NON E' TEMPO DI PIETA'
Grimaldi – Non è tempo di pietà il nostro. E’ tempo di consumi, di divertimenti, di lusso ma non è tempo di compassione e di solidarietà.
Non è una vicenda che ha interessato alcuno quella di Tania Pitomes, una trentottenne ucraina che, venuta in Italia per ritrovare la speranza di una vita diversa, di un lavoro e di un avvenire, si è ritrovata sola con se stessa e con tutti i suoi turbamenti di donna e mamma insicura, infelice e lontano dalla sua nazione e dalla sua giovane figlia dodicenne. E nella solitudine, nella paura, motivata o meno, di dover tornare a casa dopo poco tempo subendo l’onta del fallimento, dopo l’entrata in vigore dell’incredibile (perlomeno per un popolo di emigranti come il nostro) ed inumano decreto Bossi-Fini sull’immigrazione, e soprattutto nella convinzione di non poter contare su nessuno, come dimostra il suo abbandono per quasi due mesi in una cella dell’obitorio dell’ospedale di Cosenza, ha deciso, il pubblico ministero Conforti ci dirà se su istigazione o meno, di suicidarsi e di farla finita con una vita già finita e che non le dava ormai più nessuna possibilità di riscatto.
Il "Quotidiano" ha seguito questa vicenda prima con dispiacere, con sofferenza, con il rimpianto di vivere in una società che non sa vedere quanto dolore e quanta solitudine la circonda, ora si chiede se non è il caso di fermarsi, di riflettere e prendere atto degli egoismi che soggiacciono dietro all’incapacità di avere un po’ di pietà, almeno per un corpo senza vita che per due mesi è restato "congelato" dentro il freddo di una totale mancanza di sentimenti.
Ma nel buio si è acceso un lume, nel silenzio totale, un uomo per altri versi paroliero e che fa sempre parlare di se e di quello che fa per i più deboli e per gli ultimi, nel silenzio e nella massima discrezione, dicevamo, un sacerdote ha supplito alle funzioni dei cittadini e, maggiormente, delle istituzioni e con animo pieno di pietà ha deciso di dover fare qualcosa, di dover restituire alla sua famiglia ed alla sua giovane figlia quel corpo su cui piangere.
Ieri sera, nella chiesa del Crocefisso di Cosenza, e siamo sicuri che non vi era luogo più opportuno, padre Fedele Bisceglie, circondato da un piccolo gruppo di amici connazionali, ha dato la sua benedizione ed il suo ultimo saluto a Tania, a quell’essere umano che, grazie alla sua azione ed al contributo dell’impresa funebre del signor Santo, ritornerà con onore nella sua terra ma lascerà a noi l’onta di vivere il nostro tempo chiusi dentro i nostri egoismi e le nostre solitudini.
LA DENUNCIA DI PADRE FEDELE.
A margine della cerimonia religiosa di ieri, la denuncia di padre fedele Bisceglie, direttore dell’Oasi francescana di Cosenza. Padre Fedele ha detto che i familiari di Tania sono stati vittima di una tentata estorsione da parte di alcuni ucraini. Quest’ultimi, in pratica, avrebbero chiesto 5000 euro alla famiglia pitomes per far passare la salma della donna alla dogana. Il frate ha già interpellato il console ucraino, chiedendo un pronto intervento per evitare quest’ultimo affronto ad una donna che non ha trovato la pace neanche da morta. La salma di Tania è partita alla volta di Novaia Cacovka, sua città natale, ieri notte.
Francesco Saccomanno
da "il Quotidiano della Calabria" del 23-12-2002
Cosenza – Il giorno dopo la partenza della salma della povera donna ucraina, Tania Pitomes, suicida, "abbandonata" per quasi due mesi nella cella dell’obitorio dell’ospedale di Cosenza, sentiamo padre Fedele Bisceglia, unico ad occuparsi del caso, tra i mille impegni quotidiani che lo coinvolgono di continuo.
Nella vicenda di questa donna si può riflettere un atteggiamento di chiusura della nostra società, di mancanza di sensibilità? E’ un fatto drammatico quello di dover constatare che dinnanzi alla morte, di qualunque essere umano e di qualsiasi nazionalità, c’e una completa mancanza di interesse. Sembra di assistere ad una forma di assuefazione dell’opinione pubblica: ognuno di noi è responsabile di fronte alla facilità con cui si accetta un omicidio o la morte di una persona. La vicenda di questa donna, venuta per trovare lavoro e pace in Italia e abbandonata a se stessa ed al suo dramma al punto da ritornare cadavere dalla sua giovane figlia, è vergognosa. E la magistratura deve darci presto delle risposte sulle cause della sua morte. In questi momenti mi chiedo cosa veramente ci sta succedendo: abbiamo bisogno di Dio ma Dio, come dice il Papa, è in silenzio stampa di fronte agli atteggiamenti degli uomini. Non è possibile distrarsi con le canzoni e con i veglioni, che sono anche utili, in questo momento dobbiamo fermarci tutti e riflettere sul valore della vita.
Ma nessun amministratore si è interessato? Per quanto mi riguarda ho scritto al sindaco di Altilia (n.d.r. il paese in cui lavorava Tania) ma mi ha risposto dicendomi di non avere fondi: e se io non avessi avuto la disponibilità allora quel corpo sarebbe rimasto per sempre all’obitorio.
C’è proprio un totale disinteresse rispetto a queste vicende? C’è un completo lavarsi le mani. Oggi si estrae con molta facilità una pistola o un coltello, ripeto, dobbiamo fermarci poiché non c’e più interesse per la vita. Per non parlare dell’Africa e del terzo mondo di cui non parla mai nessuno: un nostro confratello è asserragliato con molte persone in una chiesa in Costa d’Avorio e rischia veramente la vita ma ciò non interessa.
Un appello che ti senti di lanciare ai cattolici ed ai laici? Ai cattolici di amare il prossimo come se stessi ed ai laici di rispettare l’uomo, di riscoprire il valore della filantropia. A tutti di scacciare l’egoismo, è meglio dare che ricevere. Nell’Oasi francescana siamo aperti a tutti, le porte sono spalancate senza badare se si ha o non si ha il permesso di soggiorno, se si è o non si è cattolici.
Ma oggi c’è bisogno di fare qualcosa perché la morte e la guerra sono accettate o volute con troppa passività e cinismo. Non è cinismo lucrare sul passaggio della dogana di una vittima come questa nostra sorella alla cui famiglia sono stati chiesti 5000 euro? I confini oggi sono insuperabili anche per i morti?
Francesco Saccomanno
da "il Quotidiano della Calabria" del 24-12-2002