L'HORROR CHE VIENE DAL SACRO
«Il papa oscurantista.
Contro le donne, contro la scienza» s’intitola il volume di
MicroMega da oggi in edicola.
Interventi di Carlo Flamigni, Gianpaolo Donzelli, Carlo Alberto Redi, Bruno
Brambati, Valeria Parrella e don Enzo Mazzi, del quale pubblichiamo un brano in
anteprima.
C’è un’idea distorta del senso dell’esistenza, una sacralizzazione violenta
della vita, alla base del fondamentalismo che ispira la cosiddetta dottrina
della Chiesa cattolica in campo etico e le scelte politiche degli «atei devoti».
(...) Il documento dei dirigenti delle cliniche romane di ostetricia, che
sancisce il dovere dei medici di rianimare in ogni caso il feto neonato in
estrema prematurità, pur in presenza di rischi di gravi sofferenze e
malformazioni e anche contro la volontà della madre, ha un sapore di
provocazione fondamentalista che rasenta l’horror. Molto è stato detto su questa
«crudeltà insensata», come l’ha giustamente definita Livia Turco. E quando è
stato reso noto quel documento non si sapeva che il peggio doveva ancora venire
e che l’horror avrebbe avuto un seguito: il blitz della polizia nel reparto di
ostetricia del Policlinico di Napoli. Due volanti a sirene spiegate, sette
agenti divisi in tre gruppi, l’irruzione nella camera di una donna appena uscita
dalla sala operatoria dove è stata sottoposta ad aborto terapeutico. (...)
Ritengo che al fondo della crudeltà insensata del documento e alla violenza
provocatoria del blitz poliziesco ci sia un senso alienato della vita derivante
dalla penetrazione nella società moderna del dominio del sacro che è una delle
principali fonti di violenza. La vita è sacra in quanto parte di un tutto in
divenire che comprende finitezza e morte.
«Precipita la vita nella sorte / della non vita da cui viene / e si confronta a
quel nulla / la misura del vivere: il morire», scrive nella raccolta di poesie
Verbale Michele Ranchetti, scomparso di recente, professore ordinario di Storia
della Chiesa all’Università di Firenze dal 1973 al 1998, protagonista dello
scenario poetico italiano contemporaneo, personalità combattuta fra pessimismo e
speranza, affaticata dal bisogno e dall’impegno di pacificazione fra la vita e
il proprio limite, cioè fra le due realtà del nostro essere che sono una cosa
sola ma che la cultura sacrale violentemente separa. Michele Ranchetti è ognuno
di noi, la sua lotta fra pessimismo e speranza è la nostra lotta, la sua fatica
di pacificazione interiore è la nostra fatica, è la fatica dell’umanità in
cammino.
La cultura sacrale si oppone da sempre a questo processo storico di
pacificazione profonda e alla fatica di ogni persona che cerca. Il dominio del
sacro separa la vita dalla sua finitezza. La vita viene sacralizzata come
dimensione astratta contrapposta alla dimensione altrettanto astratta della
morte. La sacralità intesa come astrazione, separazione e contrapposizione fra
le varie dimensioni della nostra esistenza è la proiezione di un’angoscia
irrisolta, di una frattura interna, di una mancanza di autonomia e infine di una
alienazione della propria soggettività nelle mani del potere. Sbaglieremmo se
identificassimo il sacro solo con la sua espressione di tipo religioso. La
sacralità è una funzione del potere, del dominio e dell’espropriazione dell’uomo
e della donna. Ovunque si afferma lo spazio sacro ivi c’è l’interdizione
dell’uomo e della donna di gestire la propria esistenza con la ragione e con
l’azione responsabile. E s’impone il potere assoluto di un dio, sia il Dio delle
religioni tradizionali o il dio delle religioni profane, cioè le religioni del
danaro, della scienza, della tecnica, della guerra e della legge che pretende
asservire l’essere umano invece che porsi al suo servizio. Questo travaso del
sacro dalla cultura religiosa tradizionale alla razionalità moderna non andrebbe
secondo me sottovalutato.
Sono tanti i laici che credono di essersi liberati del sacro perché non si fanno
più il segno della croce. Si dichiarano non credenti, atei, agnostici e si
voltano altrove. E così le strutture del sacro che avvincono le regioni profonde
delle persone e della società possono agire liberamente continuando a inquinare
le nostre esistenze individuali e collettive.
Enzo Mazzi, Comunità dell'Isolotto, 29/2/2008