L'italia non è solo cattolica

 

Dopo un periodo di difficoltà per la laicità dello stato, finalmente una buona notizia. Il governo ha firmato una serie di «Intese» con confessioni religiose non cattoliche, affermando così la regolarità della loro presenza e quindi evidentemente ridimensionando la presenza cattolica.
Una novità importante dal punto di vista giuridico, anche se numericamente le cifre dei firmatari delle intese non sono rilevanti.


Ecco i dati dei firmatari. Unione Buddista italiana (circa 35 mila aderenti); Unione Induista italiana (circa 80 mila); Unione delle Chiese avventistiche d'Italia (15 mila); Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova (450 mila); Sacra Arcidiocesi Ortodossa (un milione); Chiesa Apostolica in Italia (10 mila); Tavola Valdese (30 mila); Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (aderenti circa 22 mila).
Un riconoscimento che per molte di queste fedi religiose rappresenta una novità, anche se per alcune - come per i Valdesi - si tratta di modifiche agli accordi già esistenti.


Per alcuni, fra cui i Valdesi e la Unione delle Comunità Ebraiche, i nuovi accordi consentiranno la partecipazione alla ripartizione delle quote dell'8 per mille delle molte scelte non espresse (addirittura il 58 per cento delle dichiarazioni Irpef).
A proposito Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese ha dichiarato: «Avevamo rinunciato a favore dello stato. Quando, però, abbiamo saputo che quei soldi hanno finanziato la manutenzione delle chiese cattoliche e la missione in Irak, abbiamo deciso di incassarli noi per finanziare i nostri progetti di assistenza». I valdesi sottolineano che nessun euro verà speso per la vita interna della loro chiesa.


Una buona notizia, dunque, per il pluralismo religioso anche per l'ingresso ufficiale in Italia di fedi religiose non giudeo-cristiane, come i buddisti e gli induisti.
Un colpo alla pretesa cattolica di esclusivismo, di cui abbiamo avuto esempi evidenti proprio in questi giorni. Un colpo, anche se indiretto, al Family day.

  

Filippo Gentiloni        Il manifesto  8/4/2007