L'urgenza del laico
Fra le ultime vicende del 2007 bisogna annoverare anche
una nuova fase del contenzioso stato-chiesa. Un contenzioso antico che si
ripresenta continuamente, con le sponde del Tevere che si allargano e si
restringono di volta in volta, come amava dire Spadolini. La sistemazione data
dalla Costituzione e poi dal Concordato craxiano non ha rappresentato una
soluzione né perfetta né definitiva. Le discussioni recenti hanno confermato
l'incertezza e la precarietà di una controversia che è ben lontana dall'essere
esaurita.
A riaprire il contenzioso - che, d'altronde, in realtà non era stato mai risolto
del tutto - alcuni fatti ben precisi, da una parte e dall'altra. Da parte
vaticana, una nuova «preoccupazione»: un nuovo timore della perdita di
visibilità e quindi di presenza nell'attuale società italiana. La paura che la
presenza cattolica si dovesse ridurre, per così dire, alla sacrestia e alla
camera da letto: che scomparisse, cioè, dalla vita pubblica, come, d'altronde, è
già accaduto in molti altri paesi anche a maggioranza cattolica. Quindi una
nuova presenza, più «aggressiva». Tipica, d'altronde, anche del nuovo
pontificato.
Dall'altra parte, alcuni fatti nuovi, sotto gli occhi tutti. Ieri, la fine di
quella Democrazia Cristiana alla quale stato e chiesa avevano delegato il
compito di stabilire limiti, patti e funzioni. Oggi, poi, un fatto nuovo: la
nascita di quel Partito Democratico che dovrebbe essere erede sia della
Democrazia Cristiana che delle sinistre, con il relativo problema della laicità.
Il contenzioso si riapre, su temi in buona parte antichi, anche se rinnovati e
aggravati.
Domina la famiglia, con tutte le tematiche ad essa collegate, a cominciare
dall'aborto. L'insistenza sulla famiglia, quella «tradizionale», permette alla
polemica cattolica di spaziare dalla pace ai problemi sociali. E permette
alleanze anche nuove. Così la Binetti e i vari «teodem» si trovano vicini a
molti berlusconiani come Sandro Bondi, che ha risposto all'appello per una
«moratoria» sull'aborto lanciato dal Foglio di Ferrara e subito enfatizzato da
Camillo Ruini. I laici credenti sempre più clericali, mentre i laici non
credenti diventano sempre più vicini agli anticlericali.
In realtà è in crisi quella posizione veramente laica che per decenni aveva
animato il dibattito. Una posizione lontana dai due estremi: né clericale né
anticlericale. Una posizione nobile e feconda che aveva caratterizzato livelli e
persone di tutto rispetto. Vi si ritrovavano insieme non credenti e credenti in
una casa comune che sta scomparendo, con grave danno del dibattito culturale e
politico.
Lo stiamo già constatando, nella ripresa di quello scontro sull'aborto che,
invece, pochi anni fa, aveva segnato un passo avanti della sana laicità.
Filippo Gentiloni Il manifesto 3/01/2008