Soldi per sanità e scuole cattoliche Ecco i veri obiettivi del Vaticano
Ratzinger preoccupato per le unioni civili e l'aborto, ma soprattutto per i fondi della Regione al Policlinico Gemelli
Tutela degli interessi della sanità e della scuola privata
cattolica, contrasto al riconoscimento delle unioni civili, promozione della
famiglia patriarcale dove la donna ritorni ad assumere un ruolo squisitamente
riproduttivo, e sostegno alla politica securitaria come risposta ai conflitti
sociali. Con tutta evidenza il discorso di Benedetto XVI rivolto ai
rappresentanti degli enti locali di Roma e Lazio si proponeva queste principali
finalità. D'altronde negli ultimi tempi le preoccupazioni delle gerarchie
vaticane attorno a questi temi hanno più di un fondamento.
Infatti, a parte il finanziamento pubblico agli oratori come «centri di
socialità e di promozione culturale» incassato con gratitudine da Papa Ratzinger,
troppo spesso evidentemente i politici locali non mostrano sufficiente
attenzione ai beni della Chiesa. Certo, Bendetto XVI mostra a sua volta poca
gratitudine verso il sindaco di Roma che senza dubbio ebbe un ruolo fondamentale
il 17 dicembre scorso nel far naufragare l'istituzione di un registro delle
unioni civili capitolino, tanto da sacrificare l'unità della maggioranza del
Consiglio comunale. Ma è altrettanto vero che deve essere suonato come un
campanello d'allarme il discorso fatto mercoledì scorso da Livia Turco con il
quale la ministra della Salute si era riproposta di far applicare meglio la
legge 194, soprattutto nella sua parte riguardante la prevenzione, visto
l'aumento del numero di aborti tra le donne immigrate. Il problema è che
prevenzione, cioè anche pianificazione familiare, consapevolezza della maternità
e controllo delle nascite, suona a orecchie vaticane come una bestemmia. Per
evitare la quale occorrono appunto molti più ospedali cattolici, in modo da
rimpolpare meglio l'esercito di medici obiettori di coscienza che, come ha
evidenziato anche un'inchiesta presentata ieri dai Radicali Roma, ormai
ostacolano anche la distribuzione della pillola del giorno dopo, riconosciuta
dall'Oms e in tutto il resto del mondo come anticoncezionale. D'altra parte non
sarà un caso se nei campi rom, menzionati dal Papa, dove da decine di anni sono
presenti le associazioni di volontariato cattolico più care al Santo padre come
Sant'Egidio, c'è una tale ignoranza sessuale e dei metodi contraccettivi che le
bambine di 15 o 16 anni spesso crescono assieme ai loro figli.
Ma il motivo che più di tutti ha spinto il fine teologo a scendere sul piano più
pragmatico delle finanze è stato il recente tentativo della Regione Lazio di
mettere alcuni limiti alle erogazioni verso le strutture sanitarie private.
Nulla di più che tentare di risanare il buco di 10 miliardi di euro della sanità
pubblica regionale dovuti per larga parte al modo in cui per anni, soprattutto
durante l'era Storace, sono stati finanziati gli ospedali, i laboratori e le
cliniche private, la maggior parte delle quali sono a gestione diretta o
indiretta di enti cattolici. Cercando di stabilire un tetto per le prestazioni
erogate dai privati e un monitoraggio delle spese almeno semestrale.
Papa Benedetto XVI dunque ha pensato bene di intervenire personalmente nel
tavolo di confronto aperto qualche mese fa dalla Regione con il Policlinico
Gemelli, uno dei più grandi centri di eccellenza del paese, ma privato. Il
Gemelli infatti costa ormai alla Regione Lazio circa 20 milioni di euro al mese,
oltre 200 milioni l'anno. Un giro di interessi da far impallidire quasi
qualunque porpora. Un tesoro da tutelare.
E. Ma. Il manifesto 11/1/2008