L'Italia non è l'Iran


Con le dichiarazioni del Cardinale Poletto siamo alla quadratura del cerchio: ecco, infine, nero su
bianco, le ragioni per non applicare le sentenze che riconoscono il diritto di Eluana Englaro
all’interruzione dei trattamenti che la tengono artificialmente in vita! Non che non le sospettassimo,
ma certo sentirle enunciare così chiaramente fa impressione, per chi crede nello Stato di diritto,
retto dalla Costituzione e dalle leggi ad essa conformi, approvate dai rappresentanti del popolo ed
applicate da un potere giudiziario indipendente.
In caso di conflitto tra la legge dello Stato e quella religiosa, superiore alla prima in virtù della sua
connaturata «bontà» - ha detto il Cardinale, ad un cattolico non resta che fare obiezione di
coscienza. Affermazioni stupefacenti, che negano i caratteri del rapporto tra Stato e religione come
configurato, ormai da secoli, in tutti gli stati che non siano riconducibili alla categoria delle
«teocrazie».
Solo in queste ultime le leggi religiose si pongono al di sopra delle «leggi degli
uomini», che vanno disapplicate quando siano in contrasto con le prime: questo accade, non senza
discussioni e comunque a seguito di apposite previsioni costituzionali, in alcuni paesi islamici, per
fare un solo nome nell'Iran degli ayatollah. Ancora più paradossale è il richiamo, fatto dal
Cardinale, ingenuamente o maliziosamente, alla obiezione di coscienza al servizio militare, che si
basava sul principio pacifista, pienamente riconosciuto dalla Costituzione italiana. Ad essa non è
certo paragonabile l'obiezione invocata in nome di un principio (la supremazia della «legge di Dio»)
che, al contrario, viola un principio fondamentale del nostro ordinamento e ne mette in discussione
la stessa essenza.

Tania Groppi    l'Unità  23 gennaio 2009



 

 

La Chiesa parla lo Stato no


La frase del Vangelo di Luca (11, 42-46): «Guai a voi dottori della legge, che caricate gli uomini di
pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito» fa riflettere su quanto
accaduto in questi mesi a proposito di Eluana. Il papà della ragazza ha chiesto di staccare il sondino
che da 17 anni la tiene in vita nutrendola e idratandola artificialmente, la magistratura - con una
sentenza della Cassazione - ha risposto che è possibile farlo; il ministro Sacconi con un atto di
indirizzo inviato a tutte le Regioni, ha invece dichiarato che non era una strada percorribile. E la
Presidente del Piemonte Bresso ha infine affermato che è possibile secondo la legge.
Ma il nodo della vicenda Eluana non si è sciolto perché in realtà la legislazione italiana ancora non
ha affrontato il problema. Il cardinale di Torino Poletto replicando alla Bresso ha chiesto l’obiezione
di coscienza ai medici cattolici. Essendo un’autorità religiosa ha il diritto di farlo. Sarà poi lo Stato
decidere se punire o accettare gli eventuali obiettori. Il cardinale si richiama a una legge morale e ha
diritto, in tal senso, a esprimere la sua visione delle cose, ma il presidente del Piemonte ha
altrettanto il diritto e il dovere di amministrare secondo quanto previsto dalla giustizia dello Stato.
Non è la prima volta che c’è disparità tra i riferimenti morali e quelli civili. Se la legge civile mi
dicesse: «Denuncia un immigrato irregolare che ti chiede aiuto», io non lo segnalerei. In tal caso
sarei reo di fronte alla giustizia, ma in pace con la legge morale che mi richiama alla carità e all’amore di Dio. È ora che il legislatore si assuma la sua responsabilità e abbandoni l’ambiguità: quello che chiede Beppino Englaro è possibile o no secondo la legge?

don Vinicio Albanesi      l'Unità 23 gennaio 2009