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DI TERRE E DI ACQUE

Gli opifici idraulici del territorio di Gruaro


STALIS: OVVERO DELLA PERIFERICA CENTRALITA'

Come può una piccolissima località, per giunta isolata e periferica rispetto la villa castellana di Cordovado e abbaziale di Santa Maria in Silvis - i maggiori centri abitati dei dintorni - mantenere costante nel tempo il proprio rilievo socioeconomico?

Certamente nei secoli passati Stalis era un luogo consacrato al lavoro ed alla produzione; ora rappresenta l’importanza della conservazione della memoria storica di una gente che vuole tramandare ai posteri la coscienza di sé.

La piccola (?) vicenda che il cigolio della ruota (recentemente ricollocata su un’acqua che da pochi metri inizia a chiamarsi Lemene) sembra mormorare ci riporta al 15 gennaio 1432 ... che non è la data di nascita del mulino di Stalis, ma è semplicemente il più antico documento che il dispettoso folletto degli archivi ha finora voluto farci scoprire. Infatti l’atto parla di un livello che i neo proprietari, Bernardino ed Agostino Ridolfi nobili di Cordovado, si impegnavano a rispettare nei confronti dell’abbazia sestense. Questo genere di livello è un contratto tipicamente medioevale, e la relativa bassa entità del tributo riconosciuto al livellario (10 lire e un paio di capponi) testimonia l’antichità del titolo di possesso. Fa un certo effetto anche riconoscere nei Ridolfi la famiglia a cui i vescovi di Concordia, rivali politici degli abati sestensi, avevano affidato la custodia del loro castello di Cordovado. Bisogna però anche ricordare che oramai della potenza e del prestigio dell’abbazia di Santa Maria non era rimasto che il ricordo e che l’antico ordinamento feudale non trovava accoglienza benevola - se non di facciata - nell’appena formato Stato da Terra veneziano.

Le carte ci parlano di molte lavorazioni per le quali l’energia fornita dal Lemene era insostituibile: a Stalis si batteva il lino, pianta tessile che per essere filata e poi tessuta abbisognava di questa lavorazione preliminare, la sega idraulica trasformava i roveri del vicino bosco di Bagnara in assi... un secolo e mezzo dopo (1583) troviamo anche delle mole, e una peschiera (ora si direbbe "itticoltura").Un mondo che doveva arrangiarsi per soddisfare le necessità di ogni giorno trovava in questo luogo gli strumenti necessari alla sopravvivenza.

Ma è finalmente giunto il momento di spiegare l’apparente paradosso del titolo di questa sezione. Periferica Stalis lo è rispetto i vicini centri abitati, centrale lo era invece per l’importanza economica che rivestiva. Non dobbiamo inoltre dimenticare che l’antica viabilità stradale era molto diversa dall’odierna; l’attuale strada bianca che collega Cordovado, Venchiaredo, Bagnarola e finalmente Sesto era la via di transito principale fra le località castellana ed abbaziale. Non è certamente un caso che il mulino si trovi lungo questo asse stradale.

Anche il toponimo merita una non superficiale attenzione. Stalis, lo dicono concordemente tutti gli studiosi di toponomastica, significa "stalle"; quello su cui le opinioni divergono è il tipo di utilizzo che veniva fatto di tale costruzione. C’è chi sostiene che era un ricovero per bovini, ovini, piuttosto che maiali (data la vicinanza del bosco di querce è questa una ipotesi plausibile in quanto il pascolo vago di porci nei querceti era pratica assai diffusa nel medioevo), questi animali non si escludono a vicenda. L’ipotesi alternativa suppone invece l’esistenza di una stazione di sosta e di cambio per i cavalli. Noi propendiamo per la prima idea perché una statio così vicina all’abbazia non avrebbe senso in quanto sarebbe stata molto più sicura tra le sue mura.

 

 

 

I mulini di Stalis nella rappresentazione del Catasto "Lombardo-Veneto" (1830)

Un’ultima particolarità merita di essere menzionata. Alla metà del XVII secolo i nobili Tasca risultano essere i proprietari dell’opificio; compare come enfiteuta nel 1688 Giacomo Brussolo, il primo di una lunga serie di mulinars appartenenti alla stessa famiglia che macinarono qui quasi ininterrottamente fino a oltre la metà del XX secolo (l’unico intervallo fu dal 1753 al 1756). La fine della Repubblica e la seguente redazione del Catasto Napoleonico segna il definitivo passaggio del mulino nel territorio del comune di Gruaro, il successivo Catasto Austriaco (1839) mostra l’avvenuta edificazione del "mulino nuovo" sulla riva sinistra del Lemene.

Il recente restauro può mantenere la memoria di queste storie ospitando mostre, rassegne, proiezioni, dibattiti... allora la centralità sarà anche culturale e scusate se è poco.

 

A.C.V.Pordenone, Fondo Catasti. Mappa raffigurante i terreni il cui quartese fu oggetto di disputa tra le parrocchie di Bagnara e Bagnarola. Particolare del mulino di Stalis; anno 1783 (Perito G. Carriero).