Discorso pronunciato in occasione della Commemorazione ai Caduti per la Patria
Matteo Saccomanno 04 Novembre 2000
In questa piazza, come in tutte le piazze d’Italia, si ricordano, con commozione, i caduti per la Patria. È un anniversario che ci spinge ad essere vicini a quanti hanno risposto alla chiamata della Patria per dimostrare, coraggiosamente, l’amore di ogni cittadino che si mette a disposizione in difesa dei diritti della propria nazione. In religioso silenzio, come ci impone il rito, con lo sguardo al monumento, nella nostra mente, passano in rassegna pagine gloriose della nostra storia del risorgimento, della prima e seconda guerra mondiale, e di altre guerre combattute per la conquista di terre da definire coloniali e, quindi, di soppressione della libertà di popoli privati della loro terra.
Non a torto si erigono i monumenti! Essi ci inducono a riflettere, a meditare. Ci impegnano ad un esame obiettivo nel giudicare e chiedersi il perché della guerra, che è distruzione, che è deportazione, che è soppressione della vita umana, che impone i campi di concentramento, i forni crematori... migliaia e migliaia di esseri umani, colpevoli di appartenere ad un’altra razza, ad un’altra religione, mandati a morte. Giovani che, se fortunati, ritornano in Patria mutilati, invalidi. La guerra che crea odio tra i popoli, che distrugge la collaborazione internazionale, l’armonizzazione nello scambio di cultura e di tradizioni.
Il monumento è lì per ricordare, per non dimenticare, per camminare a testa alta sulle vie del mondo ed andare orgogliosi delle nostre tradizioni culturali, di uomini giganti in vari settori della tecnologia, delle scoperte scientifiche.
Il monumento ci ricorda il nobile gesto di Salvo D’Acquisto, dei fratelli Bandiera, del Balilla, di Pietro Micca e di tanti altri Martiri.
"Io quando vidi il monumento vidi il corpo di quel grande!"
Il monumento che ci esalta, ci induce a seguire la strada della libertà, della democrazia, della giustizia, ci induce a costruire un mondo migliore basato sul reciproco rispetto, sulla tolleranza, sul dialogo tra i popoli, sulla collaborazione per progredire, andare avanti, insieme, nel costruire il benessere generale.
Oltre i monumenti chiniamoci dinanzi alle tombe:
"A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti. Oh Pindemonte, e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta !".
Come si può rimanere insensibili dinanzi alle tombe dei Santi, dei poeti, degli scrittori, dei combattenti della libertà, dei missionari sparsi in tutto il mondo!
"E tu onori di pianti - Ettore avrai - ove sia santo e lacrimato il sangue per la Patria versato e finché il sole risplenderà sulle sciagure umane!"
Il sangue bolle nelle vene, il cuore aumenta il suo ritmo, tutta la vita si scuote e l’entusiasmo predomina in noi, eredi di tanta gloria.
Si allontanino le nubi e diano spazio al sereno, dove il sole della democrazia, della libertà, della giustizia, del cristianesimo senza falsi integralismi, illumini e riscaldi il creato che, purtroppo, ancora lotte fratricide insanguina in varie parti: Mozambico, Eritrea, Somalia, ex Congo belga, Spagna, Kosovo, Costa d’Avorio e America latina. Nel Medio Oriente, Gerusalemme, città santa turbata da continui scontri, Iran, Iraq. Ovunque sangue d’innocenti bagnano la terra.
Il sole della pace, quella pace che supera gli odi. Che invita a scambiarsi una stretta di mano in segno di amicizia, di cessazione delle incomprensioni, la pace che unisce gli esseri umani. La pace diretta agli uomini di buona volontà, la pace che è base insostituibile di progresso e di benessere per tutti
Ecco cosa ricorda il 4 novembre per noi italiani
E allora, amici, scolari studenti, giovane futura generazione, non possiamo non osannare, responsabilmente, queste date storiche, non possiamo passare indifferenti dinanzi ad un monumento, non possiamo essere insensibili al passato del quale bisogna accettare il buono e condannare, decisamente, il cattivo.
Discutere tra amici, conoscenti, nelle scuole, ognuno porti il suo contributo e guardare avanti, per migliorare, per condannare la guerra, camminare sotto il sole che ci illumina il cammino e ci fa superare gli ostacoli.
Ai Caduti di tutte le guerre noi diciamo: Grazie!, il vostro sacrificio sarà per noi un monito severo per non ricadere negli errori del passato. Il Vostro sangue versato sarà il seme che germoglierà in un mondo dove, superati i confini per l’eccessivo nazionalismo, ci troveremo l’uno a fianco dell’altro come in una faglia dove predomini l’amore indispensabile, insostituibile per il vivere civile.
Grimaldi -Tra storia, leggenda, attualità