L'Ici delle chiese costerà 24,5 milioni
L'assessore al bilancio, Marco Causi, lancia l'allarme. Esentate anche le
Fondazioni bancarie?
Oggi il
parlamento è chiamato a votare la norma che prevede l'esenzione del pagamento
dell'Ici per tutti gli immobili - anche di uso commerciale - di proprietà di
enti religiosi e non profit. Si tratta di una nuova pesante bordata sulle casse
dei Comuni, che già la stessa legge finanziaria 2006 mette in grande difficoltà
con il taglio dei trasferimenti. L'esenzione dell'Ici ha una storia sofferta,
perché prima era stata inserita nel decreto sulle infrastrutture, poi, dopo
varie proteste era stata cancellata. La norma è riapparsa poi con l'ultima
stesura del decreto fiscale, ma con un emendamento che la estende, oltre alla
Chiesa cattolica, a tutte le religioni (musulmani esclusi) e agli enti non
profit. Molti Comuni, oltre a protestare, hanno subito cercato di quantificare
la perdita di gettito dovuta alla nuova normativa sull'Ici. Molto particolare il
caso di Roma, che vede una forte presenza di immobili della Chiesa cattolica, ma
anche degli altri enti religiosi, nonché di immobili utilizzati dal variegato
mondo del non profit. Abbiamo chiesto a Marco Causi, assessore al bilancio del
comune di Roma, che proprio ieri ha scritto una lettera al ministro
dell'economia, Giulio Tremonti, quali saranno gli effetti reali del
provvedimento. Nella lettera, l'assessore accusa il ministro di aver detto una
bugia al Parlamento, perché ha sostenuto che la nuova norma non avrà effetti sul
gettito delle amministrazioni comunali.
Allora, assessore Causi, quanto sarà la perdita reale
di gettito fiscale per Roma?
Devo fare una premessa tecnica, prima di lanciare con
molta forza il nostro allarme. Noi abbiamo calcolato la perdita di gettito non
sulle entrate fiscali potenziali, ma sulle tasse effettivamente pagate da questi
soggetti nel 2003. E prima di dirvi la cifra, devo anche sfatare un luogo comune
e una certa ipocrisia utilizzata anche dal ministro Tremonti. Dai nostri
accertamenti, risulta infatti che la Chiesa paga l'Ici, anche se non
completamente come dovrebbe. Non è vero, dunque, che l'esenzione dell'Ici non
comporterà perdita di gettito come afferma Tremonti che parla della Chiesa solo
in termini di evasione fiscale. Guardando i dati dei nostri uffici tributari,
possiamo invece dire che la perdita di gettito sarà di 24,5 milioni di euro
l'anno. Questi sono i soldi che sono stati versati nel 2003 per l'Ici di
immobili anche ad uso commerciale degli enti religiosi, che comunque già non
pagano l'Ici per tutti i luoghi di culto.
Sono tutti soldi che venivano dal Vaticano, o
ci sono altre voci in questa cifra dei 24,5 milioni?
Di questa cifra, 16 milioni di tasse vengono
direttamente dalla Chiesa cattolica, mentre circa 8,5 da altri enti. E a queste
cifre andrebbero poi sommati altri 9 milioni di euro dovuti a ulteriori imposte
accertate sempre sulla base della platea su cui si dovrà applicare la norma in
votazione oggi.
Si possono fare degli esempi, per i lettori,
sulla tipologia di immobili che saranno esclusi dal pagamento dell'Ici?
Di esempi ce ne sono tanti. Basta pensare agli
alberghi (e qui a Roma, durante il Giubileo ne sono nati anche di nuovi), o ad
appartamenti concessi in locazione, o magari a cliniche private che appartengono
a enti religiosi, oppure negozi, luoghi di ristorazione e via dicendo. Insomma,
come si capisce, si tratta di una parte molto consistente del patrimonio. E si
tratta di una norma che non solo ci penalizza, ma che rischia anche di essere
anticostituzionale. Con l'esenzione dell'Ici, infatti, si rinuncia a una somma
di entrate nei bilanci che non sarà compensata da altro. E' quindi una norma
senza copertura finanziaria, perché crea un buco senza prevedere come colmarlo.
Infine, vorrei rendere ancora più chiaro il mio allarme. Non oso infatti
immaginare cosa potrebbe succedere se anche altri enti o istituzioni
impugnassero la norma per non pagare l'Ici. Penso a tutti gli immobili delle
Fondazioni bancarie o degli Enti prividenziali. Che cosa succederà se anche l'Inps,
o l'Inail o l'Inpdap decidessero di non pagare visto che svolgono un lavoro non
legato al profitto? Alla fine, saremo di fronte a un paradosso davvero assurdo:
con tutte le esenzioni, l'Ici sarò pagato solo dalla povera gente, che ha una
casa per vivere.
PAOLO ANDRUCCIOLI il manifesto 29/11/05