CARTELLA NUMERO 6
19/09/2009
FLAVIA DI MARCO PIZZONGOLO
 

Era giunto il momento di far scomparire quegli scheletri nell'armadio che nascondevo da
anni. Era necessario adesso dire a Roberto di Caterina. Mi avvicinai a lui nel momento piu
tranquillo della giornata,ovvero nell'ora del thè. Mi sorprese la sua reazione. Si mostrò nei
miei riguardi piuttosto comprensivo,addirittura mi incentivò a continuare nelle ricerche. Il
giorno seguente mi recai allo studio dell'assistente sociale a cui tanti anni fa consegnai
Caterina.
Adesso non era più una bambina; bensì una ragazza. Le chiesi dove avrei potuto trovarla,lei mi
rispose che la ragazza studiava psicologia e quindi di recarmi presso la facoltà. Arrivai sul
posto dopo un quarto d'ora. La riconobbi immediatamente,era bellissima. Ma non trovai le
parole,e per quel giorno pensai solo di osservarla. Il venerdì ritornai nella facoltà. Durante
la pausa-pranzo mi avvicinai a lei chiedendole futili informazioni.
Nel suo sguardo lessi una strana reazione che oscillava tra meraviglia e rabbia. Come se mi
avesse riconosciuta. Decidemmo di proseguire insieme nella strada di ritorno verso
casa. Durante il tragitto cercai di farle capire chi avesse di fronte. Arrivate sotto casa le
consegnai una foto di quando lei era bambina. Lei immediatamente capì,abbracciandomi scoppiò
a piangere,ed io feci allo stesso modo. Nei giorni successivi cercai in tutti i modo di
starle vicino,di farmi un qualche modo perdonare rassicurandola sul fatto che avrebbe potuto
fidarsi di me. L'impresa fu ardua. Ma alla fine riuscii nel mio intento: Caterina adesso
abitava insieme a me e Roberto. Ero felicissima e tutto mi sembrava come un sogno. Non avrei
mai potuto pensare che la mia piccola mi potesse in qualche modo perdonare.