesa è in crisi, io
spero che egli lo riconosca. Sarei felice di passi di riconciliazione specie
verso gli ambienti dei
fedeli progressisti. Ma Benedetto non vede che sta alienando se stesso dalla
gran parte della Chiesa
cattolica e della cristianità. Non vede il mondo reale, vede solo il mondo
vaticano».
la Repubblica 27 gennaio 2009