Le libertà oggi a rischio
Intervista a Gustavo Zagrebelsky
Professor Gustavo Zagrebelsky, qual è l´insegnamento essenziale che viene dalla
lezione pubblicata in questa pagina?
«Si può notare quanto questo testo sia lontano dal cliché che fa del professor
Bobbio un teorico della democrazia esclusivamente formale, cioè della democrazia
come insieme di regole procedurali. Senza queste regole, non c´è democrazia. Ma
non è vero che la democrazia si esaurisca qui. Non bastano le istituzioni;
occorre che le istituzioni siano "alimentate da saldi principi" e questi saldi
principi sono l´humus della democrazia. Occorre dunque che le forme della
democrazia operino in una sostanza democratica. Bobbio, in questo campo,
era tutt´altro che un formalista. Avendo appreso la lezione dalla teoria e dalla
storia, sapeva bene che, senza sostanza, la democrazia si trasforma in un guscio
vuoto che può contenere, cercando magari di nasconderla o di imbellettarla,
qualsiasi sozzura e che ciò, alla fine, si rivolgerà contro le sue regole
formali, rendendole odiose ai più. Se le procedure democratiche si riducono a
una scorciatoia per gli interessi dei potenti di turno, è facile che la
frustrazione dei molti possa essere indirizzata contro la democrazia, invece che
contro chi ne abusa. L´origine del populismo è questa».
Sta parlando
di noi?
«Sto parlando, mi pare, di un rischio che la democrazia corre in quanto
tale. Se poi oggi viviamo in condizioni particolari di pericolo, ciascuno
giudichi da sé. Per dare un giudizio, questo testo suggerisce di non
limitarci alle forme e di portare l´attenzione sulla sostanza. Bene o male, le
forme ci sono o, se non ci sono, è perché, prima, si è persa di vista la
sostanza».
Tre sono i
punti essenziali indicati da Bobbio: libertà civili, libertà politiche, libertà
sociali. Quali libertà sono oggi più "a rischio"?
«Questo testo parla una sola volta di uguaglianza, a proposito della libertà in
politica: in democrazia non vi sono "governanti e governati per destinazione,
potenti incontrollati e servi rassegnati". Ma l´uguaglianza è una
condizione onnipervasiva della democrazia. Senza uguaglianza di mezzi materiali
e intellettuali, la libertà cambia natura e la democrazia si trasforma in
maschera dell´oligarchia, cioè del regime del privilegio di pochi, non
necessariamente i migliori, a danno dei molti, non necessariamente i peggiori,
ma certamente i più deboli. Cioè: la democrazia, che dovrebbe essere il
regime che bandisce tra gli esseri umani l´uso della forza, si rovescia nel suo
contrario, cioè nel regime basato sullo squilibrio della forza. Da qui può
venire una risposta alla sua domanda. Mai come in questo momento della
vita della nostra società constatiamo tanta iniquità nella distribuzione dei
beni materiali, delle conoscenze e delle risorse intellettuali. La
critica antidemocratica ha sempre sottolineato il rischio della massificazione,
dell´appiattimento verso il basso. Ma qui, ora, si prefigura un incubo diverso:
il gregge esposto e ignaro, guidato da pochi pastori, cioè da gente che - come
diceva Trasimaco - solo l´ingenuo Socrate poteva credere avesse a cuore il bene
delle sue pecore, piuttosto che il proprio interesse. Una politica per
l´uguaglianza: ecco ciò di cui ci sarebbe bisogno e non si vede in giro, nemmeno
a sinistra».
Di fronte
all´involuzione in atto, suonano profetiche le parole di Bobbio che,
all´ottimismo dei padri, oppone la necessità di essere "democratici in allarme".
Non siamo stati abbastanza "in allarme"?
«Bisogna prendere sul serio quanto Bobbio stesso dice della democrazia.
Dice che non è un dato di fatto, un "cammino fatale" che si possa percorrere con
facile fiducia. No. La democrazia è una meta, anzi "la meta più alta", che
richiede molto impegno e molte rinunce e non può vivere senza un ethos adeguato».
È ciò che
manca oggi in Italia?
«Sì, abbiamo pensato che la democrazia sia un regime naturale, al quale tutti,
purché non coartati da qualche dittatore, si sarebbero orientati spontaneamente.
Ricorda il discorso di Montesquieu sulla "molla della politica"? La molla
che fa funzionare il dispotismo, per esempio, è la paura; il potere dei
privilegiati, l´invidia (finché dura e non si trasforma in rabbia).
Per la democrazia, che è il regime di tutti, occorre una "virtù" particolare,
fatta di serietà e sobrietà negli stili di vita, di stima reciproca, di spirito
d´uguaglianza, di rifiuto del privilegio e rispetto del diritto, di cura per le
cose pubbliche che, essendo di tutti, non possono essere preda di nessuno in
particolare. Potrei continuare e sarebbe un elenco che ci farebbe venire i
brividi, per quanto lontani siamo dall´avere consolidato quella molla ideale.
L´atteggiamento etico che è stato diffuso dappertutto e con tutti i mezzi, in
questi decenni, è l´esatto contrario di tutto ciò. E ci stupiamo se avvertiamo
la democrazia scricchiolare?».
È questo
l´effetto che le ha fatto leggere le parole di Bobbio?
«Sì. I nemici della democrazia sanno che la prima battaglia per
combatterla si svolge nei convincimenti e negli stili di vita che essi
promuovono. Gli amici della democrazia dovrebbero fare altrettanto, sul versante
opposto».
Simonetta Fiori Repubblica 8.1.09