L'aborto è di Stato
C'è fra lo Stato moderno e le donne un'antica inimicizia,
fatta di esclusione da una parte e di estraneità dall'altra, che la costruzione
della cittadinanza non è mai riuscita a sanare del tutto ma solo a lenire. La
legge italiana numero 194 è stata una tappa cruciale di questo lenimento:
siglando, fra donne e Stato, non la pace ma un armistizio. La procura di Napoli
che ha ordinato il blitz del Policlinico, i poliziotti che l'hanno eseguito con
zelo in eccesso, i politici che lo approvano, lo sdrammatizzano o lo
spoliticizzano, i predicatori che lo cavalcano per testare (scusate la volgarità
della citazione letterale) la grandezza dei propri genitali, devono sapere che
hanno rotto questo armistizio e assumersene, da adulti e non da bambini, da
padri e non da figli in perenne rivolta edipica contro le madri e contro la
Madre, le dovute responsabilità.
Da oggi sul tappeto non c'è solo la questione dell'aborto, o la difesa della
194. E sbaglierebbero anche le donne se si lasciassero prendere nella trappola
strumentale di questo perimetro. La questione sul tappeto è quella dello Stato
costituzionale di diritto. Quello che garantisce - o dovrebbe - che le leggi
siano applicate correttamente e non in un clima di emergenza permanente, quello
che stabilisce - o dovrebbe - procedure giudiziarie corrette, quello che ci
tutela - o dovrebbe- dagli abusi delle forze dell'ordine, quello che difende - o
dovrebbe - il rapporto fra medico e paziente da aggressioni e interferenze
indebite. Prima di discutere dell'aborto si discuta di questo: a quando
un'ispezione nella procura di Napoli? Da quando una telefonata anonima è quanto
basta per ordinare un blitz? L'infermiere anonimo verrà gratificato con un
encomio allo zelo pro-life? Noi comuni mortali dovremo munirci di avvocato prima
di entrare in una sala operatoria? E i medici, prima di fare una disgnosi
fetale, dovranno dare un'occhiata ai giornali per vedere che aria tira?
Non è la prima volta e non sarà l'ultima che l'aborto si fa segno di più
generali questioni: proprio perché l'aborto, al contrario di quanto sostiene la
scellerata campagna sulla sua «faciloneria», si colloca su un delicato crinale,
fra coercizione e libertà, fra garanzie collettive e decisione individuale, fra
specie e singolarità. Bombardare questo delicato crinale a colpi di cannone
significa bombardare, con la cittadinanza femminile, l'edificio dello Stato di
diritto, tornare a uno Stato violento da un lato e paternalista dall'altro, che
si fida più dei poliziotti che delle donne, e delle donne fa quando va bene
delle vittime incapaci di intendere e di volere, quando va male delle assassine:
feticide, come recita il brillante neologismo. Lasciare tutto questo fuori dalla
campagna elettorale, come va predicando la premiata ditta V&B, è un'illusione
falsa e truffaldina, che serve a Veltroni per non sbarrarsi il voto cattolico, a
Berlusconi per non sbarrarsi il voto femminile. Siamo abituati a una politica
che si nutre di confusione, ma ci sono questioni che domandano chiarezza. E se
non la ricevono, la fanno.
Ida Dominijanni Il manifesto 15/02/08