MASTRU AGUSTINU

In paese era conosciuto da tutti. La sua bassa statura era un segno distintivo e l'attività che svolgeva, barbiere e calzolaio, lo metteva in contatto diretto con molte persone. Ricordo bene la sua bottega, una stanza a piano terra nella casa di proprietà Saccomanno, che prendeva luce da un finestrino che dava sulla via pubblica. A destra dell'entrata un letto, a sinistra, sul pavimento, un buco ricoperto da una tavola: era il gabinetto! Quattro misere cose come ornamento e sulla parete di fronte un vecchio specchio che rifletteva l'immagine a sezioni. Al centro troneggiava una sedia da barbiere, con accanto una panca su cui saliva Mastru Agustinu per radere la barba e tagliare i capelli. Era solito dire: sono un po' basso! Poco distante, sulla sinistra, il deschetto con tutti gli attrezzi da calzolaio. Quando entrava qualcuno posava le scarpe e prendeva le forbici, il rasoio e un pennello che, in verità, veniva poco usato, perché molti, per risparmiare, preferivano radersi da soli. Aveva una discreta clientela, perché praticava prezzi più bassi degli altri artigiani. Persona di spirito, gioviale, intelligente, orgoglioso, riusciva a mascherare il complesso per la sua bassa statura, raccontando di donne che spasimavano per lui e, a riprova, mostrava sempre una cartolina illustrata di una giovane bellissima: la fidanzata. E, quando una sera, un gruppo di amici, con tono scherzoso, gli rimproveravano, dato il suo fisico, che non sarebbe stato capace di raggiungere S. Lucerna, rispose: "Domani all'alba fatevi trovare sulla cima del monte, sarò lì." Si congedarono con una risata. Per curiosità, sicuri che Mastru Agustinu non ce l'avrebbe fatta, a dorso di asini, due o tre ore prima che spuntasse l'alba, si incamminarono verso S. Lucerna.
I primi raggi del sole baciavano la vetta e la figura di Mastru Agustinu si stagliava sulla punta più alta. "Ora, siete contenti?" Aveva, a piedi, camminato tutta la notte!
Amava molto la musica e suonava nella banda diretta da Giandomenico Colistro. Dotato di una voce calda, armoniosa, accompagnandosi con la chitarra, partecipava a tutte le serenate. Ma la vera passione erano gli uccelli. Su ogni parete di quell'unica camera, dove mangiava, lavorava e dormiva, vi erano sistemate tante gabbie con dentro cardellini, verdoni, fringuelli, persino passeri: la bontà del concerto era assicurata... Molte volte andavo con lui nelle zone Serrone e Carcara ad uccellare (a cardilijare); non ricordo chi gli fornisse il vischio, ma la pania da lui preparata non lasciava scampo: non appena gli uccelli, attirati dal richiamo, si posavano sul largo ramo preparato (u frascume), irrimediabilmente, vi restavano attaccati. La gioia gli si leggeva in volto mentre li sistemava in un sacco, molto attento a non lasciarne volare nemmeno uno. Sul suo esempio, anch'io, che non lasciavo albero o cespuglio da visitare in cerca di nidi, mi feci attrarre dall’idea di possedere un cardellino per andare ad uccellare. Ebbi la ventura di averne uno che cantava di giorno e di notte. Del fatto, sotto certi aspetti insolito, ne parlai con Mastru Agustinu che, subito, venne a casa mia per ascoltarlo. Mi propose uno scambio con un fringuello accecato. Mi resta ancora il dubbio che non dovevo accettare. Chissà!...
Da " Grimaldi 2000"    Antonio Guerriero