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Parole & Musica   

Perché “parole e musica”? 
Questa rubrica vuol essere uno spazio riservato alla spiegazione, al racconto dell’ispirazione di alcuni  dei nostri canti, e quindi, con parole parlare di musica.

“Parole e musica” e non “musica e parole”,  perché le parole che cantiamo sono spesso 
LA PAROLA  e l’impatto che la Parola ha sui cuori delle persone, non deve essere disturbato, ma accompagnato dalla musica. 
Quando non sono citazioni della Parola di Dio, i  nostri canti sono esperienze di vita cristiana, testimonianze di avvenimenti che il Signore ha permesso nella nostra vita, osservazioni della natura.
Lo scopo è sempre quello di glorificare Dio ed edificarci reciprocamente usando parole semplici e chiare.

* * * *

- un canto lieto - 
- cielo stellato
- ti vergogni di tuo padre?
-
- non arrenderti mai - 
- m'ero persa senza Te -
 * * * *

 

Un Canto Lieto.                        

Il Canto Lieto è un canto che parla della gioia e della riconoscenza di chi, dopo essere stato in una situazione disperata, senza scampo, ringrazia Dio che lo ha salvato, per grazia.  
Io ero perduta ed in situazione senza via di uscita, ma il Signore non certo per i miei meriti,
ma per sua grazia, mi ha salvata, mi ha tratto dal pantano fangoso, da una fossa di perdizione (Salmo 40:2-3).

Come la pecora smarrita viene issata sulle spalle del pastore che l’ha ritrovata e viene messa quindi molto più in alto della sua posizione naturale, così io, incapace di risalire, afferrata saldamente dal mio Salvatore, sono stata tirata su e posta
proprio ben vicina a Lui!

Da quando ho conosciuto il mio Signore, voglio cantare di Lui a tutti per far ricordare a chi lo conosce e 
per testimoniare a quelli che non lo conoscono,
che
il Signore vive
: sì,  il Signore è vivente e ritornerà!

A tutti i popoli vorrei cantare la sua benignità, la sua grazia, la sua sovranità, i suoi giusti giudizi, la salvezza eterna che ha preparato per noi suoi figliuoli, l’attesa del suo ritorno... ..e la gloria futura, quando “ogni ginocchio si piegherà ...”.(Fil.2:10)

Mentre scrivevo questo canto ho aggiunto la preghiera di poter veramente testimoniare a tutti, in tutto il mondo. All’uscita dell’album “Un Canto Lieto” ho avuto la ‘sorpresa-risposta’ di vedere come ogni copia  delle prime richieste, andava in un paese diverso: una in Francia, una in Svizzera, una in Australia, una ... in Islanda! 
Ora prego il Signore che si aprano nuove porte per testimoniare di persona dovunque Lui vorrà!
                  

*    *    *


Cielo stellato                        

Eravamo, molti anni fa, ospiti di amici, in Francia, vicino a Marsiglia.

Nel giardino (un parco grandissimo con piante, spazi aperti e ... tantissimi conigli in libertà!) approntata appositamente per gli ospiti, una piccola roulotte, nella quale, per l’occasione, passiamo la notte.

Mi sveglio quando è ancora buio: lo spazio così piccolo non consente molto movimento, non voglio svegliare i -a quel tempo- bambini, la luce disturberebbe tutti... e così decido di uscire.

E’ una  nottata meravigliosa, limpida... le stelle palpitano... la luna , appare e scompare ogni tanto dietro le nuvole.....

Resterei a lungo a guardare e gustare questa meraviglia, se una cosina umidiccia ed ansimante non mi si appoggiasse, delicatamente ma insistentemente, sulla mano... è il “nasino” di Attila... il pastore maremmano dei padroni, appena intravisto al nostro arrivo, perché era legato dietro casa, ed invece libero, adesso, di notte, e che giustamente attento ad ogni rumore, non si è fatto sfuggire  i miei movimenti, anche se leggeri.

I pensieri sono molto veloci in certe circostanze... non voglio ritornare nella roulotte... ma non me la sento di familiarizzare eccessivamente proprio in questo momento, con il bellissimo  ed  enorme Attila....  
e così, coraggiosamente (!) con passi lenti mi avvicino alla macchina parcheggiata nel prato, vicino alla roulotte, e mi ci infilo... chiudo la portiera... e respiro.

Attila, un po’ deluso dalla mia scarsa propensione a fare subito amicizia, (rimedierò  domani, quando non sarò da sola!) dopo una paziente attesa al di là del vetro e numerose perlustrazioni attorno alla macchina ed alla roulotte, desiste dall’aspettarmi e si allontana.

Mi guardo attorno: sui sedili sono rimasti alcuni bagagli e la chitarra... la prendo ed incomincio a suonare, descrivendo quello che vedo e che sento....  
Il cielo stellato mi parla della onnipotenza di Dio, di infinito, di immensità .....
Mi vengono alla mente le parole del salmo 19 :
"I  CIELI raccontano la gloria di Dio... ed il FIRMAMENTO annuncia l’opera delle sue mani, un giorno sgorga parole... una notte... comunica... conoscenza all’altra...."

Canto lentamente  quello che vedo...  
cielo stellato...
luna tra le nubi

.....
sono ammirata dalla perfezione del cielo stellato e dall’ordine e la varietà della conformazione delle costellazioni . Penso ancora alla Parola, dove è scritto che il Signore :  "conta il numero delle stelle... e le chiama TUTTE per NOME” (Salm0 147:4) ed ancora alla domanda di Dio a Giobbe “Sei tu che, a suo tempo, fai apparire le costellazioni e guidi la Grande Orsa assieme ai suoi piccini ?” (Giobbe 38:32).

Passo parecchio tempo, così, a contemplare la notte... ad ammirare la creazione e  a pensare al Creatore.
Le ore passano... ed ecco che si rinnova il miracolo del sorgere del sole, che da millenni, ogni mattina, si ripete puntuale, rassicurante e fedele alle leggi che Dio ha da tempo stabilite... (Gen. 1 :14 -19).

Ecco l’alba... la luce tenue che  ridona forma e colore a tutte le cose.... 
alba dietro ai monti....
foglie in controluce.

E’ un nuovo mattino... una nuova giornata.... e una nuova canzone! 

                  *     *                   *      *                 

 

Ti vergogni di tuo padre ?                 

Un gran salone addobbato per una bella festa.  
Molti giovani eleganti, allegri, vocianti.  
Il festeggiato  al centro, gioioso e complimentato da tutti.  
Dalla porta in fondo alla sala, entra, senza farsi troppo notare,  un vecchietto,  o almeno lo sembra così curvo e malandato. 
Cerca qualcuno: si guarda attorno, con lo sguardo veloce di chi si sente a disagio anche solo di sfiorare con gli occhi, persone così diverse, così eleganti, e con le mani stropiccia un modesto cappelluccio…..  
Finalmente due sguardi si incrociano: è proprio lui il festeggiato, quello che il vecchietto cercava! Ma il ragazzo,  appena lo scorge, non lo saluta, non lo fa avvicinare,  si gira e chiede sottovoce ad un amico fidato di accompagnare quella persona alla porta e farla uscire; non vuole presentare ai suoi amici quel poveraccio, non vuole in mezzo a tanti giovani eleganti un vecchietto così povero e malandato,  si vergogna di quella persona così modesta, si vergogna di suo padre.

Dimentica quel ragazzo che è proprio grazie a tutti i sacrifici del padre, che lui ha potuto studiare e farsi una posizione, ed è proprio grazie al lavoro incessante del padre – che è invecchiato anzitempo per la fatica – che oggi lui può festeggiare con gli amici, gli inizi di una brillante carriera.  
Quel ragazzo pensa di “essersi fatto da solo” e non pensa, anzi rinnega, l’amore e la dedizione di suo padre che 
t' ha nutrito, amato e coccolato, 
e di ogni cosa si è privato
 
per lui, per farlo crescere.  
Figlio ingiusto ed ingrato di un padre povero….

Ma ci sono molte persone ingrate anche verso  chi è il più ricco e famoso di tutto l’universo, e pensano di “essersi fatte da sole”, creature irriconoscenti di un Creatore che ha fatto ogni cosa a meraviglia, e noi stessi “a sua immagine” (Gen.1:27).

Creature insensate (piene di presunzione ed incredulità) che non vogliono riconoscere un Dio Creatore da adorare, da ringraziare, ma vogliono dare gloria solo a se stessi, negando l'evidenza, perchè basta guardarsi attorno, per riconoscere in ogni aspetto della natura, una mente  potente e creatrice .

Infatti quel che si può conoscere di Dio è manifesto ….. poiché le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla fondazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue, perciò essi sono   inescusabili , perché pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato, come Dio, né l’hanno ringraziato, ma si sono dati a vani ragionamenti e l’insensato loro cuore si è ottenebrato . Benché si dichiarino sapienti sono diventati stolti  e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile,  in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile e d’uccelli e di quadrupedi e di rettili… (Rom.1 :19-23)  

Alcuni preferiscono infatti credere di aver ricevuto la vita da un qualsivoglia batterio o mollusco con  una lenta, continua e progressiva evoluzione, piuttosto che credere - come dice la Scrittura -  di aver ricevuto la vita da una mente ed una mano  potente che compie un atto creatore. 
Noi siamo il risultato di un atto voluto, completo, "molto buono" assolutamente perfetto, da parte del nostro Dio.  
 
Il pensiero evolutivo tra l'altro, oltre ad escludere il concetto di peccato e quindi il bisogno di un Salvatore,  vuol  far credere ad un  generale, progressivo "miglioramento" in qualche modo operato dall’uomo in tutti i campi (anche sociale, morale, religioso) e  vuole
estromettere – ignorare  Dio, Creatore, quindi Signore dell’universo intero.

Tu…hai dimenticato il Creatore, 
che con gran saggezza e tanto amore,  
t’ha formato a immagine di sé   
tu dici mi son fatto da solo,
non riconosco re o signore 
e tanto meno un Creatore.

Dice: “Mi son fatto da solo”  il giovane che non riconosce e ringrazia il padre  
“ Mi son fatto da solo” 
l’uomo che non vuole riconoscere e ringraziare Dio Creatore.  

Tu….ti vergogni proprio del tuo Dio, 
che quando eri povero e perduto, 
t’
ha salvato , amato…..
che sacrificio sei costato!
 

Dio ha avuto pietà delle sue crature decadute a causa del peccato, ed ha predisposto una meravigliosa salvezza per chunque, riconoscndosi peccatore, accoglie il messaggio della salvezza e crede in Cristo Gesù.
A mala pena uno muore per un giusto….ma Iddio mostra la grandezza del proprio amore, per noi, in quanto che mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi.”  
(Rom. 5: 7-8)  
Quando il Signore ci apre gli occhi per farci vedere che siamo perduti, non avendo speranza, essendo senza Dio nel mondo” (Ef.2:12) e ci fa conoscere  la sua grazia, la sua salvezza, la luce meravigliosa alla quale ci chiama, per adorarlo e servirlo, non c’è, non ci deve essere più niente che ci deve   spaventare, trattenere, fermare…….

No, non mi vergogno son cristiano 
e se il mondo no non mi capisce, 
so Signor che tu mi hai tanto amato….
o Padre mio ti dico Grazie.

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Non arrenderti mai                                

Sono con Meme sul treno 517, l’I.C. che ci porterà a Roma dal nonno.  Oggi è stato abbastanza facile trovare posto e così ci siamo piazzati vicino al finestrino.  
Il tempo è splendido; tutto quello che di bello si può vedere da un treno, oggi lo stiamo vedendo:  .... il mare appena mosso .... una casetta rossa in mezzo alla pineta .... una casetta bianca in mezzo ad un’altra pineta .... un volo di uccelli .... un laghetto .... il mare .... tante stazioncine dove il nostro I.C. è solo  “in transito” .... un paesino arroccato sulla collina .... nuvole bianchissime e soffici, di quelle che fanno venire voglia di andare in aereo per vederle da sopra, da  dentro, soprattutto così, con il sole .... e poi campi coltivati .... stradine e stradone .... pecore .... mucche .... colline .... cielo.... mare. 

Emanuele per un po’ ha guardato con me dal finestrino, poi ha preferito estrarre dallo zainetto  alcune macchinine con le quali fa viaggi più interessanti per i suoi cinque anni, ed anche un succo di frutta  con la cannuccia che lo tiene  impegnato per un po’. 
Il libro che mi sono portata da leggere riposa tranquillo sul tavolinetto ribaltabile sotto al finestrino .... 
il quaderno  e la matita sulle mie ginocchia, aspettano sobbalzando ogni tanto, che io mi decida a scrivere qualche appunto di viaggio, qualche annotazione .... qualche spunto magari per un nuovo canto....  
Dovrei però staccare lo sguardo dal paesaggio che mi affascina moltissimo .... così più che un canto nuovo mi viene in mente che proprio in treno, un po’ di tempo fa, era nata 
“Non arrenderti mai”.

Non era un viaggio lungo come quello odierno, ma un brevissimo spostamento. 
Nella carrozza nella quale mi trovavo (quelle senza scompartimenti, da “pendolare”) c’erano molte persone. 
Un terzetto - dalla presentazione ho capito trattarsi di due compagne di scuola ed un occasionale amico - chiacchierava  nel salottino accanto.

Vedevo bene la ragazza che era di fronte a me: 16/17 anni, molto carina, capelli neri, occhi scuri, bellissimi, un po’ a mandorla, mi ricordava le antiche egiziane delle illustrazioni scolastiche (ma molto più carina !). Gli altri due li vedevo poco ma li sentivo.... si erano appena conosciuti, anzi appena “incontrati” e già usavano parole ed anche  gesti del linguaggio d’amore, ma con superficialità, con volgarità, scherzando malamente su ogni cosa.

In un’altra occasione, forse, non ci  avrei fatto caso, ma ciò che mi colpiva era l’espressione dell’altra ragazza, quella carina,  “l’egiziana” (chiamiamola così), che non era a disagio tanto per il fatto di essere il  “terzo incomodo”, quanto per il disorientamento che la situazione le  procurava. 
Parlando infatti con la sua amica, cercava di distoglierla da quel suo atteggiamento vacuo, soffriva -e lo mostrava chiaramente - per le risate sguaiate, per le risposte sciocche, per gli atteggiamenti sempre più volgari dell’amica, le diceva : “non scherzare così su queste cose .... per piacere, non fare così.....” cercava, con poche altre parole di far capire che il vero amore è un’altra cosa. 
Era ferita e delusa, quasi stessero sciupando  anche il suo ideale di amore vero e puro....
Mi sono venute alla mente alcune parole della Scrittura 
“ Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita.”  (Prov. 4 : 23 )

Il terzetto è sceso dal treno poco dopo, ma quella ragazza mi è rimasta impressa, con quel suo ideale di amore puro  nel cuore.....
non arrenderti
  mai 
l’amore vero esiste...

questo canto è nato lì, dedicato alla giovane “egiziana” e a tutti coloro che credono e vivono un amore pulito e forte, 
 
quello che
resiste
per tutta la vita 
a ogni difficoltà
.  

E’ dedicato a coloro che hanno degli ideali  -
gli ideali che hai, 
non lasciarli andar giù, 
non permettere ad altri 
di sciupare il tuo cuore 
fino a non sperar più
.

 E’ un canto dedicato anche a coloro che dicono  “ormai è troppo tardi” .... “ormai non c’è più speranza...” a quelli che,  magari dopo un loro errore, invece di chiedere a Dio l’aiuto per rimediare, per riparare, per ricominciare quando necessario, dicono ... “ tanto ormai....” e continuano nell’errore, pensando non ci sia più rimedio, peggiorando ancora di più la situazione.

No, non dire ormai
perché con il Signore c’è sempre un avvenire, una speranza.
Se  ti  appoggi al Signore, 
che sostiene davvero,
la vittoria vedrai.

E’ dedicato anche a tutti coloro che vivono una situazione difficile, a coloro che  a causa delle troppe sofferenze e difficoltà sono sul punto di gettare la spugna, e a tutti quelli che indipendentemente dalla situazione,  hanno bisogno di sentirsi dire, come tante volte è successo  anche a me, 
no, non arrenderti mai
!!  

 

 ** Questo brano, che forse avrai già sentito in esecuzione ‘live’, ora lo trovi anche nel nuovo album “Ogni Pensiero”.** Questo brano, che forse avrai già sentito in esecuzione ‘live’, ora lo trovi anche nel nuovo album “Ogni Pensiero”.  *****

***                                           

M’ero persa senza Te                                             

 

Sono sempre stata amante delle passeggiate in campagna ed ancor più delle escursioni in montagna.

Spesso, ancora sulla via del ritorno da una gita, ne progettavo un’altra per l’indomani. Mi piace tutto delle escursioni in montagna, mi piace prendere la cartina e veder nascere la gita, immaginarmela seguendo il tracciato sulla carta. 
Mi piace preparare lo zaino la sera prima, mi piace alzarmi presto a verificare, con un po’ di batticuore, com’è il tempo scrutando ed annusando il buio e l’aria fresca delle quattro di mattina in montagna. 
Mi piace aprire lo zaino appoggiandolo su un ginocchio per aggiungere il pane ancora caldo e profumato di forno comperato passando dal retrobottega, perché a quell’ora i negozi sono ancora chiusi. 
Mi piace il rumore degli scarponi, che fuori posto sull’asfalto, vanno velocemente nelle vie ancora silenziose, verso luoghi ancora e sempre silenziosi e maestosi. 
Mi piace vedere come arriva la luce tra gli alberi, come il cielo si rischiara, come sorge il sole… mi piace infilare le dita sotto le cinghie dello zaino, per tenerlo ben diritto sulle spalle, mi piace  alzare la testa e ammirare quella meravigliosa montagna, immobile, maestosa,  un po’  più  vicina  di  prima, mi piace sentire il rumore dei passi e del respiro, nel silenzio ….insomma, delle gite in montagna mi piace tutto!
Unica eccezione: non mi piace perdermi, lo dico perché ho sempre avuto (anche se adesso va un po’ meglio) uno scarso senso dell’orientamento.

Quando ero una bambina di quattro -cinque anni, facevo, con mio papà, delle belle e lunghe passeggiate sulle colline liguri, dove sono nata. Qualche volta, proprio allo scopo di farmi prestare attenzione al percorso, ai punti di riferimento per ritrovare la strada di casa, con papà facevamo il gioco del “viandante, del forestiero”: mio padre era il viaggiatore che mi chiedeva informazioni per arrivare in un certo luogo, ed io ero la persona “esperta”, che lo accompagnava.

Più grandicella, quando andavo “in colonia”, se ci lasciavano girovagare un po’ sui monti, cercavo di non essere mai da sola e di non allontanarmi troppo, per non rischiare di perdermi.

Nonostante le mie precauzioni, più di una volta ho provato la sensazione  di allerta che scattava   in me quando improvvisamente non sentivo più le voci dei compagni; allora tornavo  indietro (almeno   così  mi sembrava) ma non trovavo i  punti di riferimento, oppure mi rendevo conto che ciò che avevo considerato un punto di riferimento sicuro, in realtà non lo era, allora cercavo il posto precedente, ma non lo trovavo più…..

Allora l’allerta diventava ansia, l’ansia paura e la paura panico.

Da quelle tragiche ma grazie a Dio, brevi e rare esperienze, ho imparato alcune cose : innanzi tutto a fischiare come un pecoraio, molto efficace anche se poco elegante (e anche poco igienico, ma quando ce vo’ ce vo’) con due più due dita in bocca e tanto fiato, poi ho imparato a cercare dei riferimenti più sicuri, unici e ben visibili da tutte le angolazioni, ho imparato anche a fermarmi e ragionare prima di fare altri movimenti, e non come da ragazzina che correvo un po’ avanti ed un po’ indietro, peggiorando la situazione. 
Ho imparato a leggere meglio le cartine, sono piene di indicazioni utili, sono studiate apposta per essere una guida, e soprattutto ho imparato ad applicare tutto ciò alla mia vita spirituale, un cammino ben più arduo e complesso di qualunque gita, ma con un punto di arrivo più accogliente di qualunque “rifugio” alpino.

Abbiamo una cartina molto valida, con tutte le indicazioni per non smarrirci. Chi presta attenzione alla Parola, se ne troverà bene (Prov. 16:20)  
abbiamo una pila inesauribile
La tua Parola è una lampada al mio piede ed una luce sul mio sentiero ( Sal.119:105)  
un telefonino sempre collegato
Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna,…ma siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione con azioni di grazie… (Fil. 4:6)  
un percorso ben tracciato, anche se un po’strettino…
Io ti ammaestrerò e t’insegnerò la via per la quale devi camminare, io ti consiglierò ed avrò gli occhi su te (Sal. 32:8) 
larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa, stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita e  pochi sono quelli che la trovano (Mat.7:13-14).
 
E soprattutto abbiamo un Buon Pastore che conta le sue pecore, le tiene d’occhio e non abbandona quella che si è smarrita, anzi la cerca fino a trovarla. 
Non rinuncia, non la abbandona, non la lascia, non la dimentica, la cerca fino a trovarla. 
La pecora smarrita, diventa la pecora trovata, anzi ritrovata; da disperata e destinata alla morte, diventa oggetto di allegrezza per pastore e vicini; da spaventata e in pericolo, la pecora ex-smarrita, viene addirittura portata in spalla dal Buon Pastore. 
Una pecora, più o meno sarà alta 80 cm, non so se ve ne siano di più grandi, ma comunque non sono certo come i cavalli abituati ad avere la testa più in alto di quella del loro padrone. 
La pecora no, è bassa, deve alzare la testa se vuole guardare un uomo in volto… la pecora ritrovata viene sollevata sulle spalle del  suo padrone, per la prima volta con la testa a quasi due metri da terra, vicina a quella del suo pastore. 
Adagiata sulle sue spalle, con le zampe che non toccano terra, ma il petto ( il cuore) del pastore, ritorna al suo ovile, come “volando” e con un’andatura che non è la sua, ma quella di Colui che è venuto a cercarla. 
Così com’è angoscioso e pericoloso perdersi, è invece gioioso e bello ritrovare o essere ritrovati. 

“Senza Te, senza Te,
m’ero persa senza Te… 
e con Te  e con Te, 
nulla mai mi mancherà.” 

                                                                                                  
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