LA PROGNOSI NON È INCORAGGIANTE, MA UNA "CHIESA ALTRA" È ANCORA POSSIBILE

“Una ‘Chiesa altra’ è possibile? Sì, basta guardarsi indietro ed intorno. Una ‘Chiesa altra’ c’è stata in passato e c’è tuttora. Del resto, la Chiesa della Teologia della Liberazione e la Chiesa che ha appoggiato Franco in Spagna sono forse la stessa Chiesa?”. Così Marcello Vigli - delle Comunità di Base e autore di numerosi libri, fra cui il recente Contaminazioni (v. Adista n. 3/07) - interviene nel dibattito “Una ‘Chiesa altra’ è possibile?”, organizzato lo scorso 22 maggio a Roma dalle associazioni culturali “Altre vie” e “Cara Garbatella”. Insieme a Vigli hanno preso parte alla discussione Giovanni Franzoni, don Guglielmo Sanucci - animatore del “Gruppo laico di ricerca” di Roma - e Raniero La Valle. "Due Chiese già coesistono - ha dichiarato Vigli - e vivono fianco a fianco. Sono quella del cardinal Pio Laghi e quella opposta dell’arcivescovo Romero, quella del card. Ruini e quella del card. Martini, quella di padre Pio e quella di Di Liegro”. All’interno di questa dicotomia, però, tende sempre a prevalere la “Chiesa di potere” su quella di “servizio”. E questo perché – sostiene Vigli – la Chiesa si è eretta ad “istituzione che gestisce la sfera del sacro”, a “potere tra i poteri”. In virtù di questo fatto, “le dinamiche interne alla Chiesa non sono autonome, ma sono legate alle dinamiche di potere che interessano la società nel suo complesso”, ovvero ai condizionamenti provenienti dal potere economico e da quello politico. In tale contesto, non resta che “recuperare la dimensione della responsabilità del credente”, vivendo una “fede autenticamente laica oltre la sfera separata del sacro”. “La ‘Chiesa altra’ si fa quindi comunità in cui non c’è chi comanda, in cui tutti partecipano della presenza di Dio”.Il concetto di ‘autonomia’ è stato ripreso anche nell’intervento di don Guglielmo Sanucci, secondo il quale il messaggio giudaico cristiano si distingue dal contenuto “consolante” delle altre religioni proprio per il carico di “inquietudine” che “l’invito alla responsabilità e all’autonomia” porta con sé. L’autonomia è stato il grande valore affermato anche dal Concilio. Ma a partire dal 1978 (anno di elezione di Giovanni Paolo II) e dal 1981 (l’anno della nomina di Joseph Ratzinger a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) “Wojtyla e Ratzinger hanno operato insieme per annullare le conquiste del Concilio”. Oggi assistiamo ad “una alleanza delle religioni contro un unico nemico comune, ovvero l’autonomia dell’umano”. Di fronte a questa aggressione, che nel nostro Paese prende spesso le forme di un “attacco alla modernità” in nome della difesa dell’“identità cristiana”, non ci si può limitare ad una risposta timida ed esitante. “Attenzione - avverte Sanucci -, perché le conquiste dell’uomo non sono mai acquisite una volta per sempre. Anche i valori dell’illu-minismo devono essere difesi, pena un grave arretramento del nostro livello di civiltà”.

Anche Giovanni Franzoni si è soffermato sul rapporto tra cristianesimo ed illuminismo, sottolineando come non vi sono ragioni per ritenere inevitabile il conflitto tra i due termini: “Basta leggere i ‘catechismi’ repubblicani con cui tanti preti hanno tradotto in linguaggio religioso i valori di libertà, eguaglianza e fraternità propagandati dalla rivoluzione francese”, rendendo tali valori comprensibili alle realtà sociali più arretrate e periferiche. La Chiesa di oggi, in lotta contro la modernità e compromessa con il potere, non è certo la Chiesa fondata sulla “nuda fides” che nacque “quando gli apostoli non credettero che Gesù era morto, ebbero fede ed allora lo videro”. “Certo è molto difficile – aggiunge Franzoni – costruire una Chiesa sulla nuda fides”. “Io mi accontenterei di una Chiesa in grado di dare risposte pragmatiche alle questioni della società contemporanea - a cominciare da un approccio diverso sulla sessualità - e nel contempo capace di accogliere dentro di sé quelle scintille, quelle poche anime pure che riescono a vivere la fede senza una richiesta di compenso”.
Raniero La Valle, infine, ha sviluppato un lungo ragionamento sulla cancellazione dell’eredità del Concilio e sulle future speranze di una inversione di tendenza: “la prognosi non è molto incoraggiante”, afferma La Valle, “anche perché in 20 anni è stato possibile sostituire quasi tutti i vescovi con elementi di provata fedeltà. Ci si è messi così al riparo dall’intervento di uomini portatori di novità”. Tuttavia, ha aggiunto La Valle, “la Chiesa resta un ‘mistero’, e come tale ha al proprio interno delle capacità di rinnovamento impensabili”.

 

ADISTA NOTIZIE n. 41    2007