1929-2007: il Concordato è ancora attuale?

In occasione dell'anniversario dei Patti Lateranensi si sono incontrate oggi le gerarchie vaticane e i rappresentanti dello Stato. Una ricorrenza che si verifica in un contesto in cui la Chiesa scende sempre più spesso nell'agone politico

Mai anniversario fu più attuale e politico. Il Concordato tra Stato e Chiesa, stipulato l'11 febbraio del 1929 tra Pio XI (per mano del cardinal Gasparri) e Mussolini, è stato citato centinaia di volte nelle ultime settimane, a proposito e a sproposito, ed è più attuale che mai la tematica della laicità dello Stato e dell'autonomia reciproca di Stato e Chiesa.

L'incontro di oggi all'ambasciata italiana in Vaticano tra le massime cariche della Repubblica e della Chiesa è più del rituale ricevimento per celebrare la rinnovata pacificazione dopo lo strappo di Porta Pia: sullo sfondo, malgrado i toni tradizionalmente diplomatici e cordiali, non può non aleggiare l'ombra dei Dico, il dibattito sulle continue e sempre più pressanti ingerenze della Chiesa sull'attività legislativa del Parlamento.

Il premier Prodi arriva al ricevimento forte delle sue dichiarazioni nette: ‘'i Dico proteggono le categorie più deboli''. Di ben altro avviso papa Ratzinger, che nei giorni scorsi parlava addirittura di lobby antifamiglia. Di stretta attualità anche i temi della bioetica, quando ancora non si sono placati gli strascichi seguiti al caso Welby e alla sua tragica conclusione, con tanto di funerali a chiesa chiusa. Di questo non si è potuto non parlare, magari per allusioni e sottintesi curiali, tra la delegazione italiana (Napoletano, Marini, Bertinotti, Prodi, D'Alema e Rutelli) e quella vaticana (Bertone e Ruini). Anche perché c'è chi chiede ufficialmente che questa celebrazione per il Concordato sia l'ultima.

Di abolire i Patti Lateranensi si è parlato molto nei giorni scorsi, dalle frange più radicali dell'Unione. Ritenuti anacronistici, garanti di privilegi ormai intollerabili, e soprattutto, si è fatto notare, caratterizzati nei decenni da una singolare postilla: li si può invocare solo se a infrangerli è lo Stato, mentre la Chiesa può ingerire tranquillamente su attività che le sono precluse dagli stessi Patti. Che nascono, è bene ricordarlo, dalla volontà politica di Mussolini di inglobare nel Regime il mondo cattolico, scavalcando il cattolicesimo liberale rappresentato dai Popolari di Sturzo (ben presto estromessi dal governo fascista) e sognando di fare della Chiesa un nuovo instrumentum regni. Anche se Mussolini non era Costantino: "l'Uomo della Provvidenza", come lo chiamò Pio XI, era un convinto anticlericale, diffidava del sistema capillare di educazione degli istituti cattolici, detestava l'Azione Cattolica (ricambiato, dopo alcuni anni di luna di miele), e del Trattato che dava al Papa la sovranità sulla Città del Vaticano diceva "gli abbiamo dato tanto terreno quanto basta per seppellircisi". I Patti Lateranensi erano fondati su un doppio binario: da un lato Stato e Chiesa si concedevano reciprocamente qualcosa (lo Stato sanciva che la religione cattolica era quella ufficiale, da cui il matrimonio religioso e l'insegnamento cristiano nelle scuole, la Chiesa l'obbligo dei vescovi di giurare fedelta' all'Italia), dall'altro si riconoscevano reciprocamente indipendenti e sovrani.

Proprio questo aspetto sembra essere messo in discussione dall'offensiva di questi giorni: come può una Chiesa autonoma e indipendente scendere sull'agone politico di uno Stato anch'esso autonomo e indipendente, senza rompere l'equilibrio dei Patti? Cosa sarebbe successo, poniamo, se il Parlamento avesse votato una mozione durante il Conclave per suggerire un candidato al posto di Ratzinger (come pure accadeva fino ai primi del ‘900, quando i sovrani avevano diritto di veto sui papabili)?

Ma è il concordato stesso ad apparire superato dai fatti, soprattutto in quel suo dichiarare la religione cattolica "religione di Stato". Un principio superato formalmente con la revisione del 1984 voluta da Craxi, ma di fatto ancora presente con le agevolazioni fiscali, il matrimonio religioso (con il sacerdote che funge da pubblico ufficiale) e il contestato otto per mille, che oggi tuttavia può essere destinato ad altri enti morali se specificati. Insomma, sostengono in molti (Franco Grillini in primis), sia perché ormai apertamente violato da una delle due parti, sia perché anacronistico e inadeguato, il Concordato andrebbe sicuramente rivisto, fermo restando che fa parte della Costituzione (articolo 7 sui rapporti tra Stato e Chiesa) e che è una fonte atipica dell'ordinamento italiano, il che ne rende assai complicata una revisione. 

Intanto, sorrisi e strette di mano al termine dell'incontro di oggi: "Sui Dico abbiamo chiarito le rispettive posizioni", ha detto Bertone. "E' stato un ottimo colloquio, è andata bene", ha confermato Rutelli. Presto sapremo cosa si sono detti, ma l'importante è come se lo sono detti: da rappresentanti di enti ugualmente liberi e autonomi, che cercano il dialogo e l'incontro, ma mai la sudditanza.

 

Paolo Giorgi         Aprile on line 19 febbraio 2007