L'intransigente Ratzinger chiede piu' libertà religiosa
Vaticano. Il papa rivendica piu' spazio contro l'agnosticismo e il relativismo. Ma, è il primo a negare la libertà di pensiero all'interno della Chiesa
 

Papa Benedetto XVI, nell’indossare il triregno, si è assunto un impegno serio e profondo: quello di discutere a fondo la questione dell’identità e della prospettiva della cultura europea. Già la scelta di imporsi il nome del santo protettore d’Europa, la cui memoria è legata ai monasteri che preservavano il sapere nel furore delle invasioni e delle continue violenza del primo Medioevo, indicava una scelta forte, che ha fatto dire a molti, francamente un po’ disgustati dallo zuccheroso buonismo "urbi et orbi" del suo predecessore, che almeno ci sarebbe stato confronto.
Un papa non digiuno di filosofia, con un punto di vista intransigente ma schietto, capace di mettere in campo tutte le sue ragioni, potrebbe avere l’indiscutibile merito di promuovere, finalmente, una discussione a tutto campo con chi la pensa in modo diverso, anche perché, al momento, sui dissidenti non pende la minaccia del braccio secolare. Ci potevamo aspettare, insomma, che Ratzinger tenesse fede alla sua fama, e che un uomo della sua tempra filosofica si rendesse conto che, insomma, qualche contraddizione nelle tesi ecclesiastiche c’è, eccome se c’è.
Invece, no: l’Angelus di domenica, forse la dichiarazione più politica uscita finora dalle labbra del capo della chiesa romana, altro non fa che ripetere la solita tiritera a base di bambini non nati e mani cucciole, questa volta condita anche dalla lacrimuccia di rito per i poveri portatori di handicap eliminati dall’eugenetica laicista, per poi inventarsi una straordinaria bestialità concettuale. La libertà religiosa, secondo l’erede di Pietro, sarebbe in pericolo, “negata per motivi religiosi o ideologici; altre volte, pur riconosciuta sulla carta, viene ostacolata nei fatti dal potere politico oppure, in maniera più subdola, dal predominio culturale dell'agnosticismo e del relativismo”. Stupisce che un predominio culturale, peraltro tutto da dimostrare almeno nel Paese delle ventisette fiction su Padre pio, dei preti investigatori, delle dirette fiume dal Vaticano, della genuflessione rituale di ogni potere, politico, economico e mediatico, possa essere visto come una negazione della libertà. Per meglio dire, può pensarlo l’ipotricotico, talmente frustrato dalla mancanza di intellettuali di destra migliori di Marcello Pera da attribuirne la colpa al perfido complotto comunista. Ma la libertà, a quanto ci risulta, viene minacciata solo quando subisce una costrizione da parte dell’autorità, non quando un’opinione si deve confrontare con un’altra, magari anche più forte o più diffusa.
Anzi, diciamocela tutta: ci pare che la libertà sia proprio questo, la coesistenza e il confronto di posizioni diverse, legittimate ad esprimersi ma che, comunque, competono per affermare la forza dei loro argomenti. Questa era la libertà laica che permetteva di salutare con una certa soddisfazione l’avvento del bavarese sul soglio di Pietro. Se oltre-tevere la libertà consiste solo nell’ascoltare la verità rivelata, allora qualche problema c’è, dal momento che per dare legittimità al discorso vaticano si dovrebbero annullare tutti gli altri, e questa non sembrerebbe una così gran libertà.
Ma, in fondo, il nostro non ha tutti i torti, a dire che la libertà religiosa è in pericolo. Basti pensare al caso di padre Rodolfo Zecchini, insegnante di Etica all’istituto teologico san Zeno, “sollevato dall’incarico” dal suo superiore monsignor Flavio Roberto Carraio, perché aveva pubblicamente dichiarato che avrebbe votato sì ai primi tre quesiti dell’ultimo referendum. Ha ragione il papa: in un Paese in cui si viene licenziati per divergenze teologiche, non ci può essere vera libertà religiosa.

 

Nane Cantatore    AprileOnLine.Info n.64 del 06/12/2005