L'embrione è
(quasi) persona. I mille no del Vaticano
Una sfilza di no. Tutto illecito, tutto immorale. No alla fecondazione
artificiale omologa o
eterologa, no al congelamento degli embrioni, no alla "adozione" o all'uso per
terapia di quelli
«orfani» in frigorifero, no alla ibernazione degli ovociti, no alla diagnosi
preimpianto, no alla
spirale, no alla pillola del giorno prima e a quella del giorno dopo, no alla
selezione degli embrioni,
no alla sperimentazione su di essi e alle terapie tramite cellule embrionali, no
ad ogni tipo di
clonazione terapeutica, no ai vaccini ricavati da feti abortiti o «cadaveri» di
embrione. L'ex
Sant'Uffizio concede due unici sì alle cellule staminali adulte e alle poche
tecniche mediche che
facilitano la fecondazione senza tuttavia sostituire l'atto sessuale tra
coniugi. Non c'è concepimento
lecito fuori dal talamo sponsale né provetta che possa moralmente sostituirsi
alla nuziale
congiunzione carnale.
In concreto? Maria Luisa Di Pietro, presidente di "Scienza & vita" e docente
alla Cattolica,
chiamata a conforto dei presuli nella presentazione delle ultime "Istruzioni"
vaticane, ne fornisce un
esempio. Si scopre così che per la Chiesa è lecito il ricorso ad una sorta di
preservativo a condizione
che sia bucato e ad usarlo siano due coniugi. A cosa servirà mai? Gli sposi si
appartano insieme in
ospedale e biblicamente si accoppiano; qualche spermatozoo approfitterà del foro
per inoltrarsi
lungo le vie preferite e così il marito potrà sempre illudersi che sia stato
quello a fecondare la
consorte. Intanto un medico, più smaliziato, raccoglierà gli altri spermatozoi
per «veicolarli previa
preparazione» nell'utero della donna in modo da facilitare l'inseminazione.
Questa pratica si chiama
"Semen collection device" e Santa Romana Chiesa l'approva. Per il resto,
considera moralmente
illecita la stessa legge 40 che il cardinal Ruini difese a colpi di astensione
come male minore.
Le nuove direttive Dignitas personae, approvate da Benedetto XVI ed emanate dal
dicastero
vaticano con l'apporto della Pontificia accademia per la vita, passano in
rassegna tutte le novità in
materia e ne fanno strage. Tanto che il segretario dell'ex Sant'Uffizio Luis
Francisco Ladaria mette
in conto una prevedibile polemica contro la Chiesa dei no, mentre il portavoce
della Santa sede
Federico Lombardi esalta il documento come prova del «coraggio» della Chiesa
nell'enunciare
pochi e saldi principi in questa epoca di grande confusione. Tutti i divieti
dipendono infatti da un
assunto fondamentale: l'embrione ha «dignità di persona», non sono ammesse
distinzioni tra le varie
fasi della formazione umana «a partire dallo zigote».
Che bisogno c'era di questi dettagliati comandamenti? Non era tutto previsto
nella Donum vitae del
1987 e ancor prima nella Evangelium vitae di Paolo VI? No. In quei documenti
l'embrione non
veniva ancora indicato come persona. A spiegarlo è il neopresidente
dell'Accademia per la vita,
Rino Fisichella, che ha raccolto il lavoro iniziato molto tempo fa dal
predecessore Elio Sgreccia.
Nemmeno adesso l'equivalenza embrione-persona viene espressa «esplicitamente» ma
- come
sottolinea l'arcivescovo - «implicitamente» il concetto risulta chiaro. Ed è un
salto netto verso le
posizioni pro-life più intransigenti. Se l'embrione ha dignità di persona
vuol dire che lo è
effettivamente. E se sopravvive un giro di parole ad attenuare l'impatto di
questa affermazione è
solo per evitare le conseguenze «filosofiche» e ancor più le ricadute giuridiche
di una stretta
equiparazione tra embrione e persona. Altrimenti la Chiesa dovrebbe rivendicare
che le leggi civili
puniscano il «peccato d'aborto» e «l'intenzione di aborto» come omicidio ma così
salterebbero le
accortezze tattiche che il Vaticano ritiene ancora necessarie. D'altra
parte in questo nuovo
documento gli ordini non scarseggiano fino a mettere in guardia i ricercatori
dalla «cooperazione al
male» nel caso che si trovino a manipolare materiale biologico "illecito"
proveniente da aborti.
Con la Dignitas personae la Santa sede accelera l'offensiva. Fisichella si muove
a proprio agio
nell'amato progetto dell'incontro con certi atei devoti: «La vita umana è in
serio pericolo», sostiene,
le disposizioni susciteranno anche «derisione» ma altri, non credenti, saranno
provocati a riflettere
sulla difesa della vita e a combattere aborti ed eutanasia.
La discussione nelle sacre stanze non è stata facile su tutti i punti.
L'associazione "Scienza & vita"
accetta l'ipotesi di una «adozione prenatale» per smaltire le scorte di embrioni
congelati, fermo
restando l'opposizione a produrne altri. Al contrario per la Congregazione della
dottrina quegli
embrioni devono restare sotto gelo per l'eternità. La contraddizione è
insolubile, il Vaticano finisce
impigliato nel suo stesso ragionamento e rimpalla: noi l'avevamo detto di non
produrli. Gli embrioni
dovranno quindi deperire o, nella logica proposta, dovranno "morire", pur di non
trasgredire gli altri
due imperativi: non concepire figli al di fuori del matrimonio e non separare la
procreazione
dall'amplesso tra coniugi. Il dovere di copula matrimoniale è quasi ossessivo.
Il discorso sull'amore
che la prima enciclica di papa Ratzinger prometteva di innalzare alle vette
teologiche di "eros e
agape" ora sprofonda nelle minuziose prescrizioni di amplessi fecondi di
laboratorio. Annegano in
questo elenco di no le preoccupazioni peraltro giustificate sui rischi di
tentazioni eugenetiche, di
violazioni del principio di uguaglianza, di «schiavitù biologica» dei più
deboli, di spericolate
clonazioni o ibridazioni dell'essere umano.
Fulvio Fania Liberazione
13 dicembre 2008