CARTELLA
6
CHIARA
PONZO
19/9/2009
Il
destino mi diede presto l’occasione per raccontargli di me e del mio passato,
non potevo fuggire a lungo dalle mie azioni, esse si intrecciavano di continuo
con la mia nuova vita.
Durante
una delle nostre passeggiate incontrammo una bellissima bimba con i capelli
dorati e gli occhi blu come il mare, assomigliava tanto alla mia Caterina;
Roberto adorava i bambini e si fermò a giocare con lei. I miei sensi di colpa,
l’odio verso me stessa per quello che avevo fatto, per la felicità che io avevo
e che lei magari desiderava, raggiunsero livelli mai toccati
prima. Scoppiai a piangere e mio marito cercò subito di rassicurarmi e
capire cosa fosse accaduto. Ero, ovviamente, inconsolabile e incapace di
trovare le parole giuste per comunicargli la notizia. Ad un tratto mi fece una
domanda che mi raggelò il sangue nelle vene: “facciamo
un bambino anche noi?”.
Era
il delirio, iniziai a singhiozzare e a guardarlo quasi con disprezzo. Come
avrei potuto desiderare un altro figlio? Come avrei mai potuto osare di donare
una vera famiglia ad un piccolo appena arrivato, portando nel cuore il dolore
che avevo procurato alla mia Caterina?
Sapevo
che Roberto, esattamente come lei, non aveva alcuna colpa ed era giunto il
momento di dirgli tutta la verità, nonostante temessi le conseguenze di tutto
questo.
Tornati
a casa, Lorenzo aprì una bottiglia di vino rosso, che sorseggiammo seduti sul
divano, cercando di ripristinare un clima sereno e mi domandò di spiegargli
cosa stesse accadendo e perché lo stessi ancora
tenendo fuori dai miei problemi. Feci un profondo respiro, iniziai a
farfugliare una serie di concetti sconnessi e poco sensati, il suo viso
manifestava chiaramente delle perplessità, così tutto d’un fiato gli dissi che
avevo avuto una bambina. La sua reazione mi colpì, mi sembrò di rivedere
Lorenzo, dentro quella stanza, mentre gli comunicavo di aspettare Caterina e le
mie sensazioni divennero poco gradevoli, così come la mia reazione a quel
silenzio. Roberto si alzò, mi chiese perché gli avessi nascosto per tutto quel
tempo un evento così importante e, non aspettando neanche che gli rispondessi,
si alzò ed uscì, affermando che una boccata d’aria gli sarebbe stata d’aiuto.
Rimasi da sola, esattamente come era accaduto tempo prima con Lorenzo, senza i
sorrisi della mia piccola e gravata dal peso di quella verità.
Cosa
avrei fatto adesso? Ero riuscita realmente a spezzare anche questo equilibrio?
Forse la mia era inadeguatezza alla vita, forse non ero capace di vivere la
felicità che la vita mi donava. Non attesi il ritorno di Roberto, gli lasciai
un biglietto, stavo andando a riprendermi la mia vita, quella vera, quella che
era stata pensata per me e a cui non avrei dovuto, per nessuna ragione al
mondo, sottrarmi.
Corsi
alla stazione nonostante l’ora tarda ed aspettai il treno che mi avrebbe
condotto da lei, laddove l’avevo lasciata quasi 5 anni prima. Arrivai la
mattina presto e chiesi di parlare con la direttrice per poter avere un
colloquio con Caterina, nella speranza egositica che
fosse ancora lì ad aspettarmi.