L'autorevole voce
del cardinale Carlo Maria Martini
Era molto atteso il libro del Cardinale Carlo Maria Martini «Conversazioni
notturne a
Gerusalemme» (Mondatori; sottotitolo: «Sul rischio della fede»).
Si tratta di un lungo dialogo con un noto gesuita austriaco impegnato nel
sociale, Georg Sporschill.
Un'attesa legata sia alla personalità dell'ex arcivescovo di Milano sia a alcune
indiscrezioni che
hanno preceduto l'uscita del volume.
Una delusione? Si deve dire di sì per chi si fosse aspettato un'autorevole
critica delle tendenze
dell'attuale pontificato. Deluso, dunque, chi si fosse aspettato un Martini
antiratzinger. Critiche di
questo genere non trovano spazio all'interno delle strutture cattoliche. Nel
libro di Carlo Maria
Martini, però, non mancano riflessioni interessanti e certamente non gradite
all'interno dei palazzi
vaticani, anche se sempre molto «soft». Non è un caso se la stampa cattolica
ufficiale del libro non
ha - ancora - parlato.
Le critiche più chiare e più dure Carlo Maria Martini le rivolge alle posizioni
cattoliche ufficiali
sulla sessualità: in concreto contro la enciclica «Humanae vitae» di Paolo VI
che, come è noto,
proibiva l'uso degli anticoncezionali.
«La cosa più triste è che questa enciclica ha contribuito a far sì che molti non
prendessero più in
seria considerazione la Chiesa come interlocutrice o maestra. Soprattutto la
gioventù nei nostri paesi
occidentali... Riconosco che l'enciclica «Humanae Vitae» ha purtroppo prodotto
anche un effetto
negativo». E ancora: «Per i temi che riguardano la vita e l'amore non
possiamo in nessun caso
attendere tanto. Saper ammettere i propri errori e la limitatezza delle proprie
vedute di ieri è segno
di grandezza d'animo e di sicurezza».
E ancora: «Probabilmente il papa non ritirerà l'enciclica, ma può scriverne una
nuova che ne sia la
continuazione». E Carlo Maria Martini cita il pericolo dell'Hiv.
Comunque se la critica al magistero vaticano è «soft», Carlo Maria Martini
insiste sulla necessità di
una chiesa «aperta», non arroccata su se stessa e sulle proprie sicurezze.
«Voglio una chiesa aperta,
una chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, che guardi lontano».
Anche se Carlo Maria Martini non lo dice esplicitamente, questa chiesa auspicata
non è quella di
Joseph Ratzinger.
Una conferma: «Il Concilio Vaticano Secondo ha proclamato l'apertura della
Chiesa al mondo. Oggi
le porte sembrano chiudersi di nuovo. La maggioranza di coloro che sono rimasti
e di coloro che
dirigono la Chiesa è unita più su una ristrutturazione che non su un'apertura
verso l'esterno».
Speriamo che l'autorevole voce di Carlo Maria Martini sia ascoltata.
Filippo Gentiloni il
manifesto 23 novembre 2008