La verità senza Dio non esiste: l'abbraccio di Pera e Ratzinger


Vale la pena di riflettere sul dialogo fra il papa e Marcello Pera, ex presidente del Senato, professore
di filosofia della scienza a Pisa. Un dialogo, anzi un abbraccio: le due posizioni, infatti, si
avvicinano al punto di unificarsi. Sia Pera che il papa sostengono che non può esistere un vero
liberalismo senza il sostegno della religione. Quella cattolica, naturalmente. Secoli di dispute e di
cultura sembrano inginocchiarsi davanti al Vaticano. Niente vera libertà senza Dio. Il luogo
dell’abbraccio è il recente volume di Pera Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa,
l’etica (Mondadori) con una lettera-prefazione di Benedetto XVI (un intervento pontificio piuttosto
straordinario). Il papa sostiene che «all’essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento
nell’immagine cristiana di Dio». Niente liberalismo, dunque, senza cristianesimo. Pera è
perfettamente d’accordo, anche se non molti «liberali» lo sarebbero. L’accordo prosegue nella
comune condanna del pericolo che la società di oggi deve affrontare, il relativismo.
Questa è,
secondo i dialoganti, la causa principale di tutte le crisi che preoccupano il nostro mondo e che
soltanto la certezza della fede religiosa – cristiana – potrà superare. Pera arriva a sostenere che la
crisi relativistica si radica proprio nella democrazia «che non ha religione, è religione a se stessa ».
E ancora: «Quello stato liberale che per i padri del liberalismo, imbevuti di cristianesimo, aveva la
funzione del garante e custode del rispetto dei diritti umani fondamentali, sacri, inviolabili, non
negoziabili, fondati su valori altrettanto sacri, è diventato oggi il più insidioso avversario di quegli
stessi valori». Unico possibile rimedio: «Restituire al liberalismo il senso dei suoi fondamenti
cristiani».
Ratzinger, ovviamente, ringrazia. Ma non può non provare un certo imbarazzo. Come mettere
d’accordo questa esaltazione della necessità assoluta dell’intervento del Dio cattolico con tutte le
espressioni di ecumenismo che hanno caratterizzato il cattolicesimo dei recenti anni postconciliari?
Si rischia un clamoroso ritorno indietro, certamente estraneo alle abitudini del magistero vaticano.
Ma la soluzione non manca, anche se appare immediatamente piuttosto discutibile. Il papa,
d’accordo con Pera, sostiene che i rapporti con le altre religioni riguardano non le fedi ma le
culture. Una sorta di serie B. Dice, infatti, nella introduzione al libro di Pera: «Particolarmente
significativa è per me anche la sua analisi dei concetti di dialogo interreligioso e interculturale. Ella
spiega con grande chiarezza che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è
possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali
della decisione religiosa di fondo. Mentre su quest’ultima un dialogo non è possibile senza mettere
fra parentesi la propria fede ».
Chissà che cosa penseranno di questo degrado tutti quei dialoganti che in questi anni hanno creduto
di dialogare veramente con la fede cattolica? Pera esprime la convinzione «che questo libro non ci
sarebbe stato se Benedetto XVI non avesse scritto e parlato e non testimoniasse ciò di cui scrive e
parla». Il papa risponde: «Spero che questo libro trovi larga accoglienza e aiuti a dare al dibattito
politico, al di là dei problemi urgenti, quella profondità senza la quale non possiamo superare la
sfida del nostro momento storico». Per Pera e Ratzinger, dunque, non esiste libertà senza Dio. La
parola, ora, ai sostenitori della laicità della libertà.

Filippo Gentiloni       il manifesto  2 gennaio 2009