CARTELLA NUMERO 6
19/09/09
CANNIA FABIANA
Un giorno il mio passato nuovamente mi bussò
alla porta, in paese era ritornato Lorenzo dopo che fu per anni a lavorare in
giro per tutta l’Italia. Avevo saputo da un amico in comune che sarebbe rimasto
soltanto pochi giorni, ma io ero cosi nervosa speravo di non incontrarlo. Ma
purtroppo una sera forzata da Roberto ad uscire come temevo incontrai per la
via del corso Lorenzo era in compagnia di una bella ragazza .Io abbassai subito
lo sguardo non mi andava assolutamente di salutarlo ma lui mi fermò e con
sfacciataggine mi salutò chiedendomi come stavo, ero molto tesa imbarazzata.
Per educazione lo dovetti presentare a mio marito, dopo continuammo la nostra
passeggiata Roberto si accorse subito del mio cambio d’umore e mi fece domande
su Lorenzo, io in modo molto vago gli risposi che era stato solo il mio agente
e che i rapporti non furono più buoni dopo che non lavorammo più insieme.
Durante
la notte feci un incubo bruttissimo, sognai Lorenzo che teneva in braccio
Caterina, mi sveglia sudata senza fiato, pensai tutta la notte a quell’uomo che
mi aveva rovinato una vita, a causa sua
e per la mancanza del suo aiuto persi Caterina. Ma in realtà dovevo solo
prendermela con me stessa, una madre dovrebbe fare di tutto per un figlio non
arrendersi alle prime difficoltà, mentivo solo a me stessa per tacitare i miei
sensi di colpa.
L’
indomani mi sentivo male, avevo un gran mal di testa cosi non andai nemmeno a
lavoro, mentre sbrigavo le faccende di casa senti il suono del campanello, andai
ad aprire alla porta, era Lorenzo. Ero cosi arrabbiata con lui che non riuscivo
nemmeno a guardarlo negli occhi, gli chiesi subito che cosa volesse da me. Lui
con la sua solita arroganza mi chiese che fine avesse fatto la bambina, se
avessi potuto lo avrei strangolato mi agitai cosi tanto per la sua domanda che,
iniziai a gridare, e continuai a ripetere di andarsene fuori immediatamente.
Lorenzo non voleva andarsene e continuava a ripetermi che aveva diritto di
vedere sua figlia, cosi con estrema disperazione gli dissi la verità. Lui rimase in silenzio e mi
fissava e poi mi disse “scusa se non ti ho aiutata, ma ero giovane anche io e
pieno di sogni e una bambina era soltanto un peso, ma i sensi di colpa e il
rimorso per avervi lasciate sole mi stavano distruggendo , per questo sono
tornato nella speranza di poter rimediare ai miei errori, siamo stati stupidi e immaturi Giulia, abbiamo perso
nostra figlia”. Io ero sconvolta dalle sue parole, scoppia a piangere come una
bambina e continuavo a ripetergli, che ormai era troppo tardi e non potevamo
più rimediare al nostro errore. Pregai Lorenzo di andarsene prima che arrivasse
mio marito. Ero stravolta dopo quella discussione adesso Lorenzo sapeva tutta la verità , e
anche mio marito aveva il diritto di sapere il mio segreto. Appena rincasò lo
affrontai di petto e gli raccontai tutta la storia tra lacrime sospiri attimi
di pausa perché quasi mi sentivo mancare il fiato ogni volta che pensavo a
Caterina.
La
reazione di Roberto non fu delle migliori…