Se indecente non è il massacro di Gaza, ma Annozero…
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, telefona al presidente della
Rai, Claudio Petruccioli, per dirgli che «è stato superato il livello di
decenza». Il capo del governo, Silvio Berlusconi, si esibisce in una nuova
versione del celebre “si contenga”. Il governo israeliano, attraverso
l'ambasciatore Gideon Meir, scrive una lettera al presidente della Rai,
protestando «la mancanza di professionalità, inadatta alla televisione pubblica
italiana». Indecente non è il massacro di Gaza, ma un programma di Michele
Santoro dedicato all'atroce carneficina.
Uno stato estero, la terza carica della repubblica italiana, il presidente del
consiglio sparano cannonate contro un Annozero sulla guerra dei bambini uccisi
sotto gli occhi del mondo, in diretta tv, come è accaduto ieri, quando mentre
era al telefono con un'emittente israeliana, Ezeldin Abu el Aish, ha visto
atterrargli in casa una bomba e cinque sue figlie morirgli accanto.
Sull'attenti la risposta di Petruccioli: «Santoro merita critiche severe». Del
resto, per scatenare l'offensiva del partito filoisraeliano basta denunciare il
carattere “punitivo” dell'offensiva, definendola «un massacro non una guerra»,
come ha fatto Massimo D'Alema, nel silenzio dei suoi compagni di partito.
Quella dedicata alla strage degli innocenti di Gaza, non è stata una delle
migliori serate di Annozero. Andamento confuso, atmosfera nervosa, interventi
ripetitivi, protagonismi degni di miglior causa. Come la teatrale uscita di
scena di Lucia Annunziata, ospite della strasmissione di Santoro. Più che alla
«guerra dei bambini», l'ex presidente della Rai, sembrava interessata a
discutere dell'impostazione del programma di cui era ospite. Rubando il mestiere
a un Mastella qualsiasi, dopo aver ripetutamente accusato Santoro di
“faziosità”, offesa dalla replica dell'amico e collega («non dire le fesserie
che tutti dicono contro di noi, ma quali meriti pensi di acquisire?»), si è
alzata e se ne è andata. Su un tappeto rosso di complimenti bipartisan, una
valanga di dichiarazioni che per tutto il giorno hanno intasato le agenzie di
stampa.
La politica si era meritata la performance migliore nella sfuriata finale di un
Santoro urlante contro la luna, contro la politica «che non fa un tubo, che è
impotente».
Mirando però al bersaglio sbagliato («Veltroni andasse a Gaza anziché in
Africa»), visto che il leader del Pd, almeno per i bambini sterminati dalla
fame, prova a fare qualcosa.
E quale sarebbe la colpa? Aver fatto confrontare giovani palestinesi con giovani
israeliani? Aver mostrato l'ospedale di Gaza? Non aver rappresentato in par
condicio le ragioni degli uni e degli altri per mettere in primo piano «le cose
che stanno accadendo per come stanno accadendo?». Sul punto Santoro ha ragione
da vendere. Politicamente e giornalisticamente. Quando i morti sono uno a mille,
quando i bambini uccisi sfiorano i quattrocento, il giornalista ha il dovere di
titolare “la guerra dei bambini”. Per poi chiedere ai suoi interlocutori cosa si
propone Israele con questa guerra e cosa si prevede per il dopo.
La materia incandescente richiedeva però di scartare dal solito copione. Meno
voci, più profondità, più governo delle emozioni, più informazione (quanti
italiani sanno dov'è Gaza, cos'è la Cisgiordania, quale il reddito dei
palestinesi...), più attenzione alla difficoltà di decodificare il tasso di
manipolazione. Ma questi sono appunti e considerazioni che riguardano un gruppo
redazionale. Se invece a insegnare come si fa giornalismo, come si declina
l'attualità sono stati e governi, allora comandano solo gli elmetti.
Norma Rangeri
il manifesto
17 gennaio 2009