CARTELLA
NUMERO 1
DATA
14/09/2009
CANNIA
FABIANA
Il
locale pieno di fumo era quasi uguale a quello che avevo lasciato pochi minuti prima,ma quell’insegna al neon su cui c’era scritto “
karaoke” era stata come una calamita per me,anche considerato che avevo la
mente annebbiata dall’alcol.
Avevo
in mano un bicchiere di rum,ultimo residuo di
un’interminabile notte trascorsa in un bar. Non bevevo mai ,tranne
il giorno dell’anniversario dalla nascita di Caterina.Il karaoke mi avrebbe
offerto la distrazione che cercavo disperatamente prima di trascinarmi a casa,in un appartamento vuoto e in un letto solitario;era il
modo per dimenticare per un’ora ciò che mi era accaduto ventuno anni prima e
che mi perseguitava,implacabile,ogni anno in quella data.
Chissà
forse avrei avuto il coraggio di cantare una canzone,anche
se la mia voce non era più quella di una volta .Il solo pensiero di esibirmi
ancora,mi riportò alla mente immagini della mia breve
carriera da cantante, nonché immenso dolore e sensi di colpa .
Ora
ero pronta a coprirmi di ridicolo su quel palcoscenico. Non avevo più cantato nemmeno
nella doccia,da quel fatidico giorno in
ospedale,quando la mia carriera e la mia vita si erano spezzate. Il giorno in
cui avevo abbandonato la mia splendida bimba.
Mi
chiamo Giulia Ferranti ero la seconda di tre fratelli e durante l’infanzia non
mi era mai mancato nulla,nonostante i miei genitori
non fossero ricchi, ci avevano insegnato i principi morali e l’indipendenza,ed
erano sempre stati incoraggianti a dare il massimo,soprattutto se avevamo delle
passioni.
Non
mi ero mai resa conto dei sacrifici che i miei avevano affrontato fino a quando
ero andata al college e avevo iniziato a mantenermi da sola .Se non fosse stata per
l’educazione musicale che mi avevano
impartito, sarei finita a servire hamburger in un fast food.Ma
chissà forse ora sarei stata meglio.
La
mia vita una volta girava intorno al canto,i miei
avevano trovato i soldi per le lezioni e io cantavo in tutte le feste religiose
della nostra cittadina.
Alle
superiori ero ormai dipendente dalle reazioni del pubblico e dall’orgoglio dei
miei genitori,quando dal palcoscenico cantavo le
canzoni che amavo. Mentre frequentavo il college avevo
iniziato a cantare nei night club, piena di orgoglio perché contribuivo alle
spese per la mia istruzione. Mi ero comperata vestiti da
sera guanti e scarpe col tacco e mi appoggiavo al piano come avevo visto fare
alle star nei vecchi film e cantavo famosi pezzi jazz e vecchi successi. Quando
la mia reputazione era cresciuta,le mie serate avevano
cominciato a svolgersi nei quartieri eleganti e la mia paga a diventare sempre
più interessante. Stavo vivendo il sogno di ogni giovane cantante pensavo che
non sarebbe finito mai. I miei genitori mi aiutavano e mi mettevano in guardia
dai rischi che poteva
correre una ragazza sola che si esibiva
nei night,e assistevano spesso ai miei spettacoli quasi volessero proteggermi.
Poi
rimasi incinta. Lorenzo Torrisi l’uomo che si
definiva il mio agente, era riuscito a coinvolgermi in una relazione senza che
quasi me ne accorgessi. Inebriata dal successo mi ero
lasciata incantare dal suo fascino .Come una stupida gli avevo
pure permesso di gestire il mio considerevole conto in banca .La mattina che mi
ero svegliata con la nausea e avevo realizzato che
avevo saltato due mesi di ciclo è stato un duro colpo. All’improvviso mi ero
reso conto che Lorenzo non mi aveva mai detto di amarmi e che nemmeno io lo amavo. Amavo solo il successo che lui mi aveva aiutato a
raggiungere.