CARTELLA
NUMERO 2
15/09/09
FABIANA
CANNIA
La
mia prima reazione era stata quella di chiamare mia madre,ma
mentre componevo il numero pensavo a cosa avrei potuto dirle,il solo pensiero
della delusione che avrei letto nei suoi occhi,mi aveva fatto scoppiare a
piangere.
Quanto
a Lorenzo avevo deciso di non dirgli della mia gravidanza,mi
ero lasciata affascinare da lui ma non era l’uomo,che amavo che desideravo come
padre dei miei figli. Ripensando ai mesi con lui,mi
rendevo conto di quanto era egocentrico e falso Al contrario di mio padre che
avrebbe dato la vita per i suoi figli. Ovviamente Lorenzo si era infuriato
quando lo avevo chiamato e gli avevo detto che non lo volevo più come agente.
Aveva gridato e imprecato che lo avevo solo usato. Usato?Che ironia. Un sabato
sera,avevo cenato con i miei e avevo detto loro che mi
sarei trasferita a Roma avrei potuto prendere lezioni di canto e mi sarei
potuta iscrivere all’università. Avevo trovato un appartamento economico e mi
ero sistemata,pensando a cosa fare della mia vita;non
avevo assolutamente intenzione di intraprendere gli studi ma era soltanto un
modo per allontanarmi dai miei e cercare cosi un po’ di solitudine. Mi ero
rintanata a casa a
piangere tutte le mie lacrime,avevo pochi contatti che mi aiutavano a rimediare
qualche serata,giusto per andare avanti e arrotondare con i soldi che
mensilmente i mie genitori mi mandavano. Non ero più l’artista brillante di
prima cantavo malinconici testi blues che sottolineavano
il mio umore e cercavo di stare il più possibile lontano dalle luci della
ribalta. Col tempo avevo pure preso tanto peso da non riuscire ad entrare in un abito da sera i miei datori di lavoro non erano per niente
entusiasti delle mie esibizioni. La mia vita si stava trasformando in un caos
assoluto. Che ne sarà di questo bimbo?Lo terrò con me?Che sorta di madre potrò
essere?Come farò a mantenerlo senza un lavoro senza un padre?Queste domande mi rimbombavano di continuo in testa.
Avevo
abbandonato il canto la famiglia ed ero diventata una
tale vigliacca che non riuscivo più a guardarmi allo specchio. Un giorno ero
stata portata di corsa all’ospedale da un vicino che mi aveva sentito
strillare ero completamente sola senza l’appoggio di nessun familiare e con una
grande paura. Ricordo quando
ho aperto gli occhi e vidi mia figlia. Come descriverla?Era la più bella
creatura dell’universo,con gli occhi dolcissimi,la
pelle bianca il e il visetto perfetto. Mentre la guardavo, sapevo senza ombra di dubbio cosa dovevo fare. Lei meritava dei
veri genitori,che la amassero e si prendessero cura di
lei. Io non avevo avuto neanche la decenza di pensare a lei come a un essere
umano,fino a quel momento. Sarebbe stata molto meglio senza di me….anche se io mi ero all’istante
innamorata di lei. Non avevo scelta,con disperata
determinazione avevo resistito alla tentazione di tenerla e mi ero obbligata a
firmare le carte per darla in adozione,prima di cambiare idea.
Questo
era successo ventuno anni prima,non appena avevo
rimesso piede a terra avevo contatto la mia famiglia,ma non avevo mai avuto il
coraggio di parlargli di Caterina,come avevo segretamente chiamato mia figlia.