USA: il Paese più pericoloso del mondo
"Mai nella storia un paese è stato tanto minaccioso quanto lo sono ora gli Usa - Negli Stati uniti il potere esecutivo è stato talmente centralizzato e il sistema di controlli ed equilibri talmente indebolito che ormai una singola persona o una cricca è capace di portare il paese in guerra"
Un
titolo così severo non si basa sulla convinzione che i leader statunitensi siano
i più cruenti mai esistiti, anche se sono più che arroganti, spietati e anche
cruenti, resi ancora più ipocriti dalla maschera di rettitudine e di servizio "a
Dio". Piuttosto, si basa sul fatto che [gli Stati uniti] hanno molta più potenza
distruttiva di qualsiasi loro predecessore, l'hanno già usata, minacciano di
aumentare la loro violenza e non solo sono soggetti a vincoli inadeguati, ma
operano nel contesto di una cultura politica volatile, manipolabile, con
elementi minacciosi e irrazionali. Ben oltre qualsiasi cosa relativa alla
"difesa" nazionale e ben oltre le capacità di qualsiasi potenziale rivale, la
crescita della potenza distruttiva degli Stati uniti era palesemente
intenzionale e progettata allo scopo di servire sia gli interessi transnazionali
e finanziari dell'élite americana, sia quelli alla militarizzazione della triade
industria-Pentagono-politica, ovvero del complesso industrial-militare (Cim).
Il cosiddetto "budget per la difesa" dovrebbe essere chiamato propriamente
"budget per l'offensiva". Questo budget - di dimensione enorme e che ora eccede
quello del resto del mondo messo insieme - e l'aggressività sempre crescente
dell'élite statunitense nell'utilizzare la sua superiorità militare per
"proiettare il potere", tramite minacce e violenza, in paesi lontani, ha
esercitato una pressione notevole sugli altri paese perché fabbrichino armi
proprie. Hanno bisogno delle armi non solo per difendersi dai possibili attacchi
statunitensi, ma anche contro l'utilizzo della superiorità militare [americana]
al fine di costituire alleanze minacciose e di stabilire basi [militari] sui
propri confini. La costruzione di alleanze e l'insediamento di basi è già stato
praticato contro potenze reali come la Russia e la Cina, ma anche contro potenze
regionali minori come l'Iran. Con arroganza imperialista, gli ufficiali e gli
"esperti" americani trovano "provocatori" e "sfidanti" l'aumento del budget
militare ed i test militari condotti da queste potenze minori. Ma queste
risposte sono assolutamente inevitabili e il budget militare e la proiezione del
potere statunitensi promuovono l'avanzata di una nuova incipiente corsa alle
armi.
La corsa alle armi è anche incoraggiata da una serie di politiche americane che
ostacolano il controllo delle armi:
il ritiro, nel 2001, dal Trattato Anti Missili Balistici del 1972;
sempre nel 2001, il sabotaggio della Convenzione sulle Armi Biologiche e
Tossiche, con il rifiuto di accettare le ispezioni;
nel 2001, l'opposizione all'Accordo delle Nazioni Unite per mettere un freno al
traffico internazionale di armi leggere, l'unico paese ad essersi opposto;
il rifiuto di firmare il Trattato per il bando delle mine terrestri (Clinton nel
1997);
il rifiuto, nel 2001, di unirsi alla promessa di 123 nazioni di mettere a bando
l'utilizzo e la produzione di bombe anti-persona;
il rigetto, nel 1999, del Trattato sul bando totale dei test nucleari;
il rifiuto, nel 1986, di riconoscere la giurisdizione della Corte internazionale
di giustizia per il giudizio sullo "uso illegittimo della forza" dalla parte
degli Stati uniti in Nicaragua;
la rottura della promessa, fatta firmando il Trattato sulla non proliferazione
nucleare, di lavorare per l'eliminazione delle armi nucleari.
Il rifiuto di rispettare la legge internazionale e di aderire agli accordi
internazionali è pratica regolare dovunque questi interferiscano con i piani
statunitensi di proiezione di potere.
La crescita militare statunitense ha un suo motore interno poiché i poteri che
hanno interessi nelle armi e nelle guerre sono alla continua ricerca di
progressi tecnologici nuovi e di missioni nuove per giustificare un budget
sempre più grande. E' stato argomentato in maniera convincente che gli Stati
uniti spronano gli altri stati, costringendoli a rispondere in maniera
difensiva, per poi giustificare l'aumento nel budget di spese per la "difesa"
(e.g. Robert A. Pape, "Soft Balancing Against the United States", International
Security, Summer 2005). Inoltre, la superiorità militare e il desiderio di
verificare e di dimostrare l'efficacia dell'esercito che avanza - esaurendo
[così] le riserve che poi dovranno essere riempite - sanno di comportamento
provocatorio e di una disponibilità ad assumere dei rischi che portano più
prontamente alla guerra. Rende il paese anche più disposto ad attaccare paesi
piccoli ed indifesi, in parte perché è così facile, e in parte perché, come dice
la Madeleine Albright: "perché avere un esercito meraviglioso ... se non
l'utilizziamo"? Spinge i leader statunitensi a sovrastimare la facilità con cui
possono agire da bulli o possono costringere alla sottomissione i paesi più
piccoli, come il Vietnam e l'Iraq.
Sono deboli sia i freni esterni che quelli interni. Nell'ultima decade, il
potere militare ed economico degli Stati uniti ha permesso loro di impegnarsi in
tre guerre di aggressione in violazione della Carta delle Nazioni unite senza
alcuna opposizione seria da parte delle stesse Nazioni unite o della "comunità
internazionale" (cioè i governi capaci di un po' di opposizione efficace al
potere egemonico). Anche precedentemente [gli Stati uniti] sono stati capaci di
ammazzare milioni [di persone] e virtualmente distruggere l'Indocina, devastare
l'America centrale per il tramite di brutali governi fantoccio, sostenere il
comportamento violento del Sud Africa contro gli stati confinanti e le invasioni
israeliane del Libano, senza alcun impedimento da parte delle Nazioni unite o
della comunità internazionale. Nel caso dell'attacco all'Iraq, gli Stati Uniti
ricevettero persino un riconoscimento ex-post della loro occupazione e del loro
diritto alla pacificazione - ciò spiega il bombardamento del 19 agosto del 2003
degli uffici delle Nazioni unite a Baghdad. Le Nazioni unite sono anche
impegnate nel fornire agli Stati uniti e ad Israele qualche forma di sanzione
quasi-legale per la prossima delle aggressioni in serie statunitensi.
I cittadini di tutto il mondo hanno deplorato queste aggressioni e le proteste
sono cresciute di dimensioni, ma per ora non sono riusciti a fermare queste
offensive. La democrazia non sta funzionando bene in tutto il mondo giacché i le
èlites di governanti hanno regolarmente ignorato il sentimento antiguerra del
pubblico, così come espresso in elezioni e sondaggi. Laddove, come in Francia e
in Turchia, non l'hanno fatto, quei governanti sono stati calunniati negli Stati
Uniti e hanno dovuto faticare per compensare i loro eccessi democratici. Negli
Stati Uniti, l'élite al potere non solo è riuscita ad ignorare la maggioranza
che nei sondaggi era favorevole all'uscita dall'Iraq, ma la vittoria dei
democratici nelle elezioni del 2006 - largamente viste come un riflesso
dell'interesse pubblico nel ritiro - non ha impedito un'escalation ulteriore
della guerra di Bush con un'opposizione dei democratici solo nominale. Come
altro segno di fallimento democratico, i democratici hanno accettato di togliere
il requisito sulla legge per il finanziamento che richiedeva a Bush di ottenere
l'approvazione del Congresso prima di lanciare un attacco all'Iran. Ci si
dovrebbe rendere conto anche del fatto che negli Stati uniti il potere esecutivo
è stato talmente centralizzato e il sistema di controlli ed equilibri talmente
indebolito che ormai una singola persona o una cricca è capace di portare il
paese in guerra (cosa che hanno già fatto nel caso dell'Iraq sulla base di bugie
sfacciate). Quella persona o cricca ha anche il potere di utilizzare quelle armi
nucleari che gli Stati uniti, caso unico nella storia, hanno già utilizzato e
che i leader statunitensi, da quanto si dice, sono disposti a, e sarebbero
persino entusiasti di utilizzare contro l'Iran per mettere fine ad un'altra
minaccia (posticcia) di "funghi atomici" e per impartire una lezione al mondo su
chi è il boss. In breve, la minaccia più urgente e reale di "funghi atomici",
per il mondo intero, è dislocata nelle mani di alcuni irresponsabili matricolati
con sede negli Stati uniti.
Un secondo motivo per cui gli Stati uniti pongono una minaccia così grossa alla
civiltà è che mentre l'imminente crisi climatica e ambientale ha le sue radici
nella crescita economica senza vincoli, gli Stati uniti, invece di condurre il
mondo verso un riorientamento e rallentamento, continuano ad opporvisi e a
perseguire utili economici immediati. In qualità di leader della rivoluzione
neoliberale, [gli Stati uniti] fanno pressione per l'apertura di nuovi mercati
del terzo mondo, per una crescita cieca e si oppongono alle azioni collettive e
intelligenti che potrebbero contenere o ridurre il contributo umano al
riscaldamento globale. E' una bella illustrazione del trionfo della
gratificazione immediata e dell'irresponsabilità massima dell'industria e dell'élite
Cim. Un terzo motivo per cui questo paese pone una minaccia così grossa è che il
mondo non può sostenere né lo spreco di una corsa alle armi, né i costi sociali
di una rivoluzione neoliberale, entrambi voluti dagli Stati Uniti con
insistenza. Le disuguaglianze globali sono aumentate, miliardi di persone sono
corte di acque, di cibo, di cure mediche e di risorse decenti per l'istruzione.
Queste, più le guerre occidentali di dominazione, hanno aumentato le tensioni
etniche, il crimine, il clientelismo e le migrazioni di massa causando,
pertanto, più conflitti, terrorismo e guerre nonché sofferenze umane immense
. Il mondo ha bisogno di leadership per risolvere questi problemi reali, ma
quelle che ha ricevuto in continuazione dagli Stati Uniti sono politiche che
sprecano risorse, attizzano i conflitti, massacrano, distruggano e letteralmente
combattano le iniziative costruttive contro disastri ambientali minacciosi.
Quelli che credono alla "fine dei tempi", che hanno legami forti con
l'amministrazione Bush, potrebbero ottenere il loro Armageddon senza alcun aiuto
divino, semplicemente grazie alla politica Bush-Usa di sempre.
Articolo apparso sul numero di Giugno 2007 della rivista Z MAGAZINE, a firma dell'economista Edward S. Herman.
Il titolo originale: "The U.S. Now Poses the Greatest Threat of Any Country in History",