Cartella 9

Brancati Francesca

22/09/09

 

Caterina  prese in mano quel ciondolo,mi guardò fissa agli occhi ed iniziò a piangere,in quell’attimo non riuscì a dire una parola. “Si è proprio così,come tu immagini,sono tua madre”le sussurrai  con gli occhi pieni di lacrime ,lei ancora non riusciva a credere,Caterina era molto agitata,forse io lo ero più di lei. I battiti del mio cuore erano a tremila,così tentai di abbracciarla,temevo che Caterina mi avesse allontanato,invece anche lei mi strinse forte a se.

Sognavo ormai da anni quella scena,quell’abbraccio. La invitai a bere qualcosa nel bar vicino l’istituto,Caterina così, dopo aver chiesto alla direttrice una breve pausa,accettò volentieri.

Immaginavo la sua prima domanda,infatti fu proprio così, “Ma dove sei stata per tutto questo tempo,cosa è successo,perché mi hai abbandonata?”. Certamente mi aspettavo che Caterina mi chiedesse tutto questo ed era pure normale.

Non sapevo da dove e come iniziare la mia storia,ma ero intenzionata a raccontarle tutta la verità,nei minimi dettagli. Caterina ormai era una donna e aveva il diritto di sapere e conoscere il suo passato. Lei ascoltava attentamente,in silenzio,io avevo le mani sudate,temevo che dopo aver raccontato tutto avrei perso di nuovo mia figlia.

Le raccontai del mio passato da cantante,dei miei sogni,le parlai di suo padre, Lorenzo un uomo affascinante,bellissimo,con due occhi luminosi,proprio come erano i suoi. Il suo difetto però era quello di pensare solo al suo lavoro, non aveva mai tempo per altro. Così le spiegai che fu proprio per questo motivo che io rimasi sola,Lorenzo era molto occupato in quel periodo,io ero ancora giovanissima,e non avevo ancora una stabilità economica. Per questo decisi di lasciarla in quell’istituto,dove una vera famiglia l’avrebbe voluta bene e cresciuta proprio come  Caterina meritava. Adesso non pretendevo che mia figlia  mi perdonasse,ma almeno volevo che lei  riuscisse a guardarmi negli occhi,non pensando a me come una madre orribile che ha abbandonato la propria bambina ,ma come una madre che per il suo bene ha  deciso di non tenerla con se.

Intanto lei continuava a fissarmi,i suoi occhi erano piene di  lacrime , così  dopo averseli asciugato iniziò a parlare. “Anche per me questi sono stati anni difficili e duri,ho sempre immaginato come fossero i miei genitori,a chi dei due io assomigliassi…ma nello stesso tempo sono riuscita ad essere molto forte e coraggiosa”. Le sue parole furono molto toccanti,mi emozionarono,ero veramente fiera di mia figlia.

 Quella mattinata parlammo a lungo,lei mi fece tantissime domande,io cercavo in ogni caso di rispondere a tutto quello che mi chiedeva, ,volevo che sapesse quanto io la amassi,quanto avessi desiderato per tutti questi anni stare con lei e abbracciarla,volevo insomma giustificarmi e  spiegarle le cause dell’abbandono.

Era già tardi,Caterina doveva andare dai suoi alunni,io così le diedi il mio numero di telefono,sperando che nei giorni seguenti mi avesse chiamato.

Ritornai in albergo,ero felicissima,avevo realizzato il mio sogno,telefonai immediatamente Roberto e gli raccontai tutto,volevo assolutamente che mio marito e mio figlio Marco conoscessero  Caterina,per questo pregai Roberto di fare il biglietto e venire a Roma. Almeno solo per un giorno desideravo tanto che la mia famiglia fosse riunita.