CARTELLA N°2                

BRANCATI FRANCESCA

16/09/09

Caterina meritava dei veri genitori che la amassero e si prendessero cura di lei, non una madre che non fosse stata mai in grado di badare alla propria bambina. Tre giorni dopo tornai a casa,stavo malissimo,ero disperata ma nonostante ciò mi decisi …i documenti per l’adozione di Caterina erano quasi pronti. La bambina era rimasta all’ospedale,l’ultima volta che la vidi era bellissima anzi stupenda,aveva pochi capelli su quella testolina così graziosa, indossava un pigiamino giallo sembrava un pulcino, ma non era il mio pulcino,fra un po’ sarebbe stato di un’altra mamma,forse più fortunata di me. Intanto le mie giornate trascorrevano,inutili,vuote,ma ero sempre più decisa. Poco tempo dopo arrivarono le carte che dovevo firmare,ero pronta,determinata,ma feci tutto in fretta con la paura che avessi potuto cambiare idea. Allora mi chiedevo se stessi sbagliando,  se stavo facendo la cosa più giusta o forse la cosa più crudele,stavo per abbandonare una bambina,una piccola creatura innocente:mia figlia che giuro avevo amato profondamente da subito. Cercai di farmi coraggio d’altronde la vita deve continuare,anche se non nascondo che ero molto infelice e fragile. Avevo trovato un appartamento economico,e mi ero sistemata,così mi misi  a cercare un lavoro. Una mattina mi recai al “Vecchi Faro” il locale dove avevo lavorato durante i primi mesi di gravidanza,conoscevo il proprietario Marco,gli chiesi se avevano bisogno di qualcuno per poter servire ai tavoli,lui guardandomi fisso agli occhi si accorse che non stavo tanto bene. <E un peccato che tu hai smesso di cantare, Giulia sei proprio sprecata per fare la cameriera!!>mi sussurrò Marco,ma so che fosse stato tutto inutile,non ero più la stella di un tempo,la Giulia che faceva emozionare l’intero pubblico. Intanto un nuovo anno era appena iniziato, sicuramente quello sarebbe stato l’anno più difficile della mia vita. Ripresi a lavorare in quel locale,facevo anche doppi turni pur di non pensare. Due volte l settimana al Vecchio Faro si esibiva una giovane sulla ventina circa,avvolte mentre servivo ai tavoli la fissavo,non nascondo che provavo una certa invidia,lei così spensierata e soprattutto molto giovane,oramai dovevo accettare il mio destino,purtroppo i sogni son ben diversi dalla realtà. Tornavo la sera distrutta,facevo una doccia e andavo a dormire,trascorrevano in questo modo le mie giornate sempre uguali,sempre malinconiche. Un giorno arrivata a casa sentì suonare il campanello,pensavo fosse la vicina,ma ecco presentarsi davanti me i miei genitori. Erano venuti a conoscenza della mia situazione,mia madre cominciò a piangere,mio padre si avvicinò,  mi abbracciò e disse di volermi bene. In quell’attimo dopo tanto tempo pensai che I miei non avevano smesso di volermi bene,mi sentii felice. Mi fecero coraggio,ebbi il conforto che cercavo da tanto tempo. Intanto era quasi arrivata la primavera,le giornate si facevano più lunghe. Un giorno mentre ero al solito bar a bere un caffè incontrai Lorenzo. Era da parecchio che non si faceva vedere in giro,mi avvicinai a lui e lo salutai. Lorenzo dapprima tentennò ad avvicinarsi,poi mi chiese come stavo. Iniziammo a chiacchierare,lui mi raccontò del suo viaggio di lavoro all’estero,ma non mi chiese che fine avesse fatto la bambina. Mi parlò di alcune proposte di lavoro intenzionato ad offrirmi,ma io ascoltavo solamente,dentro avevo una rabbia repressa,forse lo odiavo. Lorenzo mi aveva abbandonata,sapevo che non mi amasse,come io non amavo lui,ma Caterina non aveva nessuna colpa dei nostri sbagli. Lui continuava a parlare, poi si accorse che ero distratta,gli dissi di non sentirmi bene,mi diressi verso la porta del bar e ritornai a casa. Quel giorno stavo proprio male.