Nella Chiesa dell’ex convento è collocata la Statua di Sant'Antonio. Si festeggia il 13 giugno se quel giorno è Domenica altrimenti si sposta alla Domenica successiva. E’ attesa la festa perché è tradizione che chi ha assunto un voto al Santo, durante il novenario, veste di fraticello un figlio. Si notano molti bambini che, con la madre, si recano in Chiesa ad assistere alle sacre funzioni. Molti anni
orsono, in questa occasione, si costruivano dei palloni ci carta velina con alla base un batuffolo di stoffa impregnato di nafta o benzina. Alla fine della funzione religiosa serale, dinanzi lo spiazzale del convento, veniva gonfiato e lanciato in aria.
La vigilia della festa imponente la fiaccolata con banda musicale che andava in giro per il paese. Eccezionale, al centro della fila dei portatori delle fiaccole, si innalzava un cavallo costruito da canne intrecciate e coperte di carta velina da tutti denominato: ‘U CAVADDRU DE LUMINERE.
Era un vero divertimento notare quel cavallo che,
manovrato dentro da un esperto uomo, si innalzava e, spesso, raggiungeva, con la testa, i balconi delle case. La fiaccolata terminava a tarda sera.
Il giorno della festa era un continuo viavai di animali condotti dai rispettivi proprietari per essere benedetti dal Parroco. Si notavano nastri attorcigliati alle corna dei buoi con appuntati i soldini che dovevano essere ritirati dal Parroco.
La corsa dei cittadini era nel chiostro del convento, in una stanza venivano consegnate: ricotte, formaggi, prosciutti e pane in abbondanza detto:” ‘U PANE DE SANT'ANTONI” - Si faceva la fila e si usciva con qualche panino imbottito che la gente consumava:” PER DEVOZIONE AL SANTO”.
Una marea di gente sia in Chiesa che nei dintorni con bancarelle ed in attesa della processione.
Dopo la Messa solenne, iniziava la processione del Santo.
A sera la tradizionale estrazione dei biglietti vincenti. ‘E CARTEDDRE, sulle quali venivano scritte frasi, spesse volte, simpaticissime e al vincitore veniva consegnato un quadro del Santo o altro ricordino religioso.
Terminava la festa con: ‘U SPARU, fuochi d’artificio per conclusione dei festeggiamenti.
La festa di San'Antonio era sentita dai grimaldesi perché è stato da sempre il Santo dei miracoli. Era, anche considerato il Santo protettore dei poveri al quale si innalzavano preghiere sia per ottenere un buon raccolto e sia per la protezione dei propri figlioli.
A tal proposito, durante la macellazione dei maiali, veniva consegnato un vaso di creta: ‘U PIGNATEDDRU entro il quale bisognava mettere il primo cucchiaio di grasso uscito da
"QUADARA", riempirlo e consegnarlo ad una donna che aveva il compito di raccogliere il tutto dalle diverse famiglie e consegnarlo al Parroco che, vendendolo, con i soldi ricavati, interveniva ai bisogni della Chiesa.
Dietro la sagrestia esisteva un giardino con rose e gigli denominato:
"L’ORTICEDDRU DE SANT'ANTONI". Ogni cittadino si sentiva obbligato ad assistere alla crescita dei fiori perché dovevano adornare l’Altare del Santo e, speso, se ne portava qualcuno a casa per devozione e come pegno della presenza del Santo.