Ruini
non è un consulente politico - Può parlare di fecondazione, ma nel suo ruolo non
dovrebbe dare indicazioni di voto.
La Chiesa ha paura. Come nell'Ottocento, durante il papato di Pio IX, e nel
Novecento, durante i pontificati Pio XI e Pio XII, si sente accerchiata e
minacciata. Nell'Ottocento i nemici erano i movimenti nazionali e liberali, il
positivismo, la massoneria, l'alfabetizzazione delle masse, il socialismo
materialista. Nel Novecento, sino al papato di Giovanni XXIII, l'insidia veniva
dagli stati comunisti e dalle loro quinte colonne nei paesi occidentali. Oggi il
pericolo alle porte di San Pietro è rappresentato da una pluralità di nemici: la
rivoluzione dei costumi sessuali, il consumismo come ideale di vita, i progressi
"sfrenati" della scienza, la concorrenza del fondamentalismo protestante,
dell'Islam, delle religioni confezionate su misura che si usano e si gettano
secondo le convenienze.
Giovanni Paolo Il ha combattuto questi nemici con il fascino delle sua
personalità, con i suoi viaggi, con la sua continua predicazione. Anziché
trascorrere la vita dietro le porte di bronzo ha scelto la strada dell'
apostolato. E ha utilizzato, meglio di qualsiasi leader secolare, le occasioni
offerte dalla globalizzazione. Benedetto XVI non adotterà la stessa strategia.
Non è un poeta, è un intellettuale, ha meno carisma del suo predecessore, ed è
probabilmente convinto che i grandi successi popolari di Giovanni Paolo II
fossero più apparenti che reali. Le folle andavano in piazza San Pietro, o
correvano ad accoglierlo durante i suoi viaggi, perché tra i tanti bisogni della
società dei consumi vi è anche una generica richiesta di fede e di spiritualità.
Ratzinger, invece, combatterà con la dottrina e sarà, ancor più coerentemente e
tenacemente del papa polacco, un restauratore. Prepariamoci quindi a una Chiesa
severa, decisa a tracciare confini, piantare paletti o dettare regole. Si chiude
definitivamente con Benedetto XVI l'era tumultuosa e disordinata del Concilio
Vaticano II. Comincia una nuova
Controriforma.
L'Italia, in questo quadro, ha una posizione diversa da quella di qualsiasi
altra nazione cattolica. La Chiesa è nata nella Penisola, ne ha lungamente
governato una parte, è indissolubilmente legata alla storia della sua identità,
ha una evidente inclinazione a trattare l'Italia come il cortile di casa.
E molti italiani percepiscono il papato come una componente essenziale della
loro storia e natura.
Un cattolico liberale, Stefano Jacini, disse un giorno che vi sono sempre state
in Italia due sovranità,
quella dello Stato e quella della Chiesa e che tale continuerà a essere la
condizione dei Paese in futuro. Siamo dunque, malauguratamente, fratelli
siamesi, e questo spiega perché gli umori, i sentimenti e le paure di un
fratello abbiano un'influenza sulla vita dell'altro.
Ma questa condizione non esime la
classe dirigente italiana dall'obbligo di rivendicare l'indipendenza del suo
ruolo Se la Chiesa ritiene necessario dichiarare guerra alla
modernità, il governo e i partiti hanno l'obbligo, a loro volta, di tracciare
confini e piantare paletti.
Non possiamo pretendere che il Sinodo si astenga dal lanciare i suoi fulmini
contro i politici e i legislatori che promuovono leggi a favore del divorzio,
dell'aborto e delle unioni omosessuali. E non possiamo negare al cardinale
Camillo Ruini il diritto di fare dichiarazioni contro certe forme di
fecondazione assistita. Ma abbiamo il
diritto di fare una distinzione
tra il Sinodo,
organo della Chiesa universale,
e la Conferenza episcopale,
istituzione della Chiesa italiana e
soggetta quindi allo spirito del Concordato. E dobbiamo
ricordare al presidente della Cei che il suo ruolo non gli conferisce il diritto
di dare indicazioni di voto agli elettori e istruzioni agli uomini politici.
I leader e i partiti che lo dimenticano fanno in realtà un sostanziale atto di
abdicazione. Per rivendicare la loro indipendenza non è necessario che
ricorrano, come qualcuno negli scorsi mesi, a volgari polemiche anticlericali.
Basterà ricordare agli italiani che il cardinale Ruini è un consigliere
spirituale, non un consulente politico, e soprattutto
evitare gesti propiziatori come la soppressione
dell'Ici sugli edifici ecclesiastici a spese dei bilanci comunali.
Sergio Romano
Panorama -14/10/2005