CARTELLA 1
14/09/2009
CHIARA PONZO
Il
profumo dell’ambra
L’odore
della legna che arde nel camino, le voci della sua famiglia pronta a festeggiare,
il rumore della pioggia sulla finestra,tutto sembrava uguale agli altri anni,
tutto tranne il suo umore: aveva perso la curiosità, la voglia di scoprire cosa
avessero inventato quest’anno per regalarle un po’ di felicità, sentiva un
vuoto dentro che difficilmente avrebbero potuto colmare. Cercò dentro di sé la
solita maschera da giullare, quella delle grandi occasioni, e li raggiunse a
tavola. Tutto intorno era un’esplosione di colori e di luci, potevano contarsi
una decina di doni dalle forme più strane, ognuno con un biglietto diverso. Cominciò
a scartarli uno per volta, accennando un sorriso prima per un elegante abito da
sera in seta, per un cd del suo gruppo preferito, poi per un libro di
archeologia e per la commovente lettera della sorella, sapendo che avrebbe
trascorso un’altra notte a fissare il soffitto, gettandosi a capofitto nei
ricordi.
A
serata pressoché ultimata, all’improvviso, emerse quasi dal nulla l’ultimo
regalo, il cui bigliettino assomigliava quasi ad un rebus, senza alcuna spia
che potesse farle intuire cosa contenesse:si trattava di un taccuino dalle
pagine bianche. Lei adorava scrivere, era l’unico modo che aveva per esprimere
realmente i suoi sentimenti, ma in quel momento le apparve uno strumento di
tortura, una costrizione, una tenaglia programmata ad estrapolare ogni piccola
vibrazione della sua anima;non avrebbe usato quel quaderno pur sapendo di
risultare deludente. Nel silenzio generale, decise di sfogliarlo, nella
speranza di trovare almeno una dedica da poter commentare, ma tra una pagina e
l’altra scorse il più bel regalo che potesse ricevere. La finzione si mutò in
puro entusiasmo, i sorrisi accennati in lacrime di gioia, le mani tremarono
dall’emozione, le parole stentarono a venir fuori quando lesse su quel biglietto
aereo il luogo che di lì a poco sarebbe diventato scenario e protagonista delle
sue giornate.
Sin
da bambina aveva sognato di abitare dentro una grande villa sulla riva del
Nilo, di respirare l’aria di quel popolo che tanto ammirava, di attraversare il
deserto, di sentirsi parte di quella realtà che avvertiva così vicina; adesso
avrebbe potuto realizzare un sogno, lo vedeva materializzarsi dinanzi a sé,
sarebbe bastato preparare la valigia.
I
giorni che la separavano dalla partenza trascorrevano lenti, nonostante i
preparativi ed il lavoro, l’attesa sembrava interminabile ed il fervore
cresceva. Non fu capace di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo quella
notte, attese l’alba affacciata alla finestra, cosciente che sarebbe stato
l’inizio di un nuovo ciclo della sua vita, il più esaltante che avesse mai
immaginato. Già sull’aereo si chiese se un taccuino bastasse a contenere le
meraviglia cui andava incontro, ma si ripose subito che avrebbe trascritto
tutto in maniera indelebile dentro la sua anima, attimo dopo attimo. Atterrato
l’aereo la sua avventura poté dirsi iniziata, le pareti della sala d’attesa
riportavano immagini tratte dalla Valle dei Re ed intorno il suono di una
lingua sconosciuta, eppure così affascinante. Una volta disfatti i bagagli, si
affacciò dal ponte della splendida nave che l’avrebbe ospitata per l’intero
soggiorno e scorse un piccolo villaggio in cui il tempo sembrava essersi
fermato; vide distintamente bambine dai vestiti colorati giocare e rincorrersi,
cammelli muoversi liberamente e donne lavare i panni nel fiume. Venne rapita
dalla curiosità e, ferma nell’intento di vivere qualunque emozione pienamente,
di soppiatto scese dalla nave, senza curarsi dell’ora tarda, alla ricerca della
strada che la conducesse tra quella gente.